"Ogni nuovo inizio comporta delle sofferenze".
Le stesse dannatissime parole che gli aveva detto lo Slenderman, le stesse che non riusciva a capire ed iniziava a temere. Odiava non avere delle risposte, lo faceva sentire così dannatamente vulnerabile. Sentì l'impulso di dover parlare con qualcuno e l'unica con lui in quella casa era Charity, aveva bisogno di sgomberare la mente e magari avrebbe potuto farlo stuzzicando la mocciosa. Salì al piano di sopra, ma lei non c'era. Il letto era disfatto, ma non vi era niente in disordine, nessun dettaglio che potesse fare pensare ad un aggressione e non aveva nemmeno sentito rumori di colluttazione. Per precauzione tirò fuori il coltello dalla tasca ed osservò con maggiore attenzione l'ambiente circostante, senza trovarvi niente di strano. Un unico dettaglio gli saltò all'occhio: la finestra era spalancata. Si affacciò e grazie alla sua vista eccezionale riuscì a vedere delle orme che proseguivano in direzione della città. Si affrettò a scendere e seguo le tracce. Pian piano si rese conto di starsi inoltrando nella città ed alzò il cappuccio della felpa in modo da essere meno riconoscibile. Una leggera pioggerellina si abbatté sulla città ed il suo rumore gli fece compagnia lungo il tragitto, che terminò al cimitero. Si arrampicò su per il muretto ed atterrò agilmente all'entrata. Era notte fonda e nessuno circolava da quelle parti. Si fece strada tra le lapidi e le cappelle, leggendo i vari nomi. Poi pensò a quante delle sue vittime potessero essere sepolte là, le immagino rivoltarsi nelle proprie tombe con l'intenzione di spellarlo vivo per quello che gli aveva fatto passare. Ridacchiò, pensando che ormai non potevano più niente.
Si fermò quando vide una persona inginocchiata davanti ad una lapide, la osservava persa fra i suoi pensieri, mentre stringeva un giglio bianco fra le mani. Aveva i capelli totalmente zuppi ed i vestiti anche, ma non sembrava curarsene minimamente, continuava a fissare la lapide con una tristezza infinita, con l'aria rassegnata. Era Charity.
Corse verso di lei e la prese bruscamente dal polso, facendole cadere il fiore dalle mani. Lei urlò per lo spavento, ma si calmò subito quando riconobbe il viso di Jeff. Che diamine ci faceva lui là? Non le andava di essere stata scoperta, non le andava di mostrarsi in quell'atto di debolezza, soprattutto da lui.-Charity, maledizione, sono le tre di notte e tu vieni al cimitero? Che cosa cazzo dovevi fare?!- sbottò lui.
-Niente che ti riguardi! Nessuno ti ha obbligato a seguirmi!- ribatté a tono la ragazza.
-Credevo ti fosse successo qualcosa!- continuò Jeff in maniera concitata.
Solo dopo la sua affermazione Jeff capì di aver ammesso che era effettivamente preoccupato. L'espressione di Charity era puro stupore, quell'egoista Jeff era venuto a notte fonda in un cimitero perché era preoccupato per lei. Già il pomeriggio aveva cucinato per lei, non capiva il perché di tutta quella premura nei suoi confronti così all'improvviso.
-Non voglio passare guai con lo Slenderman- si sveltì a trovare una scusa.
La ragazza rimase profondamente delusa da quella affermazione, non lo ammise, ma da una parte si stava abituando a farsi "coccolare" da lui. Perché doveva sempre rovinare tutto?
-Sei un emerito coglione Jeff!-
Lo sorpassò velocemente e scomparve nel buio pochi secondi dopo.
Jeff si prese del tempo per comprendere il motivo per cui Charity si ritrovasse in quel maledetto cimitero, gli bastò guardare il nome e la foto sulla lapide: Nayton Parrish. La foto ritraeva il bambino sorridente in un prato, i suoi occhi erano colmi di felicità, la stessa felicità a cui lui stesso aveva posto fine con la sua lama, proprio sotto gli occhi di Charity. E poi lo capì. Capì che la cruenta morte di quel bambino aveva toccato Charity nel profondo e capì che in lei vi era ancora un pizzico di bontà.
Poi il ricordo gli balzò in mente, tremendo, come un treno in corsa. Lui con la bocca grondante di sangue ed un coltello da cucina in mano che entrava di soppiatto nella camera di Liu, i suoi occhi assonnati, la voce impastata dal sonno che gli chiedeva che cosa stesse accadendo, la sua incitazione a ritornare a dormire ed infine la lama che trafiggeva il suo cuore pulsante. Indietreggiò per come quel ricordo gli si era presentato presentato vivido, reale. Iniziò ad ansimare e si rivide a scrivere quei messaggi inquietanti sui muri. La sera in cui la sua follia era esplosa. La sera in cui era cambiato. Preso dal panico inciampò goffamente in una pietra mentre indietreggiava, cadendo per terra. Atterrò sulla schiena e rimase paralizzato per quelle che gli sembrarono ore, ancora stordito dall'intensità di quel flashback. Una voce gli giunse all'orecchio e per un attimo credette che il cuore gli fosse fermato, fece per alzarsi ma sentì un piede poggiarsi sul suo torace per impedirglielo.-Ciao fratellino.
Due semplici parole, che con il loro tono tagliente, perfido, gli attraversarono il corpo come se fossero lame. Non può essere vero, si ripeté.
Respirava a stento ed il suo battito cardiaco era aumentato di botto, goccioline di sudore gli imperlavano la fronte e tutte le sensazione che lo stavano travolgendo come un uragano gli facevano venire voglia di urlare a squarciagola.
-Sei sorpreso di vedermi?-
Sì Liu, sei morto! Dannazione, ti ho affondato il coltello nel cuore più di dieci volte!, avrebbe voluto ribattere, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
-Volevo farti visita- ma il tono di suo fratello era tutt'altro che amichevole.
Era lo stesso che lui usava con le sue vittime, era un tono terribilmente mostruoso, dietro al quale si nascondevano i più oscuri pensieri che albergano nella mente dell'uomo. Liu aumentò la pressione sul torace di Jeff, il quale iniziò a sentire del male in quella zona, temette che se avesse premuto più forte gli avrebbe spezzato le costole.
-Guarda cosa mi hai fatto!- sbraitò mostrando le sue cicatrici -mi hai ammazzato Jeff! Tuo fratello, lo stesso che ti ha salvato la vita migliaia di volte, il sangue del tuo sangue!- proseguì con foga.
E quelle parole rimpiazzarono le fitte alle costole, ora sentiva un dolore profondo al cuore, come se qualcuno lo avesse accoltellato proprio là. Il volto di Liu era disumano, gli occhi erano spalancati in maniera innaturale e lasciavano trasparire un odio infinito. E Jeff crollò. Si abbandonò ad un pianto disperato, non perché temeva la morte, ma perché era seriamente dispiaciuto per ciò che aveva fatto a suo fratello.
-Perdonami Liu- balbettava tra le lacrime.
-Tu non meriti alcun perdono, ti meriti un destino peggiore della morte. Tu, Jeffrey Woods, sei il male di questo mondo!- lo accusò.
-Ti prego, basta!- urlò il killer con tutto il fiato che aveva in gola.
Poi la figura di suo fratello cominciò a dissolversi, fino a scomparire del tutto.
Sentì il suo nome più volte e cercò di aggrapparvisi come se fosse un'ancora, doveva svegliarsi, doveva evadere da quell'incubo. Vide la figura di Charity inginocchiarsi di fianco a lui con gli occhi spalancati per la paura. Sentiva le sue mani su di lui e comprese che gli stava controllando il battito cardiaco, non sapeva nemmeno lui se il cuore stesse galoppando o se si fosse fermato. Lui non respirava, non ci riusciva.-Oh mio Dio, Jeff, respira! Ti prego Jeff, respira- farfugliò la ragazza nel panico.
E quando lei glielo disse, lui ritornò a respirare.
Prese grandi boccate d'aria, fin quando il suo respiro non si regolarizzò. Lasciò che Charity gli prendesse la testa tra le braccia e dentro di sé le fu grato per essere lì, perché lo aveva salvato dai suoi demoni.-Jeff...
La ragazza gli scostò dei ciuffi di capelli bagnati dalla fronte, notando le lacrime che gli solcavano il viso. Era certa che il mondo cascasse da un momento all'altro dopo averle viste. Jeff the killer che piangeva? Impossibile.
Il killer si aggrappò alla maglietta di lei e la guardò, sembrava così terrorizzato, come un bambino spaventato dal mostro sotto il suo letto.-Portami a casa- supplicò.
Charity annuì e si avvolse il suo braccio attorno al collo, facendolo alzare. I due si diressero verso il loro rifugio, sotto il ticchettio continuo della pioggia.
Erano accadute troppe cose strane quel giorno, ma la cosa più strana per Charity fu provare compassione nei confronti di Jeff. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma era certa che fosse stata un'illusione creata dalla sua mente. Non le importava, voleva solo ritornare a casa.Buonasera a tutti miei cari lettori!
Vi chiedo scusa per l'attesa del nuovo capitolo, ma molti impegni mi hanno tenuta lontana dall'aggiornare. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e buona lettura!
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Insanity ||Jeff The Killer.
FanfictionCharity Montgomery vive a New York e dietro la sua immagine di comune studentessa diciannovenne si nasconde una personalità assassina. Il suo sogno è quello di seminare il panico tre le strade della Grande Mela. Il famigerato Jeffrey Woods alias Jef...