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"Cosa abbiamo qui, Jack? Due stronzi?" Ringhio, tirando un pugno al tipo che ha baciato la mia donna.
"Oh sì amico. Sono due stronzi" mi risponde.
"Vedete, quando si fanno certe cose, bisogna pensare al prezzo da pagare. Cercare di stuprare due ragazzine..." i tizi iniziano a scuotere la testa.
"No? NO COSA?" Mi altero.
"Noi non... non volevamo fare nulla, era solo un gioco, volevamo solo" Ma la mazza che piomba sul suo ginocchio, fa smettere di parlare tizio.
Urla, si dibatte, ed io godo infinitamente. Jack pensa all'altro tipo, quello che ha preso per il collo la biondina. Infila il tirapugni e si sfoga.
"Ora, credo che vi sarete pentiti dell'enorme cazzata che avete fatto. Questo" mi passo una mano nei capelli, poi faccio schioccare il guanto, proseguendo: "È solo l'inizio. Quelli come voi, la feccia, meritano un trattamento di favore. Jack" dico e lui agisce. Li mette fuori combattimento e li carica in auto. Mi metto al volante e parto, con in testa il viso di lei, della mia donna. La paura, lo schifo e lo shock sul suo volto, mi sono rimasti impressi. Pregusto il momento in cui finiremo il nostro lavoro. Soffriranno, oh sì eccome, imploreranno, ma gli servirà da lezione. Poi mi occuperò di lei.
Inchiodo, una volta arrivato. Insieme al mio compare spostiamo i corpi, prendendo le corde dal bagagliaio. Ci vuole un po' ma alla fine tutto è fatto come voglio io. Loro due, la feccia, a penzoloni dal palo.
Li schiaffeggiamo forte, per farli risvegliare. Aprono i loro occhi viscidi e si guardano attorno stravolti.
"Lezione numero uno: mai, mai, mai, toccare la donna di un altro" e inizio a picchiare.
Tempo dopo, mi passo le mani nei capelli. Lascio scie di sangue dove appongo le mani. Ma sono soddisfatto, molto soddisfatto.
"Tirali giù e buttali nel fosso. Quello è il posto per gente come loro".

Entro in macchina e prendo, dal cruscotto, il telefono

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Entro in macchina e prendo, dal cruscotto, il telefono. Ci sono 20 chiamate della mia bambina. Guardo l'ora, sono le tre. Non so' che fare, poi penso che abbia bisogno di parlare con me, la chiamo. Risponde al secondo squillo, pronuncia il mio nome e scoppia in singhiozzi.

Il telefono vibra, lo afferro al volo. È lui.
"Joker?" Chiamo, per poi perdere il controllo.
"Ciao bambina. Che succede?" Ringhia.
"Jo, mi... mi dispiace tanto!" Continuo ad urlare.
"Cosa hai fatto Moon?" Chiede ancora.
Prendo un respiro e racconto tutto, senza omettere nulla.
"Stai bene?" Domanda a fine racconto.
"Sì, ma lui mi ha... mi ha..." non riesco a dire altro.
"Ho capito. Non dirlo se non ci riesci. Senti, è stata una brutta avventura, ma è finita. Calmati e dormi, domani hai una lunga giornata e devi pensare a questo. Trovare le energie" mi dice.
"Jo, va tutto bene? Non è da te reagire così. Sei troppo calmo" lo affronto.
"Uscire di testa non mi serve a nulla, sono qui, tu sei lontana. Servirebbe solo a farti preoccupare e angosciare. Non è questo che occorre ora. Non sono arrabbiato, non con te almeno. So' che ti preoccupa la mia reazione nei tuoi confronti, sappi che non ce ne sarà alcuna. Non hai fatto niente di male, lo so', ne sono certo." E io mi sento già meglio.
"Grazie. Sei straordinario" lo è, davvero.
"Anche tu, bambina. Ora dormi, e domani dai il meglio. Chiamami non appena hai un minuto libero. Ti penso e mi manchi. Notte bambina" saluta.
"Notte Jo, a domani" sospiro.
Sento il click della comunicazione interrotta, mi lascio andare. Ivy è ancora in bagno che parla con Jack.
Un messaggio mi arriva, una sua foto. È in auto, da solo. Sorride, ma vedo che si sforza. È un sorriso stanco, tirato. E ne sono io la causa, lo so'. Resto sveglia ancora un po', ma la stanchezza ha la meglio. Mi addormento e, per fortuna, sogno occhi blu e capelli verdi.
La sveglia ci fa quasi saltare per aria. Non abbiamo una bella cera, ma dobbiamo affrontare la giornata al meglio.
"Come stai?" Chiediamo in coro, ridacchiando.
"Meglio. Jack è stato comprensivo, dopo aver dato di matto. Tu con Jo?" Si interessa, mentre andiamo in bagno.
"Insolitamente calmo. Non ha urlato, non ha fatto le sue solite scenate. Anzi, mi ha rassicurata. Non so' cosa pensare, ma adesso devo concentrarmi sulle prove." E anche lei concorda. Ci laviamo e prepariamo. Vestiti comodi, tuta e maglietta. Niente trucco, capelli legati. Apriamo la porta e veniamo investite da Liam e dal suo amico, ai quali è arrivata voce di ciò che è successo ieri.
"State bene?" Ci stringe forte.
"Sì, per fortuna qualcuno ce li ha tolti dai piedi. Devo scoprire chi e ringraziarlo." Spiego. Nel frattempo scendiamo a fare colazione assieme agli altri.
I professori già ci aspettano, iniziando a spiegare la giornata. Finiscono subito e ci lasciano tranquilli. Non ho molta fame, mi limito a bere un bel po' di caffè e mangiare due biscotti. Poi mi scuso e mi alzo.
Prendo il telefono e lo chiamo. Due squilli, poi la segreteria.
"Ciao amore, sto' per iniziare la giornata. Volevo sentirti ma immagino tu dorma. A più tardi, Jo. Io... beh, buona giornata." Mentre aggancio, vengo distratta da Ivy che mi chiama per andare, mi prende sottobraccio e ripongo il telefono in tasca. Arriviamo alla sala prove, messa a disposizione per noi, e iniziamo la giornata. Svuoto la mente e mi concentro, indirizzando ogni energia nella performance. La Granderson mi affianca e si complimenta.
"Una delle migliori esibizioni Moon. Hai dato davvero tutto. Bravissima.
Canta così e domani la vittoria non ce la toglierà nessuno" mi stringe una spalla, per poi andare a correggere gli altri. Siamo già a pomeriggio inoltrato, sono un po' stanca, per cui vado in camera. Nessun messaggio, né una chiamata. Ma non me ne aspettavo, sapeva che oggi non avevo tempo. Mi spoglio ed entro in doccia, ci resto un po' più del previsto e quando esco, Ivy è rientrata.
"Ehi" mi saluta.
"Com'è andata?" Le chiedo.
"Bene, tutto sommato. Sarà un grande spettacolo. Vorrei che ci potessero vedere" sussurra. Ci stringiamo.
Poi come un fulmine, un'idea mi attraversa.
"Iv, perché non andiamo al locale di ieri, per rintracciare i tipi che ci hanno salvate? Nella confusione non li abbiamo neppure ringraziati." Spalanca gli occhi e si rimette le scarpe.
"Brava, ottima idea. Però se non li conoscono?" Ed è una possibilità.
"Beh, ci avremo provato no?" Replico.
Mi prende per mano e usciamo. Ci troviamo faccia a faccia con Liam.
"Ehi, dove andate così di corsa?" Ci chiede.
"A fare un giro. Siamo in ansia per domani sera, vogliamo fare due passi" gli do' un bacio e scappiamo. Mi perdo la sua occhiata, per nulla convinta.

"Cosa posso fare per voi?" Chiede il gestore della discoteca.
"Ieri, siamo state aggredite qui. Due persone ci hanno salvate, ma non sappiamo chi sono. Tra il buio e la calca, non li abbiamo visti ed i nostri amici ci hanno portate via. Volevamo ringraziarli e vorremmo sapere se per caso li conoscete" spiego.
Il tizio fa' una strana espressione, mentre continua ad asciugare i bicchieri.
"Mi spiace per quello che è successo. Purtroppo non sappiamo nemmeno noi chi sono. Non li abbiamo mai visti prima" Afferma. Vedo la goccia di sudore che gli scende sulla fronte e riconosco la bugia. Non ne capisco il motivo, tuttavia lascio correre.
"Va bene, grazie lo stesso. Buona sera" Afferro Ivy, uscendo fuori.
Infiliamo nel bus, ignare della macchina che ci sta' seguendo.
"C'è qualcosa che non torna. Quello sapeva eccome. Perché non ha voluto dire nulla?" Ragiono.
"Non so Mo'. Magari possono essere dei loro amici, non vogliono metterli nei guai. O magari i ragazzi non vogliono essere coinvolti" teorizza.
In effetti sono argomenti molto validi. Ma c'è un qualcosa, come un tarlo, che mi scava in testa.
"Non ti crucciare, noi il passo lo abbiamo fatto." Sorride. Ha ragione, di nuovo.
Mi rilasso e aspetto che il bus si fermi al nostro hotel. Siamo molto stanche, ceneremo e andremo a letto subito. E così facciamo. Non mi ha chiamata, non mi ha scritto. Sono amareggiata, triste e impaurita. Sento come se tutto, mi stesse scivolando dalle mani. Mi appoggio sul letto, guardo la finestra e mormoro: "Notte Jo, ovunque tu sia".
È molto più vicino di quanto creda. 

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