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Respiro affannosamente e mi appoggio con la schiena contro la porta chiusa della stanza di Evan. Quella che un tempo è stata mia adesso è chiusa a chiave e questo è il solo luogo in cui rifugiarmi, paradossalmente. Cammino avanti e indietro provando a calmarmi, ed esco dalla camera solamente una volta che il battito del mio cuore sia diventato stabile. Dopo aver indossato un abito nero dai ricami scarlatti trovato nell'armadio di Evan, mi dirigo verso la scalinata d'ingresso e noto con sorpresa che le pesanti tende non sono più tirate, ma ora lasciano intravedere le siepi verdi del giardino e la luce del giorno filtra attraverso le vetrate, illuminando l'androne e conferendogli un aspetto diverso. Non sembra più così lugubre, adesso. Esco all'aperto, ispirandone a pieni polmoni l'aria primaverile e lasciandomi accarezzare dai raggi tiepidi.
L'ampia gonna del mio abito sfiora il terreno mentre avanzo, godendomi la sensazione di tepore ed inalando il profumo dei fiori.

- Miss Donato, avete forse dimenticato che non dovete uscire sola in giardino?

Sussulto, voltandomi di scatto verso Evan.

- Signor Woods...io non...non avevo intenzione di entrare nel labirinto - farfuglio, indicando con un cenno del mento le siepi in lontananza. Evan resta in silenzio, mi osserva a lungo. Mi stringo le braccia al petto, sentendomi improvvisamente in soggezione.

- A cosa devo questo improvviso tono rispettoso? Non chiamarmi in questo modo - dice, poi fa vagare lo sguardo penetrante su tutto il mio corpo ed io sento le guance in fiamme.

- Ti dona - sussurra, gli occhi pieni di lussuria.

- Grazie, io...l'ho trovato nel vostro armadio e...avevo bisogno di indossare qualcosa - giustifico abbassando il capo.

Annuisce. - Dal momento che condividi la stanza da letto con me, lì troverai qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, Eleanor.

Abbozzo un sorriso cordiale e faccio per andarmene.

- Con permesso, - mormoro, ma Evan mi sbarra la strada.

- Ormai siamo qui fuori, perché non passeggiamo un po'? - propone. Sbatto le palpebre rapidamente senza dire nulla per una manciata di secondi, finché non distolgo lo sguardo dal suo smeraldo.

- Io...sarei stanca e gradirei riposare, se non vi dispiace - provo ad essere convincente, ma il sopracciglio alzato di Evan mi fa comprendere di non esserne stata in grado.

- La mia presenza vi turba, Miss Donato? - chiede sinceramente interessato e non nascondendo il sorriso beffardo che gli increspa le belle labbra. Deglutisco ed alzo lo sguardo verso i suoi occhi, dopo essermi accorta di essere rimasta a fissargli la bocca troppo a lungo.

- Suppongo non sia una novità, questa - ribatto freddamente e ringraziando il Signore per esserci riuscita.

- Già, ma questa volta le mie parole avevano una diversa accezione ed il battito accelerato del vostro cuore conferma la mia ipotesi - sussurra avvicinandosi.

- Siete attratta da me, mi sbaglio? Volete negarlo?

- Non posso essere attratta dall'uomo che ha ucciso i miei cari senza battere ciglio, dal giovane che brama solo il mio sangue e che ha tentato di togliere la vita ad un mio amico! - esclamo, allontandomi da lui.

Qualcosa nella sua espressione cambia drasticamente ed i suoi occhi si tingono di rosso.

- È per quell'umano...Jamie, vero? È questo il suo nome? Avrei dovuto ucciderlo all'istante per come ha osato toccarti! - ringhia.

- Intendeva soltanto proteggermi - lo difendo.

- Proteggervi da cosa, Miss Donato? - chiede, tornando alla formalità ed alzando il tono della voce. - Da me?

Deglutisco, limitandomi ad annuire distogliendo lo sguardo dal suo viso per concentrarlo sull'ingresso del labirinto. Improvvisamente, mi pare di scorgere un movimento fulmineo tra le siepi ed una sagoma rossa confondersi tra il verde acceso delle foglie. Mi volto di scatto verso Evan, il quale sembra aver ritrovato la calma e l'autocontrollo ed ora mi osserva silenziosamente, con una strana luce negli occhi.

- Cosa vi turba? - sussurra, e la sua voce pare velata da una nota di tristezza.

- Ermine ha il permesso di entrare nel labirinto? - domando.

Evan appare confuso. - No, assolutamente. Perché lo chiedete?

- Oh...mi pare di aver visto qualcuno o qualcosa, non so ben dirlo.

La sua mascella si irrigidisce e segue il mio sguardo diretto al labirinto di siepi. Ad un tratto si volta di colpo, gli occhi sgranati.

- È giunto il momento di entrare, Eleanor - dice, poi mi afferra per un polso costringendomi a seguirlo in casa.

- Che succede? Chi c'era? - chiedo allarmata.

- Nulla. Non pensateci, Miss Donato, sarà sicuramente stato uno scherzo della vostra mente. Qui ci siamo solamente voi, Ermine ed io. Adesso non preoccupatevi e salite di sopra. Sarei felice se mi aspettaste nella nostra stanza - conclude frettolosamente lasciandomi il polso una volta di fronte l'ampia scalinata in pietra dell'ingresso ed allontanandosi da me.

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