CAPITOLO 9.

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Lo snervante ticchettio dell'orologio le ricordò che era passato molto tempo, troppo tempo, per qualche minuto pensò perfino che non sarebbe successo più nulla. Ruotava il collo sperando che il dolore si affievolisse, ma quel maledetto ci aveva messo davvero tanto impegno per farle del male, così come aveva fatto con la sua gamba. Poi sentì bussare alla porta e scese in modo goffo dal letto per la foga. Sulla soglia della porta stava Toby che aveva ripreso ad indossare la sua maschera da cannibale e gli occhialoni gialli.

-Possiamo andare- annunciò lui.

Charity annuì e si chiuse la porta alle spalle, seguendolo mentre bussava alla porta di fianco. Lì stava Jeff. Il castano si piazzò davanti alla ragazza e le strinse il polso con fare protettivo. La porta si aprì lentamente ed il killer uscì col capo chino e le mani nelle tasche della felpa, seguendoli. Al piano di sotto trovarono Rouge, Eren e Jack che chiacchieravano sereni, tuttavia Rouge non risparmiò le occhiatacce ai nuovi arrivati.

-Andrai prima tu- disse il proxy a Charity, la quale annuì.

Il castano l'aveva condotta fuori, senza lasciarle il polso. L'imbrunire era ormai giunto e la ragazza era agitata, nervosa e questo non sfuggì a lui.

-Andrà tutto bene.

Per un attimo riuscì ad intravedere un sorriso oltre la pesante maschera da cannibale e gli sorrise a sua volta, poi Toby si congedò e a lei non rimase che aspettare.
Rimase ferma nel punto in cui l'aveva lasciata, poco lontano dalla casa, ma nel bel mezzo del bosco, in attesa. Cosa sarebbe dovuto accadere ora? Iniziava a convincersi che fosse tutta un'assurdità e che qualcuno sarebbe presto andata a sgozzarla. Pochi minuti dopo dovette ricredersi.
Cominciò a sentire un fastidioso ronzio, poi un insopportabile rumore metallico le lacerò le orecchie, al punto da farla inginocchiare e pregare che tutto quello smettesse prima che le esplodesse la testa. Lentamente il rumore si affievolì, lasciando il posto solo a quel fastidioso ronzio e dopo essersi ripresa lo vide. Un'imponente uomo di due metri, che indossava un classico smoking nero ed una cravatta rossa, le sue braccia erano così lunghe da toccare terra, ma la cosa che più le fece paura fu il suo volto, privo di tratti somatici. Charity arretrò intimidita. era lo Slenderman, esattamente uguale a come veniva descritto dalle leggende.

-Benvenuta- gli disse quella voce metallica e disturbante nella sua testa, facendola rimanere basita.

La sua razionalità si piegò davanti a quell'evento straordinario e ciò la rese incapace di parlare o manifestare una delle mille emozioni che provava.

-Stai tranquilla, sarò lieto di spiegarti tutto- risuonò ancora una volta la sua voce piatta.

Le porse la mano ossuta per aiutarla ad alzarsi da terra e lei l'afferrò un po' titubante. Le sembrava di stare parlando con un manichino, perché dopo quel gesto il gigante non accennò alcun movimento.

-Che ti è capitato?

Fu chiaro che si riferisse ai lividi che Jeff le aveva lasciato sul collo. Come aveva fatto precedentemente li coprì con i capelli, ma non trovò il coraggio di mentire allo Slenderman.

-E' stato Jeff- ammise.

-So che non corre buon sangue tra di voi.

Lei annuì.

-Non avrebbe mai provato a strangolarti in uno stato di lucidità, sa benissimo cosa sono capace di fare ed io ho deciso che per nessuna ragione dobbiate uccidervi a vicenda!- esclamò nella sua mente, tanto forte al punto da farle fare una smorfia di dolore –credo che abbia avuto una crisi.

Charity non comprendeva. Il tempo trascorso con il killer era stato poco, ma le sue innumerevoli minacce di morte non sembravano affatto uno scherzo, non sapeva a cosa alludesse Slenderman.

-Che crisi?

-Credo che tu abbia capito che Jeff è uno psicopatico. E' una persona estremamente intelligente e furba, conosce bene il mondo e le persone che lo abitano, tuttavia la sua follia è incontrollabile- spiegò l'uomo.

Jeff le aveva mentito. Le aveva detto che era capace di controllarsi, poi si era fiondato verso di lei con il coccio del bicchiere in mano e ad un solo centimetro da lei l'aveva scansata. Era pericoloso solo stargli accanto e l'episodio di quel giorno ne era stata la prova. Tuttavia era certa che sarebbe riuscito a fermarlo, lei non lo temeva e non l'avrebbe mai fatto, era una killer anche lei, poteva benissimo fronteggiare Jeff e le sue crisi omicida.

-Comunque ti ho convocata perché ti ritengo meritevole di far parte del mio progetto- cominciò lui.

Charity annuì, invitandolo a proseguire. Doveva stare ben attenta, valutare ogni singola parola e vedere cosa andava bene e cosa no, d'altronde c'era in ballo il suo futuro.

-Per quanto possa sembrarti folle ed impossibile, io voglio conquistare il mondo, o almeno gran parte di esso. Comincerò con voi, un piccolo eserciti di temuti serial killer, in quanto ognuno di voi è capace di fare un considerevole numero di vittime, pian piano altri si uniranno alla mia causa ed insieme conquisteremo tutto il globo, rimodelleremo il mondo a modo nostro!-

Il discorso voleva essere solenne, ma la voce piatta dello Slenderman non permise di dargli alcun tono, perciò risuonò come una semplice proposta d'affari, come se le stesse semplicemente chiedendo di entrare a far parte del suo studio di avvocati. Quello che lui diceva era folle. Nessuna persona sana di mente avrebbe creduto ad un piano del genere, ma dopo aver visto con i suoi stessi occhi un uomo di circa due metri privo di volto, capì che la razionalità ormai serviva a poco.

-Dovrei eseguire i tuoi ordini?

-Esattamente, ma non vedermi con un tiranno. Voi fate quello che siete abituati a fare solo che sarò io a decidere quando ed in cambio sarete sotto la mia protezione.

-E se il tuo piano fallisce?- domandò ancora.

-Ognuno andrà per la propria strada, non interferirò nelle vostre vite.

Charity ci penso per un po', stava pensando a quale altra domanda volesse fargli, quali cose era disposta ad accettare e quali no. Non sembrava ancora troppo convinta.

-Farò di te una delle migliori killer mai conosciute. E' questo il tuo sogno, vero?- si intromise nei suoi pensieri lo Slenderman.

La ragazza rimase sbigottita, l'uomo alto aveva colto nel segno. Non gli era mai stato riconosciuto il suo lavoro, nessuno aveva mai parlato di lei, nessuno l'aveva mai temuta e lei voleva essere temuta. Voleva vedere la gente chiudersi in casa non appena fosse stato pronunciato il suo nome, voleva essere l'incubo che la teneva sveglia la notte, voleva essere alla pari di Jeff.

-E se facessi qualcosa che non va?

-Io non perdono.

E per un attimo le sembrò di vedere un movimento su quel volto bianco tipo, un movimento mirato ad incutere timore e che non mostrava alcuna pietà.

-Accetto!- proclamò alla fine.


Insanity ||Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora