Capitolo 10

264 23 2
                                    

Elettra sospirò e tornò in casa, Rosario le fece trovare una bellissima colazione, con tanto di fiore nel vaso. La ragazza sorrise nel vedere la scena e si accomodò cominciando a mangiare. Poi, pensando che aiutare Rosario a mettere in ordine sarebbe stata una buona distrazione, sparecchiò la tavola e andò a lavare i piatti, lasciando volutamente il vaso al suo posto. Rosario la osservava sorridendo.
"Così sembra più allegra la stanza, non credi? Dovremmo metterne di più. Quali sono i fiori preferiti dalla signora?" Rosario ci pensò su portandosi un dito alle labbra.
"Dovrebbero essere quelli che somigliano a una palla... Uhm, cómo se dice? Giorgina? No no no... Non era così..." Elettra sorrise divertita.
"Intendi la Dalia? Assomiglia anche al suo nome." Rosario quasi applaudì.
"Sì esatto! Proprio esto." Decisero che sarebbero andate a comprarne un mazzo per il ritorno della padrona.
"E... Quelli di Echo?" chiese la ragazza timidamente. Rosario sembrò in difficoltà.
"Non saprei, non ha mai parlato di fiori." liquidò la situazione con una scrollata di spalle. Elettra ci rimase un po' male. Avrebbe voluto prendere qualche fiore anche alla ragazza. Finite le faccende di casa le due andarono a riposare. Andando in camera Elettra passò davanti alla porta di Gabriel. Non si era fatto vedere per tutta la mattinata. Bussò alla porta, ma nessuno rispose.
"Gabriel, sei lì?" che domanda scema, per forza era in camera.
"Lasciami in pace, vattene." c'era qualcosa nella voce del ragazzo che fece sbalordire Elettra. Non le aveva mai parlato in modo così freddo e brusco. Aggrottò le sopracciglia e, ignorando l'ordine dell'altro, aprì la porta ed entrò nella stanza. Lo spettacolo che l'aspettò non era sicuramente piacevole. Gabriele era steso sul letto con le coperte fin sopra la testa, le tende erano chiuse, la finestra sbarrata. Per terra vari dvd e riviste coprivano le mattonelle, i vestiti erano accatastati sulla sedia da ufficio accostata alla scrivania. Alle pareti, poster mezzi staccati e tanti quadratini più o meno grandi di intonaco più chiaro del resto, segno di qualcosa che era stato appeso lì per molto e rimosso di recente. La ragazza di avvicinò al letto.
"Non ti sembra quasi ora di alzarti?" Elettra usò di nuovo quel tono acido che tanto odiava, ma quella situazione lo richiedeva.
"Oh sì mamma, adesso mi alzo." la prese in giro lui, sbuffando. La ragazza si avvicinò ancora.
"Non costringermi a tirarti via le coperte, sai che non ho paura di farlo." lo minacciò lei. Lui allora si alzò a sedere, guardandola in cagnesco.
"Una madre ce l'ho già, grazie. Non ho bisogno che la sua nuova tirapiedi mi dia degli ordini. E adesso vattene, ho sonno!" Elettra rimase impietrita. Cosa era appena successo? Non le sembrava di parlare con lo stesso ragazzo del giorno prima. Era davvero così arrabbiato? Allungò una mano verso di lui, che la snobbò e si rimise a letto.
"Vattene." la ragazza obbedì controvoglia. Uscì senza fiatare, richiudendosi la porta alle spalle.

Si era fatta ormai ora di pranzo, così Elettra aiutò Rosario a preparare. Apparecchiò la tavola e assaggiò le pietanze che la donna le portava alla bocca. Rosario era davvero una cuoca straordinaria.
"È solo per questo che mi hanno presa, ne sono sicura!" scherzava la domestica, ridendo. Elettra sorrideva di riflesso, ma non stava ascoltando. La sua mente era in subbuglio, tutto girava attorno a una persona. No, non era Echo stavolta, ma suo fratello. Anche se qualche volta la ragazza faceva capolino nei pensieri di Elettra. Che famiglia, pensò. Si comportano tutti in modo strano.
"Elettraaaaa..!!!" la ragazza sobbalzò. Rosario la stava fissando con in mano un mestolo.
"Assaggia sù!" lei obbedì e cercò di essere più presente per il resto della conversazione. Dopo aver finito di preparare, le due si misero a tavola. Gabriel ancora non si vedeva. La ragazza guardò la porta della sua stanza.
"Forse... E se andassi a chiamarlo?" Rosario scosse la testa.
"No niña, non andare. È meglio così." e cominciò a mangiare senza aggiungere altro. Il pranzo si svolse in silenzio, Elettra ne fu quasi felice, avrebbe potuto riflettere sulla situazione senza sembrare eccessivamente distratta. Finito l'ultimo boccone, la domestica si alzò per sparecchiare. La ragazza, dopo un ultimo sguardo alla porta, si fece coraggio.
"Rosario... Cos'ha Gabriel? È strano... Ieri era così euforico e sorridente, oggi invece... Non mi aveva mai trattato in modo così freddo e distaccato. Cosa gli è successo?" la donna sospirò, posando i piatti sul tavolo in modo molto teatrale.
"El signorino Gabriel... Lui ha una malattia. Non so come se chiama di preciso, ma capita sempre più spesso che cambia... Come si dice? Umore, sì." Elettra la ascoltò con attenzione. Una malattia? Che sia... Un colpo di tosse proveniente dalle sue spalle interruppe i suoi pensieri. Rosario era scomparsa in cucina in meno di mezzo secondo.
"Bene, non perdi tempo a sparlare eh?"

EchoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora