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"Non è nessuno! Non c'è bisogno di malmenare le persone. Era solo uno scherzo, una foto trovata su internet. Ma con che donne è abituato a stare? Le sembro quel tipo di ragazza?" Sono un tantino incavolata. Il mio stesso scherzo mi si è ritorto contro. Pensavo di essere divertente, invece gli ho dato da pensare di essere una poco di buono.
"Non penso nulla" dice. Lo guardo e scuoto la testa.
"Torno dai miei compagni, buona serata." Lo mollo lì e vado via.

"A quanto pare la gattina ha le unghie, vero?" Sorrido, mentre aiuto Jack a spostare i corpi dei due.
I ragazzi che abbiamo aggredito, beh io ero fuori di me, non appena si sono avvicinati al bagno.
"Pare di sì. Che intenzioni hai con lei?" Chiede il mio amico.
"Non so'. C'è qualcosa in lei... una scintilla, che mi attrae. Voglio scoprire cos'è. Voglio... conoscerla? Sì, dicono così. O forse era un'altra cosa" mormoro. Ci incamminiamo verso la pista, la vedo con quel cicisbeo che ci ha interrotti. Ride, scherza, la tocca. Reprimo a stento la voglia di fargli saltare via le mani, assieme alla testa, le passo vicino e proseguo. Non passa inosservato il suo sguardo. Sorrido tra me e me, riconoscendo i segnali. Le piaccio, non c'è dubbio. Ma prima di iniziare il gioco, ho bisogno di informazioni. Agguanto la Preside e la spingo in un angolo. Mi beo della sua paura, passando oltre poco dopo.
"Moon. Voglio sapere tutto di lei. Adesso" ordino.
"Io, non saprei..." la afferro, e ringhio.
La poveretta diventa cinerea, deglutisce e dice:"Allora, vive nel quartiere est della città, al primo piano di un grande palazzo. È orfana, dopo che ha perso i genitori in un incidente, nel quale è rimasta ferita così gravemente da non poter più praticare la danza. Vive con i due fratelli maggiori Nick e Keith.
È molto brava e intelligente, dotata nello studio e, come ha potuto sentire, nel canto." Finisce.
"Non è questo che mi interessa. Ha un fidanzato? È sposata? Quello che le gira attorno chi è, cosa vuole da lei?" Interrogo.
"Non ha un fidanzato, men che meno un marito, visto che ha 17 anni. E il ragazzo che le ronza attorno è il suo amico d'infanzia, Liam" spiega, adottando un tono di rimprovero.
Ma io già non la ascolto più. Sono rimasto fermo alla sua età. 17 anni.
È un problema, un grosso problema.
Giro i tacchi e vado a rifugiarmi nel mio ufficio.
Mi siedo sulla poltrona e osservo la città.
"Tutto ok?" Domanda Jack, vedendomi pensieroso.
"Non direi. Ha 17 anni" spiego.
"Cazzo" dice. E riesce come sempre a semplificare tutto.
"Esatto. Non è cosa, non posso. È una bambina" mormoro, svuotando il bicchiere.
"Credo sia meglio che lasci stare. Sai che l'equilibrio è fragile. Se scopre che ti sbatti una bambina sarà guerra, di nuovo." Precisa.
"Lo so'. Ma dillo al mio corpo. Lui la vuole e la mia testa è d'accordo." Cerco di spiegare.
In quel momento, un messaggio arriva.
- Tutto bene? Sei sparito- recita.
Giro il telefono verso il mio amico e aspetto.
"Forse è meglio se tronchi subito" suggerisce. E per una volta, lo ascolto.
- Non possiamo continuare. Sei una bambina, io un uomo. Addio- invio il messaggio e mi verso ancora da bere.
Il trillo mi avverte, ha risposto.
-Va bene. Se è quello che vuoi. Ma ciò che voglio io, non conta? Non lo dirò a nessuno, sarà un segreto. Starò attenta!- scrive.
Ed è questo che mi frega, mi induce a tentare. Sono solo da troppo tempo.
-Se ci scoprono, sarà la fine. Non c'è scusa che tenga. Lui mi taglierà la testa- le rispondo, sapendo che capirà di chi parlo.
-Non lo scoprirà. Staremo attenti. Voglio solo una possibilità. Se poi vedi che non fa per te, chiudiamo e ti lascerò in pace- risponde.
Alimenta il mio desiderio ancora di più.
-Potrei essere tuo padre, lo sai vero? Non sono un ragazzino, ho 46 anni- ci mette un po'di più a rispondere.
-Lo so. Non ho mai pensato che lo fossi. Mi va bene così, ho un bagaglio troppo grande alle spalle, per potermi rapportare con un ragazzo. Ho bisogno di un uomo, voglio te-.
Sorrido, ho deciso.
Mi cambio, svuoto il bicchiere e scendo. La trovo appoggiata ad un cubo, che guarda un acrobata. È incantata, così tanto da non rendersi conto di cosa accade intorno a lei. Mi avvicino silenzioso, osservando il suo corpo, le sue curve, sentendo smuovere l'inguine. Le sfioro un fianco, senza farmi vedere, si appoggia a me, fingendo di essere troppo assorta, da non avermi sentito.
"Ti chiamo dopo." Le sussurro, allontanandomi. Me ne torno al mio posto, fingendo interesse per lo spettacolo. Quando tutto di me è catturato da lei. Faccio uno sforzo titanico per non mettermi a fissarla, ma un movimento mi attira.
Il cicisbeo la porta a ballare, un lento.
Stringo i braccioli, così forte che quasi li spezzo. Ma lei mi strizza l'occhio e mima col labiale, alibi. Capisco al volo, sorrido.
Un attimo prima di staccarsi da lui, mima 'a dopo'. Poi lo prende per mano, raccoglie le sue cose e va via.
Un messaggio, 20 minuti dopo, mi distrae.
-Sono a casa, sana e salva. Aspetto chiamata. Bacio- e la foto delle sue labbra.
Mollo tutto, saluto Jack, e veloce scappo in auto. Devo tornare a casa, subito.
Pesto il piede sul pedale, fregandomene dei limiti ed in poco sono a casa. Corro in camera, mi chiudo e mi butto sul letto.
Compongo il suo numero e aspetto che risponda.

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