Quando uscì dalla sua stanza, trovò Echo ad aspettarla. Era appoggiata allo stipite della porta e la fissava. Elettra perse un battito. La ragazza le sorrise, guardandola come aveva fatto in bagno pochi minuti prima e lei presa dall'imbarazzo prese l'orlo del vestito di ciniglia verde petrolio e provò a tirarlo giù. Improvvisamente le sembrava davvero corto. Echo ridacchiò.
"Guarda che la stoffa finisce lì, è inutile che tiri. Anzi attenta, potresti strapparlo."
Le prese le mani così da impedirle di tenersi il vestito e si incamminò, aspettando che la seguisse. Elettra approfittò del momento per guardarla. Portava un paio di jeans neri strappati negli anfibi dello stesso colore e una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, niente di particolare, ma era davvero bellissima. Echo uscì e si voltò verso di lei, non smetteva un attimo di guardarla. Elettra abbassò lo sguardo su di sé. Aveva qualcosa che non andava? Forse quel minimo di tacco che aveva messo era fuori luogo? O erano le calze a rete? Arrossì.
"Smettila di controllarti. Ti guardo perché sei bellissima."
La prese per mano e le fece fare una giravolta, ridendo. Lei fece lo stesso e si aggrappò a lei quando quest'ultima l'abbracciò. Fu Elettra a sciogliere per prima l'abbraccio, con un colpo di tosse degno da oscar.
"Andiamo?"Il locale non era molto lontano, quindi andarono a piedi. Echo si accese una sigaretta strada facendo, buttando ogni tanto un'occhiata all'altra che la imitò. Elettra si sentiva in imbarazzo. Scandagliò la mente alla ricerca di un argomento che potesse essere interessante, ma non le venne in mente niente. Fu Echo a spezzare il silenzio.
"Allora, com'è andato il primo giorno? " continuava a sorridere mentre parlava.
"Bene... Anzi, benissimo!" mentì spudoratamente. Echo la guardò di traverso.
"Sei una pessima bugiarda sai?" Elettra arrossì. Cercò di replicare ma Echo si fermò all'improvviso, gettando a terra la sigaretta a metà.
"Ecco, siamo arrivate!"
Il locale era nascosto in una strada buia, con pochi lampioni, un po' tetro, ma la penombra faceva risaltare la scritta al neon rosso e arancione che recitava "PANDEMONIUM". Elettra guardò l'altra incantata.
"Lo so, sembra uno di quei bordelli di pessima reputazione, ma hanno gli alcolici e fanno della musica fantastica!" la prese per mano ed entrarono. Diversamente da prima, non la lasciò, anzi. Intrecciò le loro dita e strinse leggermente la presa. Elettra guardò le loro mani. Stava facendo la cosa giusta? Talia le aveva chiesto di stare vicino alla figlia, ma fin dove poteva spingersi? Dovevano solo essere amiche, niente di più. Era la prima regola. Echo si fece largo a gomitate tra la folla mentre tirava Elettra che si beccò parecchi spintoni. Arrivarono al bancone.
"Cosa prendi?" urlò Echo nell'orecchio dell'altra che ordinò un Cuba libre. Lei fece segno alla barista che ne preparò due. Le porse poi il bicchiere.
"Ottima scelta." sorrise e bevve in un sorso quasi metà bicchiere. Elettra sgranò gli occhi.
"Ma sei pazza? Come fai a tracannarlo così?" Echo sorrise ancora e le fece l'occhiolino.
"Ci vogliono anni di pratica." le sussurrò all'orecchio. Elettra rabbrividì sentendo il fiato dell'altra sull'orecchio. Ridacchiò e bevve un sorso del suo cocktail. Ad un tratto una ragazza si avvicinò a lei, ondeggiando in bilico sui tacchi altissimi. Si fermò dietro di lei, dandole le spalle e abbassandosi a ritmo con la musica dietro la sua schiena. O almeno, era quello che pensava. Era talmente ubriaca che non si accorse di essere completamente goffa e fuori tempo. Altro che sexy. Elettra ridacchiò e si avvicinò all'orecchio di Echo.
"Ma dove mi hai portata? Quando mi hai offerto una birra pensavo a qualcosa di più intimo e meno rumoroso!" l'altra la guardò.
"Beh, se ti avessi detto di accompagnarmi nel locale gay più figo della città ci saresti venuta?" Elettra ricambiò lo sguardo. Non era brilla, né tantomeno ubriaca, ma quello che disse le uscì dalla bocca senza passare per il cervello.
"Con te andrei ovunque, anche all'inferno." si pentì immediatamente. Ma cosa le saltava in testa? Echo si avvicinò pericolosamente al suo viso. Elettra perse un battito.
"Attenta a quello che dici, è proprio lì che porto chiunque si avvicina troppo a me." Elettra non capì bene cosa volesse dire, ma la sua voce era talmente ipnotica che non le importò. Voleva solo che continuasse a parlare. Si accorse che la guardava a bocca aperta. Si sentì una stupida. Echo prese i due bicchieri, ormai vuoti, e li posò sul bancone. La tirò verso di sé e la portò in pista a ballare. Era brava anche in questo. I suoi movimenti erano sinuosi e sensuali, la bocca leggermente dischiusa e gli occhi verdi ardevano. Elettra provò a seguire i suoi movimenti, mentre sentiva qualcosa nascere alla bocca dello stomaco. Si ricordò improvvisamente di non aver mangiato niente. Si fece prendere dal panico mentre i sensi si facevano più lenti, la vista si offuscava leggermente, la razionalità ingabbiata in un angolo del cervello. Non si era mai ubriacata prima. Non sapeva cosa l'aspettava. Fortunatamente il giorno dopo i primi appuntamenti di Talia erano nel pomeriggio. Passarono le successive due ore a ballare fino allo sfinimento. Poi Echo la trascinò via dal locale, quasi portandola in braccio. Elettra rideva ad ogni minimo spostamento d'aria. Echo la guardava ridendo di conseguenza, sicuramente più lucida dell'altra. Arrivarono a casa in silenzio al meglio delle loro possibilità. Echo la accompagnò in camera, mettendole una mano sulla bocca quando Elettra le diete la buonanotte alzando troppo la voce.
"Sssh, sono le tre del mattino!" rise guardandola negli occhi. Elettra sembrò avere un attimo di lucidità. Echo le accarezzò le labbra con le dita, gli occhi fissi nei suoi. Le prese il viso tra le mani, avvicinandosi. Elettra ebbe un tutto al cuore. "No! Non farlo!" la sua mente era in subbuglio. Non doveva baciarla, quello era il limite da non superare. Proprio mentre le loro labbra stavano per toccarsi, Echo le spostò sulla fronte dell'altra, posandoci un leggero bacio.
"Buonanotte principessa, a domani."
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Echo
RomanceElettra è una ragazza di vent'anni che sta cercando il suo posto nel mondo. Frequenta l'Accademia di belle arti e ha una fidanzata bellissima che la ama. O almeno, così crede. Nel giro di una settimana il mondo le cade addosso. Lei la lascia, non ri...