Capitolo 7

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La notte passò serena tra carezze e parole dolci. Elettra non voleva addormentarsi, Echo non dava segni di stanchezza. Abbracciate sotto le lenzuola, si sorridevano felici. Elettra fece correre lo sguardo sul viso di Echo. Notò che aveva un velo di lentiggini sul naso, un neo sotto l'occhio destro e le sopracciglia leggermente asimmetriche. Sorrise. Quella piccola imperfezione la rendeva ancora più bella. Sentì la mano di Echo esplorare la sua schiena. Il suo tocco delicato lasciò una scia di brividi sulla sua pelle.
"Cosa stai guardando?" sussurrò la ragazza.
"Il tuo viso. Non l'avevo mai guardato con attenzione. I tuoi occhi mi distraevano sempre..." mormorò Elettra, sorridendo. Echo fermò la mano al centro della sua schiena, stringendola a sé. Con l'altra le accarezzò la testa, che abbracciandola costrinse ad appoggiare sul proprio petto.
"Dovresti riposare, domani hai la sveglia presto..." le passò le dita tra i capelli.
"Guarda che è già domani... E poi, non voglio perdermi nemmeno un istante." rispose Elettra chiudendo gli occhi. Echo le posò un leggero bacio sulla testa senza aggiungere altro. Rimasero così, strette l'una all'altra, il respiro sincronizzato, il cuore che scandiva i secondi. Si alzarono solo per guardare l'alba in piedi davanti la finestra. Elettra indossò la t-shirt stampata di Echo, che invece si accontentò di rimettersi la propria biancheria. Le stelle cominciarono a scomparire, lasciando il posto a un'aurora rosa e azzurra, mentre le due ragazze se ne stavano abbracciate a fissare il cielo. Ad un tratto Elettra sciolse l'abbraccio.
"Ferma qui, non muoverti." ordinò all'altra che annuì confusa. La ragazza frugò nel cassetto della scrivania da cui prese la macchina fotografica. Impostò l'autoscatto e la posò su alcuni libri all'altezza giusta per inquadrare la finestra e la bellissima ragazza in intimo che la guardava sempre più confusa.
"Dieci secondi!" Elettra si avvicinò quasi di corsa. Nove. La prese per mano. Otto. Le baciò le dita. Sette. Echo le sorrise. Sei.
"Baciami." ordinò. Cinque. Echo posò le labbra sulle sue. Quattro. Elettra la strinse a sé. Tre. Chiusero gli occhi. Due. Trattennero il respiro. Uno.
Bip, bip, bip...Click! La fotocamera scattò, le due ragazze continuarono a baciarsi. Elettra prese l'altra per mano e insieme andarono a vedere la foto.
"È bellissima." sussurrò Echo, emozionata. Elettra si fece scappare una lacrima.

Che rumore fa la felicità? Elettra ci pensò su per molto, ascoltando alla radio la canzone dei Negrita. Il suono di una risata forse, o anche una voce allegra. Per lei sicuramente era qualsiasi rumore prodotto da Echo. La sua risata, i suoi sospiri, il rumore dei suoi passi...
"... Si può sapere a cosa pensi tutto il giorno?!" Talia cominciò a spazientirsi. Elettra si scusò e cercò di rimanere concentrata. Le cose non stavano andando bene a lavoro e Talia era stressata. Non doveva distrarsi troppo, ma il ricordo della notte passata era così vivido che a tratti le sembrava di essere ancora a letto abbracciata a Echo. Si ripromise di essere più professionale e di smettere almeno per un paio d'ore di non pensare ad altro che non fosse il suo lavoro. Fortunatamente ad alleggerire la giornata arrivò Gabriel. Salutò la madre con un bacio sulla guancia e Elettra con un abbraccio. Era davvero un ragazzo allegro e sorridente, tutto il contrario della sorella.
"Hey Elettra, stasera gioco una partita amichevole con dei ragazzi al palazzetto, ti va di venire? Magari mi porterai fortuna!" la invitò con nonchalance. Elettra ci pensò su qualche secondo. Non ci trovò nulla di male ad uscire un po'. Sorrise e annuì.
"Volentieri, mi piace il basket." il ragazzo andò via triofante urlando un "a stasera!" pieno di entusiamo. Elettra scrollò il capo sorridendo. Portò a Talia una tazza di thè, che la squadrò.
"Io e te dobbiamo parlare." Elettra gelò.
"C-cosa?"
"È da un po' che ti vedo strana, va tutto bene?" la osservò con fare indagatore.
"Ma certo! Tutto bene... Perché?" cercò di non sembrare nervosa.
"Mmmh... Sarà. Ma sta attenta, ti tengo d'occhio." Nemmeno la minaccia dell'uomo nero poté tener testa a questa. Elettra sorrise a disagio e si allontanò per andare al bagno. Mandò un SMS a Echo.
"Tuo fratello mi ha invitata alla partita di stasera. Ci andiamo insieme?" la risposta arrivò dopo due minuti.
"Ma non ero io che dovevo portarti all'inferno? Quelle partite sono il decimo girone." Elettra ridacchiò e le mandò un'emoticon a forma di cuore prima di tornare al lavoro.

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