CAPITOLO 12.

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Si era appisolata sul divano in attesa che Jeff ritornasse,  ciò avvenne circa un'ora e mezzo dopo. Il killer si era infilato dentro dalla finestra e lei era stata destata dal rumore che quello aveva fatto.

-Jeff!- esclamò sollevata.

Si stropicciò gli occhi come una bambina e lo osservò; era serio, taciturno, sembrava ignorasse del tutto la presenza di lei nella stanza. Il suo comportamento la faceva irritare, per una maledetta volta in cui era seriamente preoccupata per lui gli era del tutto indifferente? Era chiaro che si fosse calmato, se no l'avrebbe accoltellata nel giro di un minuto, così facendosi coraggio ne approfittò per tirare fuori tutto lo sdegno verso di lui ed il gesto compiuto prima.

-Hai ucciso un bambino Jeff, ma che cazzo ti salta in mente?!

Il killer non proferì parola, causando maggiore collera nella ragazza, la quale proseguì la sua sfuriata.

-Era solo un cazzo di bambino, idiota!

Al pensiero che quel bambino fosse stato privato di un futuro, della gioia di crescere, dei suoi sogni, della sua felicità, Charity crollò. Era successo di nuovo e sebbene non fosse stata lei stessa l'artefice di quell'omicidio era colpevole di non aver fermato Jeff.
Il killer sentiva di nuovo la rabbia montargli dentro, tutto quel bisbigliare nella sua testa si intensificava pian piano. Doveva assolutamente trovare il modo di controllarsi o almeno mettere a tacere quella dannata mocciosa. Nel silenzio si fece spazio il rumore di un singhiozzo, il quale catturò la sua attenzione. Si voltò per guardare la ragazza, la quale aveva affondato le mani nei capelli in un gesto di esasperazione, tremando per trattenere il pianto. Quella visione lo sconcertò. L'arrogante ed impertinente Charity stava davvero piangendo per un bambino? Era debole, spossata, fragile, come non l'aveva mai vista prima e questo gli fece uno strano effetto.
Si diresse verso di lei con andatura sicura, quasi minacciosa, ora sapeva cosa fare per rilassarsi. La ragazza mise da parte le migliaia di emozioni che le si aggrovigliavano dentro di lei ed arretrò, pronta a difendersi da un eventuale attacco di Jeff. Si ritrovò con le spalle al muro e la massiccia figura del killer che la sovrastava, il quale tirò fuori dalla tasca della felpa bianca il suo coltello, ancora sporco del sangue delle sue vittime. Un brivido attraversò la ragazza, non perché temesse il killer, ma per il ricordo che quella lama rievocava. Senza agitarsi cercò il proprio coltello nello stivaletto a sua volta, ma venne fermata da Jeff, che le prese le mani alzandogliele contro il muro, in modo da non potersi ribellare in alcun modo. Si sentì confusa da quel gesto, Jeff non si sarebbe rovinato il divertimento, disarmandola all'istante. Poi, inaspettatamente, fece coincidere i loro bacini e Charity sussultò al contatto, capendo le sue intenzioni. Jeff era eccitato dalla natura sottomessa di lei e capì che se non voleva ucciderla doveva possederla.Il primo impulso fu di respingerlo e tagliargli le mani con un'accetta per insegnarli a tenerle al suo posto. La situazione iniziò a precipitare quando lui cominciò a mordicchiarle il lobo dell'orecchio e sfiorarle prima la spalla, poi il fianco, fino a posarsi sul bottone dei suoi jeans. Charity si sentiva sempre più eccitata dalle mosse di Jeff, l'istinto ebbe la meglio e avvolse il bacino di lui con le sue gambe. Jeff la prese in quel modo e la posò sul tavolo, continuando quei movimenti che mandavano in tilt la ragazza.

La parte razionale di lei, quella piccola parte che non era tra le grinfie del killer, ragionava su come le cose si fossero evolute in meno di cinque minuti. Un attimo prima avrebbe voluto ammazzarlo, quello dopo si stava facendo scopare sul tavolo del soggiorno. Quando Il killer la spogliò dei jeans e si trattenne dal strapparle rabbiosamente e frettolosamente gli slip, spense anche quella parte e si abbandonò completamente a lui. Una volta liberatosi dei boxer, Jeff la penetrò bruscamente strappandole un gemito tra l'iniziale dolore e il piacere successivo.

Alla ragazza non importavano i modi grezzi di Jeff, aveva perfettamente capito che voleva levarsi di dosso tutta la tensione di quei giorni e lo lasciò fare, godendo ad ogni sua spinta. Le afferrò i fianchi e li strinse con talmente tanta forza da vedere le nocche diventarle bianche, voleva impedirsi di farle eccessivamente male mentre affondava dentro di lei.

Quando sentì di aver raggiunto l'apice il killer crollò esausto sul petto della ragazza, mentre entrambi respiravano affannosamente. Era stata decisamente una delle scopate migliori della sua vita, doveva ammetterlo, ed ora si sentiva realmente rilassato.

Decise di non indugiare oltre sul corpo di Charity e si sollevò rivestendosi, mentre lei si mise a sedere sul tavolo alla ricerca delle mutandine che nella foga erano state gettate chi sa dove. 

Non era affatto pentita, tuttavia nascondeva del disappunto dovuto all'odio reciproco fra loro due. Il suo atteggiamento cambiò immediatamente e divenne più freddo, quasi severo.

Il killer era alla ricerca di una sigaretta che trovò fra quelle del vecchio padrone, se l'accese e si mise a fumare fuori dalla finestra.

-Jeff!- lo chiamò lei.

Si voltò a guardarla con la sigaretta fra le labbra ed una gelida indifferenza che per un attimo la spiazzò, invitandola a parlare.

-Credi che lo Slenderman si arrabbierà per questo?- domandò.

Era una cosa a cui Jeff non aveva minimamente fatto caso, d'altronde come avrebbe potuto sapere cosa era accaduto lui?

-Non lo so, ma non si ripeterà- ribatté quasi scocciato.

Charity si trattenne dall'inveire contro di lui e si ritirò nella sua stanza al piano di sopra. Lo sdegno che il killer provava verso di lei, come se fosse il peggior essere vivente sulla terra, la irritava, soprattutto dopo che si era "approfittato" di lei. Dentro di lei iniziarono a maturare nuovamente quei sentimenti di odio e vendetta che aveva sempre covato e che negli ultimi giorni erano stati lasciati da parte. Vendetta per averle rovinato tutti i progetti che aveva e che erano definitivamente andati in fumo dopo l'incontro con lui. Se lui era abituato al subbuglio ed alla sregolatezza, lei non lo era per niente. Per poter rimettere a posto le cose doveva eliminarlo e lo avrebbe fatto presto, così si era ripromessa.

Insanity ||Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora