Buio totale. Immobilità assoluta. Silenzio tombale. No, non c'era silenzio. Un suono lontano, ritmico e cantilenante si faceva lentamente spazio nelle orecchie di Elettra. Era tenue come un sussurro ma pigramente si faceva più chiaro e concreto. Era un bip, forse di qualche apparecchio elettronico. Nell'aria vi era un odore pungente di alcool che fece storcere il naso della ragazza. Sentiva le palpebre pesanti ma si costrinse ad alzarle ed aprire così gli occhi. La luce bianca delle lampadine sul soffitto glieli fece richiudere bruscamente per il bruciore. Riprovò lentamente cercando di mettere a fuoco la stanza. La vista era offuscata, non riusciva a distinguere bene le forme ma era sicura di non essere mai stata in quel posto. Era distesa su un letto non proprio comodo e, man mano che riprendeva il controllo del suo corpo, sentì il peso di una coperta che le copriva le gambe e i fianchi. Abbassò lo sguardo verso i piedi e notò una testa appoggiata sulla proprie braccia e sull'orlo del materasso. Lunghi capelli castani inondavano il corpo della ragazza addormentata accanto a lei.
"E-echo..?" gracchiò Elettra a voce bassa. La bella addormentata non si mosse, così la ragazza alzò una mano per accarezzarle la testa. Nel farlo, notò che aveva un ago inserito nel dorso e coperto da un cerotto, da cui spuntava un tubicino trasparente. Una flebo? Si trovava in ospedale. Perché? Voltò la testa per guardarsi meglio intorno ma ciò le provocò una fitta di dolore al petto, poco sotto la clavicola sinistra. Lanciò un piccolo urlo che svegliò Echo. La ragazza guardò Elettra e il suo volto stanco si illuminò.
"Sei sveglia..." si alzò di scatto e le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance e posando un leggero bacio sulle sue labbra, continuando a ripetere quelle parole.
"Sì... Ma che cosa è successo..?" Elettra era ancora molto confusa e stordita, non riusciva a ricordare come fosse arrivata lì. Echo non rispose alla sua domanda, era troppo felice che fosse sveglia.
"Come ti senti?" le sussurrò sedendosi sul letto, continuando ad accarezzarle il viso. La sua voce era dolce ma nascondeva una nota di preoccupazione.
"Bene... Credo. Mi fa male la spalla..." notò di avere il braccio immobilizzato da un gesso. Echo annuì e le diede un altro bacio.
"Vado a chiamare il medico." e si alzò di corsa, correndo via.
"Hey aspetta! Cosa è successo?!" Elettra alzò la mano libera, ma la ragazza era schizzata via come un fulmine. Sospirò e cominciò a muovere le gambe, cercando altri dolori, ma sentiva solo il corpo pesante. Poco dopo, un uomo sulla cinquantina con un camice bianco entrò seguito da Echo, Talia e Michael. Appena arrivati, nell'aria si sentì un forte odore di fumo di sigaretta; probabilmente sia Talia che Echo avevano dato fondo alle loro scorte. Il medico visitò la ragazza che reagì bene a tutti gli stimoli e se ne andò dicendo che avrebbe dovuto stare a riposo per un mese e che per un paio di giorni sarebbe rimasta in ospedale per vari controlli post operatori. Elettra era sempre più confusa: era stata operata? Perché? Cosa diavolo era successo? L'ultima cosa che ricordava era l'acquario e Michael che le spiegava le varie differenze di specie di pesci. Talia interruppe i suoi pensieri.
"Come sono contenta che sei sveglia, non ho fatto altro che fumare e bere caffè per due giorni! La mia vita è un disastro senza di te. Ormai non so nemmeno come si mangia! Rimettiti presto, ne ho davvero bisogno!" Elettra scoppiò a ridere ma la risata si trasformò presto in tosse indotta dal dolore che le provocò. Echo si avvicinò preoccupata.
"Va tutto bene? Ti fa molto male? Aspetta, ti aiuto a metterti seduta." La ragazza le fece segno di no con la testa.
"Sto bene, tranquilla." le sorrise e lei parve calmarsi. Talia batté le mani.
"Su Echo, ha detto che sta bene, puoi andare a riposare." Echo scosse la testa.
"Non ci penso minimamente. Io resto qui." Talia si sentì sfidata.
"Tesoro mio, sono due giorni che non esci da questa stanza." poi si rivolse ad Elettra.
"Non ti ha lasciata sola nemmeno un secondo, volevo darle il cambio, ma sembrava che tenerti la mano fosse il suo unico pensiero." Elettra guardò Echo e le sorrise compiaciuta. Sembrò che le guance di Echo si colorarono leggermente di rosso.
"Mamma! Ma che dici, sei sempre la solita esagerata!" rimproverò Talia distogliendo lo sguardo da quello di Elettra. Lei liquidò la figlia con una mano.
"Ad ogni modo, è arrivato il momento di farsi una doccia, sai, gli odori forti potrebbero darle fastidio." Prese Echo per un braccio e la trascinò via, mandando un bacio ad Elettra che sorrise e le salutò con la mano. Voltò la testa di lato, dove Michael stava a guardarsi i piedi.
"Hey, che fai lì? Siediti." indicò la sedia accanto al letto e lui obbedì. Elettra era contenta che fosse lì. Era finita in una famiglia di pazzi e lui sembrava l'ancora che le impediva di impazzire a sua volta. Lui non sembrava voler parlare, si guardava le mani ed evitata in ogni modo il contatto visivo con la ragazza.
"Michael... Che è successo? L'ultima cosa che ricordo sei tu che mi parlavi dei pesci e Gabriel che..." Gabriel. In quel momento si accorse della sua assenza.
"Un momento... Dov'è? Perché non è qui? Gli è successo qualcosa?" Michael strinse i pugni.
"È a casa a dormire probabilmente. Si sente talmente in colpa tanto da non parlare con nessuno da due giorni. Rosario è con lui per controllarlo. Sono contento che stia male, se lo merita." la sua voce era dura e lo sguardo era impenetrabile. Elettra si accigliò.
"Perché si sente in colpa? Cos'ha fatto?" lui voltò lo sguardo su di lei.
"Davvero non ricordi niente? È stato lui a farti questo." indicò col mento la ferita. Elettra guardò la sua spalla e le si strinse lo stomaco. I ricordi si fecero spazio prepotentemente nella sua mente come un uomo che da gomitate in mezzo alla folla. Ricordò la barca, ricordò le lacrime di Gabriel, le sue urla e la pistola. Sentì gli occhi bruciare.
"Alla fine mi ha colpita davvero..." Michael batté il pugno sul bracciolo della sedia.
"Già. Quando sta male riesce solo a fare casini. Fortunatamente stai bene, altrimenti gli avrei rotto tutte le ossa." Elettra gli accarezzò il braccio.
"Lo sai anche tu che non voleva farlo, è stato un incidente..." mentre parlava, cercò di ricordare il perché di quella crisi. Michael si addolcì e le prese la mano tra le sue.
"Sì, so che non è cattivo... Ma ti ha quasi ucciso. Il proiettile ha rotto un osso e un frammento si è staccato. Hanno dovuto operarti per estrarre il proiettile e l'operazione è durata più del previsto per cercare il frammento. Se fosse finito nel sistema circolatorio sarebbe stato un bel problema. Fortunatamente è andata bene e infatti ti senti meglio." guardò la ragazza sorridendole e lei fece lo stesso. Poi il suo sguardo si si rabbuiò. D'improvviso, ricordò la causa di tutto.
"Elettra, che succede? Ti fa male qualcosa? Chiamo l'infermiera?" Elettra fece no con la testa.
"Michael... Chi diavolo è Gwen?" la ragazza lo implorò con lo sguardo. Lui sospirò.
"È una ragazza scomparsa..." la sua voce era bassa e pacata.
"... È come se fosse morta."
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Echo
RomanceElettra è una ragazza di vent'anni che sta cercando il suo posto nel mondo. Frequenta l'Accademia di belle arti e ha una fidanzata bellissima che la ama. O almeno, così crede. Nel giro di una settimana il mondo le cade addosso. Lei la lascia, non ri...