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"Ma secondo voi com'è? Insomma di aspetto fisico intendo. Sarà come nei cartelloni oppure più spaventoso?" Ivy come sempre inizia a farsi un sacco di film mentali.
Ma la capisco è nervosa. Come tutti noi, dato che questa è una serata molto importante. Viene festeggiato, con tutti gli onori e in pompa magna. E come da tradizione i migliori artisti dei licei vengono selezionati per lo spettacolo che si terrà questa sera. La Preside mi ha già detto che spetterà a me aprire la festa. Canterò una canzone, che ovviamente sarà scelta dal festeggiato. Ancora non mi hanno detto quale, però.
"Mo' ci sei?" Mi schiocca le dita davanti.
"Ci sono e non chiamarmi Mo. Lo odio" rispondo.
"Ad ogni modo, credo che sia un po' più brutto. Nel senso che viene abbellito per i manifesti. Di certo è spaventoso, ma per quel che combina e non per l'aspetto. Quello è solo... alternativo?" Mi guardano tutti a bocca aperta.
"Perché sei sempre così propensa a giustificare tutto e tutti?" Mi chiede  Ivy.
"Non giustifico nulla e nessuno. Dico solo che il suo aspetto non è così male.
È colorato e diverso, distinguersi non è male" indico la mia chioma, nera con riflessi fucsia.
Alzano gli occhi al cielo ed in quel momento i battenti della scuola si aprono.
Benvenuti al liceo!
"Signorina Lake? Questo è il testo scelto, per favore vada in sala e inizi a provare. È esonerata dalle altre lezioni, quest'oggi " la Preside mi ferma un attimo prima che entri in classe.
"Certo, vado subito" la assecondo, prendendo il foglio che mi porge.
Lo studio mentre mi dirigo in sala prove.
Blue Jeans, il testo scelto. Non troppo difficile, ma che devo personalizzare.
"Ehi, Moon, buongiorno. Pronta?" Mi saluta il coordinatore vocale.
"Sì. Faccio solo qualche scala, per scaldare le corde" rispondo. Inizio il riscaldamento e poco dopo attacco a cantare.
"Moon che cosa c'è?" Mi chiede Roland, vedendomi in difficoltà.
"Niente, solo che non riesco a dargli un'intonazione. Non riesco a cantarla bene" mi sfogo.
"Okay, sai come mai?" Replica.
"Sì. Di solito prima di un'esibizione vedo da vicino il soggetto. Ma stavolta devo andare al buio." Sono amareggiata e un po' preoccupata. Se non faccio bene, rischio la decapitazione o peggio. Faccio un respiro, chiudo gli occhi, lascio la mente libera e mi faccio trasportare. Ma è un fiasco anche stavolta.
"Ho capito, vieni con me" mi esorta. Lo seguo fino alla palestra. Stanno allestendo le coreografie per la festa.
"Ragazzi!" Batte le mani per richiamare l'attenzione.
"La nostra Moon ha difficoltà ad interpretare il brano. Facciamole vedere la coreografia d'apertura.
Mettiti al centro, osserva e quando sei pronta, canta. Loro eseguiranno il ballo finché non te la sentirai e non preoccuparti, avrebbero provato comunque per tutta la mattina."
Obbedisco e la musica parte.
Resto incantata dalle loro movenze. Anche io ballavo, prima dell'incidente. Poi non ho più potuto farlo. Mi sono buttata sul canto. Ed è questo che mi smuove. Afferro il microfono e chiudo gli occhi.

Ci siamo, il furgoncino ci sta' portando a destinazione. Vedo la città con la sua vita, le sue malefatte e le sue luci. Spero o prego, non so', di non commettere qualche sciocchezza.
Entriamo in un vicolo e poco dopo ci fermiamo. La porta sul retro si spalanca, facendo intravedere un tipo. Camicia con maniche arrotolate, gilet e pantaloni classici. Occhiali da sole, anelli e tatuaggi a non finire. Capelli a caschetto, baffetti e pizzetto. Non vorrei sbagliare ma mi sembra il suo braccio destro.
"Avanti, lui aspetta" ci richiama, così, velocemente entriamo.
Ci sono un sacco di persone, degli acrobati appesi al soffitto e luci multicolore. Il locale è nei colori del rosso vinaccia, blu e verde. Un miscuglio curioso ma di effetto.
"La cantante?" Domanda pizzetto.
"Sono io" rispondo.
Mi squadra da capo a piedi e fa un mezzo sorriso, borbottando un 'sarà interessante'. Fa strada e mi lascia ai piedi del palco, dove c'è un enorme poltrona che sembra un trono, in tessuto bordeaux.
Vedo la mia postazione e mi posiziono.
Sento i ragazzi che si mettono in posizione, e la piccola porta che si apre. Chiudo gli occhi, un attimo prima che la musica inizi.
Le dolci note riempiono il locale.
Eccoci, posso iniziare. Le luci si accendono, apro il diaframma e ...
Via.
Apro gli occhi e quello che vedo mi scuote nel profondo. Lui, seduto sul trono. I suoi occhi, blu come la notte.
Improvvisamente non ho più difficoltà a cantare, anzi. Inizio a muovermi mentre canto. Estraggo il microfono dell'asta e faccio qualche passo della coreografia. I ragazzi mi circondano in una scena improvvisata. Poi si aprono come ali e io avanzo, tenendo lo sguardo fisso su lui.

I will love you 'til the end of time
I would wait a million years
Promise you'll remember that you're mine.
(Ti amerò fino alla fine dei tempi
aspetterei milioni di anni
promettimi che ti ricorderai che sei mio).
Non si muove, mi fissa e basta.
Il primo ballerino mi afferra e mi issa, roteando.
Continuo ad avanzare, ancheggiando a ritmo.
Sorride e strizza l'occhio. Sorrido di rimando. È... intenso. Potente e pericoloso. Bellissimo e terrificante allo stesso tempo. Ma umano. A differenza di ciò che dicono di lui. Salgo sul piccolo palco e gli giro attorno. A fine canzone mi siedo sulle sue gambe e gli sussurro buon compleanno. Mi alzo, scendo e mi inchino, lasciando il posto al corpo di ballo.
Mi dirigo decisa al bar, ho bisogno di bere. Il suo corpo, il suo odore e il suo essere sono troppo.
Ordino venendo servita subito. 
Prendo i soldi dalla tasca e quando il barman fa per allungare la mano, la sua voce lo ferma.
"La signorina è mia ospite" mi volto e mi trovo davanti il suo petto. Mi supera di almeno 20 cm.
"Non dovrebbe, è la sua festa" gli dico.
"Dettagli. È un modo come un altro per farti capire quanto abbia gradito l'esibizione. Ma dimmi, il tuo nome è?" Chiede.
"Okay, è autorizzato a prendersi gioco di me, del mio nome, solo oggi.
Mi chiamo Moon".
Ma non ride, contrariamente alle mie previsioni.
"È un nome bellissimo, potente. La tua pelle è del colore della Luna. I tuoi occhi come l'atmosfera celeste. Non dovrebbero denigrare una donna come te. È da stupidi, mia cara Moon" e detto da lui, suona in tutt'altra musica.
"Grazie. È il primo che me lo dice" lo ringrazio.
"Trés bien, permettimi di osare ancora. Balla con me" allunga la mano, fasciata nel guanto viola, verso di me. Poggio il bicchiere e la afferro. Mi porta in pista, e per tutto il tempo della canzone, esistiamo solo noi.

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