CAPITOLO 22.

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Jeff si risvegliò nel cuore della notte, urlando in maniera straziante, al punto da far svegliare Charity, addormentata al suo fianco. Il killer si agitava in maniera convulsa e borbottava parole incomprensibili. All'ennesimo richiamo della ragazza aprì gli occhi e la guardò stralunato, come se non avesse la più pallida idea di dove si trovasse. Quando la vide si calmò e dopo tanto tempo in vita sua si sentì a suo agio, come un tassello di un puzzle messo al posto giusto. Si issò sui gomiti e si mise a sedere proprio davanti a lei, la quale lo guardava apprensiva.
Gli ci volle un po' per rimettere a posto tutti gli eventi precedenti. L'ultima cosa che ricordava era lo sguardo preoccupato, quasi timoroso di Charity, capì che dopo doveva essere svenuto.

-Hai ucciso Nina?

-Lei se n'è andata, era venuta qui per salvarti- spiegò la ragazza.

Il killer sorrise, con la consapevolezza che Nina gli era sempre stata profondamente devota. Tuttavia, il suo atteggiamento stravagante, incauto ed infantile, lo aveva indotto ad abbandonarla. Ma, era grato a quella ragazza per averlo salvato, eppure la persona a cui era più grato si trovava davanti a lui.

-Grazie Charity- mormorò Jeff.

La ragazza si morse il labbro, presa in contropiede da quell'improvvisa gentilezza di Jeff. Sapeva quanto lui fosse orgoglioso e ringraziare era una cosa che faceva di rado.

-Mi hai aiutata Jack, è stato anche merito suo- disse, cercando di apparire sicura e distaccata.

-Mi hai aiutato quando ero in difficoltà e non mi hai lasciato morire- continuò lui, sincero.

-Non lo hai fatto nemmeno tu.

Ed il ricordo del killer che ritornava indietro per salvarla riaffiorò nella mente di Charity e le fece ripensare alle parole del clown. Non sapeva cosa ci fosse tra lei e Jeff, ma era certa che si fosse creato un legame e che l'odio fosse scomparso da parte di entrambi.
Jeff le afferrò il polso e la guardò negli occhi, la sua espressione era confusa, quasi imbarazzata. Si avvicinò lentamente al volto di lei, la quale stava andando in tilt domandandosi quali fossero le sue intenzioni. Non c'era nessuna voce nella sua testa che gli ordinava di farlo, era lui, lui che voleva baciarla. Ma guardandola, si rese conto che stava per commettere un errore, così si scansò ed ogni aspettativa di Charity andò in frantumi. 
Stava facendo la figura dell'allocco, stava mostrando addirittura dei sentimenti. Sentiva la sua umanità combattere per venire fuori, il grido disperato di Jeffrey Woods che lottava per riaffiorare, ma Jeffrey Woods era morto e Jeff the killer non credeva nell'amore o roba simile.

-Ho fame- balbettò, stroncando l'atmosfera.

-Ti preparo da mangiare!- esclamò lei, forse un po' troppo forzatamente per togliersi dall'imbarazzo di quella situazione.

Si alzò dal letto e cominciò ad armeggiare con padelle e cibo, nascondendo l'espressione mesta.
Sembri una stupida adolescente alle prese con il primo amore, non siamo in una favoletta, datti una svegliata bambolina!, la riprese la sua vocina interiore e lei non poté che dargli ragione.
Queste stronzate dei baci e tutto il resto non si addiceva a nessuno dei due, non potevano cambiare quello che erano.

Jeff durante la sua vita era riuscito ad annullare i suoi sentimenti, Charity ci provava giorno dopo giorno, ma il loro incontro stava mettendo a repentaglio le cose e nessuno dei due se lo poteva permettere.
Charity servì a Jeff quello che aveva preparato e lui gustò ogni cosa, sentendo una fitta di dolore ad ogni movimento brusco.

-Quella stronza di Jane...- imprecò all'ennesima fitta.

-E' morta ormai- ribatté lei, cercando di placare la sua ira.

Il killer annuì ed appoggiò la schiena al muro, esaminando la fasciatura improvvisata che doveva avergli sicuramente fatto lei. 

-Perché voleva ucciderti?- chiese, senza preoccuparsi di essere invadente.

-Ho ucciso i suoi genitori- affermò sadico- le ho dato fuoco. Le ho regalato la parrucca, la maschera e quel vestito per ricordarle cosa si nascondeva sotto quella maschera, per ricordarle che era un mostro.

Charity vide un luccichio meschino negli occhi di lui, l'assenza di rimorso nel suo racconto l'aveva spiazzata. Lei non sarebbe stata in grado di raccontare quella storia con così tanta fermezza e crudeltà, eppure, aveva rovinato la vita a molte altre persone.
Deglutì la saliva ed annuì, decidendo di occuparsi di qualche faccenda domestica per distrarsi. Si occupò di levare il sangue incrostato sul pavimento e di mettere in ordine ciò che aveva lasciato in giro precedentemente.
Quando ebbe finito si sedette sul davanzale della finestra e sospirò esausta per il lavoro che aveva dovuto fare.

-Io non ci credo più alle promesse dello Slenderman- confessò d'un tratto.

Il killer ammise che aveva ragione. Erano passati mesi dall'ultima volta che lo avevano visto e non era intervenuto mai vedendo uno dei due in pericolo di morte, iniziava a credere che quella dell'uomo alto fosse tutta una bugia che aveva il solo scopo di accrescere il suo potere.

-Già- concordò lui.

Lo Slenderman aveva promesso ad entrambi protezione e potere, ma di protezione ne avevano avuta ben poca, bastava osservare le condizioni di Jeff: era quasi morto e Slenderman non era intervenuto, nonostante Jeff avesse accettato la sua proposta. 
I due killer erano andati avanti contando solamente su loro stessi e collaborando, avevano affrontato gli ostacoli che si erano frapposti alla loro sopravvivenza e ne erano usciti illesi solo per merito loro. Era la convinzione di potercela fare contando unicamente sulle loro forze a rendere vane le promesse dell'uomo alto.

-Potremmo continuare per conto nostro- propose il killer.

Charity ci meditò sopra qualche secondo. La proposta di Jeff l'allettava. Avrebbe imparato da un killer affermato ed era certa che sarebbe sopravvissuta a tutto con l'aiuto di Jeff.

-Ok- asserì sicura.

-Sappi che da adesso in poi siamo soli e lo Slenderman si vendicherà per questo. Te la senti?

La ragazza annuì convinta. Oramai aveva imparato a fidarsi di Jeff e sapeva che per sopravvivere a quel folle mondo avevano bisogno di unire le forze.
Anche Jeff era sicuro della sua scelta. Mesi prima avrebbe preferito darsi fuoco pur di non dover condividere alcuno spazio con lei, adesso non riusciva ad accettare la sua assenza. Le avrebbe insegnato tutto ciò che conosceva, così entrambi si sarebbero aiutati a vicenda, come avevano fatto fin ora.
Sul volto del killer balenò un sorriso appena visibile, che tuttavia non le sfuggì.
Oh e chi vorreste replicare? Bonnie e Clyde? Beh, ti informo che quei due sono morti Jeffy e che la tua unica migliore amica sono io, non c'è spazio per lei. Jeff avrebbe voluto staccarsi la testa pur di non dover più sentire quell'odiosa vocina che era la sua follia, la quale non si faceva sentire da tempo.
Lui la temeva, più di qualsiasi altra cosa.
Per quanto egli fosse sadico e crudele era la sua follia che lo aveva guidato verso gli atti più orribili da lui compiuti. Tante volte gli era passata nella testa l'idea di uccidere i suoi genitori, pensieri formulati spesso in un impeto di rabbia, ma non aveva mai desiderato la morte di suo fratello Liu. Se la ricordava quella notte. Le parole schifate di sua madre avevano scatenato quella crudeltà che da tempo si annidava nel profondo del suo animo e ci era andato di mezzo Liu, il suo innocente fratellino. Era sempre stato geloso di lui, ma mai avrebbe potuto torcergli un capello. Suo fratello era sempre stato il suo punto fermo e gli aveva salvato la vita, letteralmente, migliaia di volte. Aveva preso le botte per lui, lo aveva protetto dai bulletti che gli davano fastidio e si era persino fatto schiaffare in prigione per lui. Liu lo avrebbe accettato nonostante il mostro che era diventato. Nessuno lo aveva mai accettato dopo di allora, non aveva mai avuto un amico o qualcosa di simile, solo Charity adesso sembrava farlo. Ammise che quella ragazza gli stava salvando la vita e che come gli aveva detto tempo prima Laughing Jack stava diventando la sua ancora.

Insanity ||Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora