18 - ultimo capitolo

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Piango, vi chiedo di commentare con tutto quello che vi passa nella testa in questo capitolo, voglio davvero sapere ogni cosa che vi passa nella mente, se ho il permesso di sapere le emozioni che questa cosa vi susciterà, ci ho messo impegno a scrivere questo capitolo, e vi chiarirò tutto nell'epilogo, sia i temi trattati che il motivo di una fine così imminente. Buona lettura, xx.

«Dylan Coglione O'Brien! Mi mancava qualcuno in questa situazione, senti non è anche tu vuoi i miei reggiseni vero? Oh e comunque inizia a correre, ora ti picchio.» dico aprendo la porta.

"Ciao anche a te dolce Chanel, no. NOn voglio i tuoi reggiseni, e ti prego non picchiarmi, comunque vorrei solo parlarti." Dice seriamente alla fine.
«forse posso omettere il passaggio in cui ti picchio. Ma deve essere una cosa seria, davvero seria.» gli punto un dito contro.
"Fidati, lo è."

"Ehi, Coglione O'Brien! qual buon vento? Sai ce ne sono quattro, quale? Non guardatemi male, c'entra con la mia tesina del diploma.." e con questo la bionda si dilegua.
"Ma perché tutti a chiamarmi così, sono allibito." Bofonchia facendomi ridacchiare.

Deborah sta aprendo il mio frigo, e qui capisco che ne avrà per un po', perciò faccio un cenno a Dylan, e ci dirigiamo in giardino.
Ci sediamo uno accanto all'altro, su un lettino per il sole, posto lì da mia madre e gli faccio un altro cenno di cominciare.

"Allora, è...una cosa davvero..seria. Tu sei tra le prime a saperlo. E.. ne parlo con te.. perché insomma, mi stai simpatica e abbiamo legato molto, e credo.. che tu sia adatta. Mi serve qualcuno con cui parlare Chanel. E Nash non c'è, Cameron è troppo occupato, Matt sta sentendo una ragazza..insomma tutti i miei migliori amici non ci sono, e non me la sento di scoppiare davanti a Gels e Deb.. tu, posso parlare solo con te."
Passo sopra al fatto di essere stata l'ultima scelta, apprezzando il fatto, di essere comunque stata considerata, da un ragazzo che conosco da nemmeno un anno, e gli faccio cenno di continuare.
Voglio ascoltarlo, mi sembra davvero pensieroso.

"Sono..sono stato male questo mese, tanto male. Avevo un male assurdo al petto, sono dimagrito, e avevo una tosse continua." Fa una pausa, e la faccio anche io assimilando le poche informazioni finora ottenute.

"Poi, le cose hanno cominciato ad.. andare peggio. Hanno cominciato ad aumentare i dolori e la tosse, e.. non solo tosse. C'era sangue. Sputavo sangue, dalla bocca mentre tossivo pesantemente – fa un'espressione di disgusto al ricordo – e.. dolore. Solo dolore ovunque. Le ossa mi facevano male, non avevo più fame e mi sembrava che qualcuno, mi avesse staccato tutte le ossa e le avesse rimesse a posto nel modo sbagliato. A ginnastica avevo sempre il fiato corto, e tempo due settimane, il capitano della squadra di Basket, è finito in panchina. Mi sentivo una merda, e sono andato in ospedale.."
In questo momento darei davvero tutto, per non avere una memoria del genere. Vorrei davvero smetterla di ricordare solo le cose insignificanti. Vorrei davvero non aver letto un giornale di medicina, mentre ero in attesa dal dentista, vorrei davvero tanto sbagliarmi.
"Dylan.." continua con lo sguardo perso, " mi dissero, pensiamo tu possa avere qualcosa, ma, preferiamo fare degli esami prima. Avevo acconsentito, avevo sperato. Ma non abbastanza, perché immaginavo che non fosse così semplice come mi avevano detto. Tu sei davvero un genio in alcune cose Chanel, e sono quasi sicuro che tu già sappia cosa mi hanno detto.." sussurra, mentre i suoi occhi persi cercano i miei, pieni di lacrime. Annuisco impercettibilmente, giusto quel poco per fargli capire di aver intuito.
«Dylan io..» provo a dire, ma mi interrompe, con voce strozzata. "No Chanel, voglio dirlo, così magari se lo dico ad alta voce, riuscirò a realizzarlo." Annuisco mente le lacrime scendono liberamente sul mio volto, aspettando la conferma di una cosa che già so. Prende un respiro profondo, rimanendo con uno sguardo perso e asciutto.
"Mi hanno diagnosticato un tumore ai polmoni Chanel, e io nemmeno fumo. E tutto il mondo mi sta crollando addosso."
Gli lancio le braccia al collo stringendolo a me, con tutta la mia forza. Mi faccio carico del suo dolore. In quelle parole ho trovato solo l'ennesima conferma a ciò che sapevo. Dylan. Il mio amico Dylan, ha una malattia, con cui non si scherza in alcun modo. Uno dei ragazzi più fantastici che io conosca, sta patendo una pena atroce, da solo, nella flebile speranza che tutto questo sia solo un sogno.
Si gira ricambiando l'abbraccio e mi stringe nelle sue forti braccia. Ed eccole finalmente, le lacrime. Piange, semplicemente piange. Si sfoga e lascia uscire tutto quello che aveva trattenuto, fa liberare i sorrisi falsi, tramite le lacrime. Ma smette dopo poco, rimango attaccata a lui, e continuo a piangere. Per lui, per il mio amico, per me e perché mi sembra l'unica cosa intelligente da fare, in questo momento. Così continuo a piangere nel silenzio della sera.
Lui non lo fa, lo sto già facendo io per tutti e due.
E se qualcuno passasse in questo momento e ci vedesse, si troverebbe davanti solo due ragazzi, di cui una distrutta, da quella che crederebbe una qualche, tragedia adolescenziale, nemmeno sua. E non gli passerebbe mai per la testa, che quello possa essere un problema da adulti, troppo serio e importante, per essere sostenuto da solo, sulle spalle di un ragazzo altrettanto distrutto.

8 mesi dopo

Iniziò a pensare alla mia vita, mette osservo il sole che tra poco tramonterà sul mare.
Tutto quello in cui credevo, si è distrutto.
Credevo in babbo natale, da piccola, e mi è stato distrutto dai miei cugini, e li è avvenuto il mio primo trauma. Apparte l'incidente, ovvio.
Credevo nel fatto che Ashton potesse trovare un briciolo di intelligenza, e mi sbagliavo.
Credevo che Gels e Lucas, sarebbero finiti insieme, e mi sbagliavo.
Credevo nella vita, e quello che era diventato il mio miglior amico è morto.
Credevo nella voce, nella mia voce, nel fatto che se avessi combattuto con tutte le mie forze, sarebbe cambiato qualcosa. Per forza, illusa. Non sto dicendo che le cose non si possano ottenere e i sogni non realizzare, ma certe cose sono più forti di noi.
Credevo nell'amore, quell'amore così forte, che aveva fatto unire me e Cameron.
Credevo in me stessa, ma mi sbagliavo.

"Chanel, che ci fai qui?"
«oh, ciao Sel, ehm.. niente, mi piace, ehm.. riflettere.» dico alla mia amica Selena.
"Beh, dovresti smettere di riflettere sai? Mi sono stancata di vederti così, mi sembri sempre così.. persa."
Forse perché lo sono.
Sono tornata a Manhattan, da New York, perché non ce la facevo più a sopportare tutto quello.
Non riuscivo più a guardare quelle strade, in cui un tempo avevo scherzato con Gels e Deborah, che sono entrambe partite per il College, in parti opposte nel mondo.
Calum si sente ancora con la sua ragazza, e lo fa mentre gira il mondo, insieme a Lucas, Michael e mio cugino, cantando per folle e folle di ragazzine imprecanti, e io sono davvero felice per loro.
Non riuscivo più a vedere quel parco, quella casa, quel posto.
E pensavo troppo.
A tante cose, come adesso.
Dylan.. beh, Dylan, lo pensò spesso. Ha scelto di non lottare contro il suo disagio,  se si può definire così, una gravità del genere. Ha scelto di non fare la terapia, era convinto che tanto sarebbe morto comunque, e ha deciso di fare tutto quello che avrebbe voluto fare nella sua vita, andando alla fine, incontro alla morte a braccia aperte, senza sprecare tempo in ospedale. In modo sereno, se così può essere definito anche questo. È così difficile dare una definizione alle cose. Sono davvero tanto fiera di quel ragazzo per ció che ha fatto, ha deciso di passarci sopra, e finire la sua vita, come meglio poteva.
Al suo funerale, ero diventata le cascate del Niagara, ma sotto a tutte quelle lacrime, c'era anche un piccolo sorriso.
Potrà sembrare egoistico, ma ripensavo a quello che mi aveva detto, 'voglio andarmene Chanel, voglio addormentarmi, e svegliarmi in un altro posto, un posto in cui sarò felice. E promettimi una cosa, -avevo annuito tra le lacrime- sorridi al mio funerale. E come al solito, tra tutti quei volti tristi degli sconosciuti che ci saranno, tu distinguiti, e vivi la tua vita Chanel, ora che so davvero il suo valore, vivila, fai quello che vuoi, fai quello che devi, solo se lo vuoi. Ricorda sempre che ti voglio bene. E non dimenticarlo mai.-
È così ho fatto, almeno ci ho provato.

Μa la vera domanda che tutti si staranno chiedendo è; e Cameron?
Beh, io e Cameron ci siamo lasciati, dopo il ballo di fine anno, abbiamo capito tante cose, e qualcosa si è spento.

«Hai ragione, andiamo a fare shopping.» le rispondo, sforzo un sorriso, e Poggio le mani sulla sabbia di Manhattan beach, facendo leva per alzarmi.
E quando guardo il mare, è come se quelle onde sembrassero frustrate di arrivare a riva, ma poi tornassero indietro e ricominciassero il loro percorso con più potenza e determinazione. Un po' come la mia vita, non è importante contare le volte che sei caduta, che sei arrivata a riva, ma quelle che sei riuscita a rialzarti. In cui sei ritornato nell'oceano. E così io, ancora una volta, mi rialzo.

CREAM
manca l'epilogo, non odiatemi.
Si spiegheranno tutti i vostri dubbi nell'epilogo.

fra. xxo

CREAM // 2 completaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora