49 My name is Oliver Queen

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Sento degli strani rumori, in aggiunta a imprecazioni in un'altra lingua, che mi pare russo. Apro gli occhi e la luce mi abbaglia.
"Ehi, ben sveglia. Come stai?" Chiede il biondo.
"Stanca, ma felice di essere fuggita" replico, mettendomi seduta. Mi hanno stesa su un mucchio di coperte, con indosso la camicia strappata di... Oliver, ecco come si chiama.
"Bene, tieni un po' d'acqua, devi reidratarti. Che ne dici di raccontarmi cosa è successo, mentre Anatoly cerca di far funzionare questo aggeggio?" Sorride, sedendosi vicino a me. Lo osservo attentamente, i capelli e la barba lunga, gli occhi chiari, il corpo segnato da tante cicatrici. E sono quelle, che lo riportano alla mia mente.
"Circa un anno fa, ho cantato alla festa del padrone di Gotham City, Joker." Un'occhiata di sbieco, mi dice che sa di chi parlo. Tuttavia non commenta.
"Ero incerta all'inizio, avevo paura di fallire e di essere decapitata. Poi, lui è entrato, ho aperto gli occhi e l'ho visto. Ed è successo in quel momento, mi sono innamorata a prima vista. Tutto si è fermato, il mondo stesso, e le uniche due persone presenti eravamo noi. Ho finito la mia esibizione, mi ha offerto da bere e abbiamo ballato. Ci siamo scambiati i numeri e ci siamo scritti. Nel frattempo, ha scoperto la mia età e mi ha allontanata. Ma io... beh, lo volevo ed ho insistito. Così è iniziata. Mi ha amata, protetta e rispettata, sempre e comunque. Non si è risparmiato, mai. Mi ha sostenuta, mi ha difesa, vendicata, quando ne ho avuto bisogno. Mi ama, Oliver. So che molti non lo comprendono, si domandano come possa un quasi cinquantenne, stare con una bambina. Ma l'età non c'entra nulla. Si è mostrato per ciò che è davvero. Un uomo buono, compassionevole e dal cuore grande. Ha sofferto molto, si è sempre sentito solo, finché non mi ha trovata. Ed io sono riuscita a superare i miei traumi, la morte dei miei e il fatto di non poter più ballare, a causa dell'incidente. Sono rifiorita. Poi il mio ex, che avevo rifiutato, si è messo in testa di rivolermi ancora e con la complicità di un suo amico, mi ha seguita, spiata e fotografata, in momenti intimi con lui. Sono andati dai miei fratelli, Nick e Keith, ed hanno fatto vedere loro cosa succedeva. Keith ne era al corrente, mi copriva. Nick ha dato di matto. È sempre stato quello più rigido e soffocante. Non ha preso bene la cosa e..." bevo un altro sorso.
"Mi ha picchiata, forte. Ha chiamato Batman e mi ha fatta rinchiudere qui, di modo che non mi potesse trovare. Ma lui lo ha fatto lo stesso. Jo mi ha trovata ed è venuto a riprendermi. Ma Batman e quella maledetta della Waller, gli hanno fatto credere che mi fossi uccisa. Per questo mi sono buttata dalla scogliera, quando vi ho visti. Tra poco compirò 18 anni, ed il piano è di portarmi via ancora una volta, più lontano. Ma io non voglio, in questi mesi, mi sono lasciata andare, sfiorando la morte. Perché per me non c'è vita senza di lui. Ho bisogno del tuo aiuto, nascondimi e, una volta maggiorenne, tornerò da lui" termino.
È assorto e pensieroso, poi parla:
"Sai, ho fatto tante cose sbagliate nella mia vita. Credo che tu sia stata mandata sulla mia strada per un motivo. Ti aiuterò, inizierò il mio cammino per la redenzione partendo da te. Ti porterò in salvo, te lo prometto. Il mio amico Anatoly, è a capo della Bratva russa, ti porterà con sé e ti nasconderà." Dice.
"Ho bisogno che tu faccia arrivare un messaggio, ad una persona. È di estrema importanza Oliver. Dagli questo, digli che io sono viva e che per il momento, tutti devono credere il contrario, Joker compreso. Ci sono cose che devo fare, prima di tornare a casa" spiego, passando il mio telefono, accuratamente impacchettato affinché l'acqua non lo rovinasse, nella sua mano.
"Certo, a chi devo darlo?" Chiede.
"Il suo nome è..."

Tempo dopo.
"Questo farà male" mi dice Dimitri. Un attimo dopo, l'ago mi preme sulle vertebre.
Resisto e non fiato. Questi tempi, con i fratelli della Bratva, mi hanno insegnato a sopportare. Mi hanno rimessa in sesto, più di quanto potesse fare la Waller, assieme al suo team. Mi sento con Oliver regolarmente, siamo diventati amici. Ieri sera gli ho dato il via, per consegnare il pacco. E questo, riporta alla mia mente la rocambolesca fuga dall'isola. Mi hanno nascosta in un comparto segreto del sommergibile, infatti non mi hanno trovata. Anatoly poi, grazie alle sue competenze, è riuscito a far ripartire il natante. Ci hanno dato la caccia, ci sono stati dietro ma alla fine, siamo scappati. Abbiamo fatto subito tappa in Russia, mentre Olly, se ne è tornato a casa. Anatoly mi ha presa sotto la sua ala, mi ha insegnato molte cose e mi ha rafforzata. Gliene sarò grata per sempre. Ed ha anche fatto uno strappo alla regola, facendomi entrare nella famiglia, nonostante sia proibito alle donne. Mi vede come la figlia che non ha mai avuto. Tutto questo, lo penso mentre Dim esegue il capolavoro.
"Puoi girarti e sederti, procediamo con la fronte" mi richiama.
Eseguo e il dolore triplica. Mi limito a stringere l'imbottitura del lettino, sempre senza fiatare.
"Fatto. Sei a posto" mi dice in quel suo buffo accento.
Mi alzo e vado allo specchio. E ammiro il suo volto, in quella buffa smorfia che amo, impresso a vita sulla mia schiena. Poi la scritta, identica alla sua: Damaged.
Io sono in lui, lui è in me. Fino alla fine dei tempi.
"Sei un mago Dim. Ottimo lavoro, grazie!" Stampo un bacio sulla guancia di mio "fratello" facendolo arrossire. Se ne va via di corsa borbottando cose su ragazze e lupi.
"Allora, mia piccola e dolce Moonlight, sei pronta per il rientro?" Chiede Anatoly.
"Sì. Non ho dubbi su questo. La mia vendetta sta per compiersi. Non vi potrò mai ringraziare abbastanza." Dico, sincera.
"Tu sarai sempre parte di noi, sorella e figlia. Se mai avrai bisogno, papà Toly ed i tuoi fratelli saranno qui per te" mi dice, usando il soprannome che gli ho dato. Mi ergo, fiera, e li abbraccio uno per uno. Mi incammino, ascoltando le loro storie, ma con la mente avvolta da un unico pensiero.
Domani.

Domani

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