La voce alle sue spalle la fece trasalire. Gabriel stava appoggiato al muro, i capelli scompigliati e le occhiaie, sebbene avesse dormito fino ad allora. Non aveva la maglia e i pantaloni di tuta erano larghi e stropicciati.
"Non ti sembra il caso di vestirti?" Elettra guardò altrove in modo teatrale, così da sottolineare il rimprovero. Gabriel sbuffò.
"Oggi hai proprio voglia di fare la mamma eh? Piuttosto, di cosa parlavate tu e Rosario?" la ragazza tossì abbassando il volto, cercando una bugia plausibile. Il ragazzo ridacchiò avvicinandosi a lei, strusciando i piedi a terra. Si mise seduto sul divano, facendo zapping tra i canali distrattamente.
"Ah, non importa." liquidò la faccenda gesticolando con una mano. Elettra sospirò sollevata e andò in cucina da Rosario.
"Perché sei scappata lasciandomi da sola con lui?!" la rimproverò sotto voce. La donna alzò le mani.
"Il signorino Gabriel è nei giorni cattivi. Non voglio essere nella stessa stanza con lui quando esploderà!" sussurrò.
"Giorni cattivi? Che diavolo significa?!" Elettra non capiva più niente. Sbuffò vedendo Rosario ignorare la sua domanda. La donna si mise a pulire un bancone già lindo come uno specchio, così la ragazza scoppiò. Le tirò via lo straccio dalle mani e la costrinse a voltarsi verso di lei.
"Adesso mi dici che cos'ha. Subito." Rosario sospirò e si arrese.
"Bien, te lo dirò. Ma tu smettila di guardarmi così!" Elettra sorrise soddisfatta e aspettò. La donna si avvicinò alla finestra, dandole le spalle.
"El signorino Gabriel... Lui è malato. È sempre stato così, da prima che io arrivassi. Di solito è felice e spensierato ma poi di colpo diventa aggressivo e triste. Non so come se dice ma è come se ci fossero due signorini Gabriel nella sua testa. Quando è nei giorni cattivi è aggressivo e trascurato. Non vuole uscire e nemmeno mangiare. Non mette in ordine le sue cose e tratta tutti male, fino a quando non scoppia e urla tanto. Così tanto da perdere la voce. Poi va a dormire e il giorno dopo ritorna ad essere sorridente. Mette in ordine le sue cose, gioca a basket, esce con il suo amico e tratta tutti come se non fosse successo niente di male. È questi cambiamenti capitano sempre più spesso..." Rosario sembrava un fiume in piena, in tutti i sensi: parlava velocemente senza fermarsi un attimo e si asciugava gli occhi, tirando su col naso ogni tanto. Elettra ascoltò senza fiatare e intanto guardava Gabriel seduto sul divano a guardare quello che sembrava un vecchio film western. La ragazza abbracciò Rosario quando le lacrime divennero troppo forti da domare e i singhiozzi le spezzavano le parole in gola.
"Abbiamo provato di tutto... Anche se prende le pillole la situazione no cambia." Elettra si allontanò leggermente.
"Quali pillole?" La donna le porse un flacone.
"È quasi ora di prenderla." La ragazza guardò la boccetta e lesse l'etichetta. Erano pillole che venivano date a chi soffriva di bipolarismo. Strinse il contenitore tra le mani e prese una bottiglietta d'acqua prima di entrare in soggiorno e porgerle a Gabriel.
"Prendi." gli ordinò ma lui non la guardò nemmeno.
"L'ho già presa." lei si avvicinò, insistendo.
"Bugiardo, io non ti ho visto." lui cominciò ad irritarsi.
"So io quando devo o non devo fare qualcosa, ok?!" alzò leggermente la voce. Dalla cucina si sentì Rosario posare un piatto e poi fermarsi ad ascoltare. Elettra gli lanciò il flacone e la bottiglietta sulla pancia.
"Ma che ca.. Ma che vuoi?!" lei si avviò verso la camera del ragazzo.
"Muoviti a prenderle, abbiamo da fare." lui si alzò e la seguì.
"E cosa dovremmo fare? Sentiamo." Lei entrò in camera e frugò nei vestiti sparsi ovunque qualcosa di decente, soprattutto pulito, da fargli mettere.
"Che diavolo stai facendo?!" Gabriel cominciava davvero ad arrabbiarsi.
"Ti cerco qualcosa da mettere, dobbiamo uscire." lui scoppiò a ridere.
"Io non vengo da nessuna parte con te." lei ridacchiò, stizzita.
"Oh, verrai eccome. Abbiamo tanto di cui parlare." Trovò una camicia di lino beige e un paio di pantaloni cargo verde militare. Glieli lanciò e Gabriel li afferrò.
"Muoviti, non abbiamo tutto il giorno." annusò l'aria passandogli accanto prima di uscire.
"E lavati, emani un odore terribile." e uscì. Gabriel rimase a fissare la porta con gli occhi sbarrati.
Una mezz'oretta dopo, il ragazzo uscì dalla stanza vestito e pronto per uscire. Posò in cucina flacone e bottiglia e si avvicinò a Elettra che gli sorrise.
"Vedi? Non è stato poi così orribile, no?" lui annuì senza aggiungere altro. Ora che Echo non c'era, avrebbe aiutato Gabriel a passare i suoi "giorni cattivi", standogli accanto e non permettendogli di rinchiudersi in casa.
"Chiama Michael, andiamo a bere qualcosa su." lui annuì ancora e mandò un messaggio al suo migliore amico che gli rispose dopo qualche minuto. Si organizzarono decidendo di vedersi a un bar in centro, poco distante sia da casa loro che da casa di Michael. Elettra sfoggiò il più meraviglioso dei sorrisi che potesse fare. Lo prese per mano e strinse.
"Andiamo, il mondo ci aspetta!" alzò l'altro braccio come un conquistatore in una terra nuova. Sul viso di Gabriel fece capolino lo spettro di un sorriso, così Elettra si sentì già più fiduciosa.
"Ah, attento alla luce, i vampiri rinchiusi in stanza molto spesso dimenticano come sia fatta, potrebbe essere un trauma."
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Echo
RomanceElettra è una ragazza di vent'anni che sta cercando il suo posto nel mondo. Frequenta l'Accademia di belle arti e ha una fidanzata bellissima che la ama. O almeno, così crede. Nel giro di una settimana il mondo le cade addosso. Lei la lascia, non ri...