Nei giorni successivi Elettra non volle vedere nessuno se non Rosario. La donna si prese cura di lei come fosse sua figlia: si assicurava che non le mancasse niente ed era sempre all'erta nel caso l'orgogliosa ragazza provasse a cavarsela da sola ignorando il dolore lancinante alla ferita in via di guarigione che si manifestava una volta finito l'effetto degli antidolorifici. Echo provò più volte ad avvicinarla ma Elettra il più delle volte la ignorava e quando le insistenze della ragazza diventavano insopportabilmente irritanti la scacciava senza tanti giri di parole.
Dopo due settimane Elettra era in grado di provvedere a se stessa autonomamente e tornò a lavoro. Talia sembrò rinascere, senza Elettra non era capace di organizzare i propri impegni così c'era tanto di quel lavoro arretrato che la ragazza non ebbe tempo per pensare a Echo e a quello che era successo e ovviamente non voleva. Si gettò a capofitto nel lavoro sebbene la spalla le doleva ancora e portasse ancora il tutore. Rosario la rimproverò spesso brontolando verso di lei e urlando verso Talia.
"Madre de Dios señora, la ragazza è incosciente perché è giovane, ma voi siete adulta! Troppo lavoro!" Talia la liquidò con una scrollata di spalle.
"Dice che ce la fa e io le credo." Echo assisteva a queste scene ormai frequenti senza staccare gli occhi da Elettra che non la degnava neanche di uno sguardo, sebbene notasse tutte le occhiate che la ragazza le lanciava. Dentro di sé cominciò a maturare l'idea di dover staccare da quella famiglia. Una voce allarmata le sussurrava all'orecchio di mollare tutto e andarsene, sarebbe stato tutto più semplice. Poco a poco la voce diventò sempre più insistente ma non era più allarmata, era calda e suadente, come se il suo cervello avesse cambiato strategia per convincere il suo cuore che andarsene sarebbe stata la scelta giusta. Una sera, dopo cena, Elettra andò a fare un bagno rifiutando l'aiuto di Rosario. Voleva stare un po' da sola, aveva bisogno di pensare. Riempì la vasca da bagno e si immerse fino al collo, abbassandosi di tanto in tanto fino a bagnarsi le labbra. I lunghi capelli biondi galleggiavano sulla superficie. Alzò gli occhi verso la porta di Echo. Ricordò tutte le volte che la ragazza era entrata in bagno quando c'era anche lei, spesso svestita, e di quanto fosse imbarazzante e emozionante allo stesso tempo. Le scappò un sorriso. La voce nella sua testa sembrò materializzarsi accanto a lei, prendendo la sua forma, come un clone. Avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò ancora, come faceva ormai da giorni.
"Devi andare via... Lascia tutta questa storia alle spalle, è meglio così."
Elettra annuì, accantonando il dolce ricordo bruscamente. Tipico di Echo: anche se non era presente riusciva in qualche modo a condizionarla. Esaminò per l'ennesima volta tutta la situazione valutando i pro e i contro e soppesando i ricordi che la facevano sorridere a quelli che la facevano disperare. Le sembrò di impazzire. Era come se la sua mente si fosse scissa e non riusciva a trovare un compromesso. Si guardò le mani: erano diventare rugose. Era il momento di uscire e asciugarsi ma non ne aveva nessuna voglia. L'acqua era così calda e avvolgente, tranquilla e piatta se la ragazza non si muoveva, contrastava col suo animo tempestoso. Strinse i pugni. Era stanca di pensarci, decise di agire. Si alzò di scatto, procurandosi non poco dolore alla spalla, che ignorò, si vestì e andò in camera, mettendosi a letto. L'indomani avrebbe comunicato a tutti la sua decisione. Solo una volta in passato le capitò di sentirsi così: quando lasciò tutto e andò a vivere in una casa di sconosciuti che l'avrebbero fatta impazzire. Le scappò un altro sorriso. Non poteva fare a meno di pensare a Echo e alla sua famiglia senza un pizzico di tenerezza e affetto. Sentì bussare alla porta. Pensando che fosse Rosario, rispose e disse di entrare, dando le spalle all'entrata. La porta si aprì con un cigolio ormai familiare, e sentì un rumore di passi altrettanto noto. Elettra capì chi era ancora prima che parlasse.
"Dovresti chiedere sempre chi è prima di invitare qualcuno ad entrare nella tua stanza, potrebbe essere un malintenzionato." Echo si chiuse la porta alle spalle, rimanendo ferma a pochi passi da essa. Elettra non si mosse.
"Hai ragione, sono proprio una sprovveduta. Facciamo così, esci così la rifacciamo." la sua voce la tradì spezzandosi su "esci". Echo ridacchiò e poggiò le spalle alla porta.
"Bel tentativo, lo ammetto. Ma non funzionerà. Ormai mi hai invitato a entrare e non me ne andò fino a quando non mi avrai ascoltato." la sua voce era bassa e seria, con una punta di durezza. Elettra sbuffò.
"Non credo ci sia molto di cui parlare ancora. Sprecheresti tempo e fiato e immagino che sarebbe un peccato, ti servono entrambi." stavolta il tono di voce era più sicuro. Echo rimase in piedi dov'era, fissando la nuca dell'altra. Sentì la voglia di avvicinarsi e accarezzarle i capelli ma si impose di non muoversi.
"È vero, mi servono, ma per te li spreco volentieri." Elettra scoppiò in una risata acida e sarcastica.
"Oh sono così lusingata, credimi." fece per mettersi seduta.
"Provane un'altra, non mi hai impressionata per niente." distratta dalla conversazione, fece leva sulla spalla ferita che cedette, facendola ricadere sul cuscino con un gemito. Echo allora si lanciò verso di lei.
"Ti sei fatta male? Che hai fatto?" le poggiò una mano sotto le spalle, abbracciandola e aiutandola a sedersi. Elettra si irrigidì ma la fece fare. Echo si inginocchiò accanto al letto, cercando le sue dita con le proprie. Elettra tirò via la mano, ma fece il grave errore di guardarla negli occhi. Il verde smeraldo sembrava sbiadito e la sclera era tutta arrossata. La preoccupazione prese il sopravvento sulla rabbia. Echo sembrava implorarla con lo sguardo.
"Mi dispiace. Per tutto. Avrei dovuto dirti tutto, avrei dovuto fidarmi di te e confessarti il mio..." fece un colpo di tosse.
"Il nostro segreto. E prima avrei dovuto impedire che accadesse. Avrei dovuto fare qualcosa, avrei dovuto aiutare mio fratello, avrei dovuto..." Elettra la interruppe.
"Quello che avresti dovuto fare a me non importa. Non più. Sarai tu a doverci convivere per tutta la vita, non io." quelle parole fecero male sia a Echo che a se stessa. Ma non poteva cedere, aveva preso una decisione e l'avrebbe seguita. La ragazza abbassò lo sguardo.
"Hai ragione... Non è un tuo problema. Volevo solo che capissi cosa sto provando, volevo... Ma chi voglio prendere in giro? Io non voglio che tu mi capisca, voglio solo che mi perdoni." Elettra sentì montare la rabbia.
"E magari fidarmi di te come se non fosse successo niente? Oh sì, che gran bel piano eh? Peccato che non funziona così. Non puoi pretendere che io ti perdoni. Non puoi pretendere niente." Echo alzò le mani.
"Non sto pretendendo niente. Voglio che mi perdoni, ma so che dovrò guadagnarmela la tua fiducia." Cercò il suo sguardo ed Elettra lo ricambiò e sospirò.
"Io... Non è solo questo. Il problema è che io non so chi sei. Guardati, sei inginocchiata accanto al mio letto a implorarmi di perdonarti. Non sei tu. Tu non chiedi scusa a nessuno, tratti male chiunque ti avvicina e non ti importa di nessuno." Echo sorrise amaramente.
"È vero, a me non importa di nessuno. Ma tu non sei nessuno." Elettra sentì le sue convinzioni vacillare e non poteva permetterlo. Le mise una mano sulla bocca per impedirle di parlare. Echo mise una mano sulla sua e le baciò il palmo. Elettra la tirò via.
"Smettila, lo stai facendo ancora."
Echo era confusa.
"Facendo cosa?" la guardò alzando un sopracciglio.
"Conosci i miei punti deboli, sai cosa mi piace e cosa no e usi queste informazioni a tuo vantaggio. Lo fai sempre. Però non affronti il problema." Elettra sapeva che se le avesse permesso di stare ancora lì a parlare l'avrebbe convinta. Inspirò e parlò prima che Echo potesse ribattere.
"Ho deciso di andarmene."

STAI LEGGENDO
Echo
RomanceElettra è una ragazza di vent'anni che sta cercando il suo posto nel mondo. Frequenta l'Accademia di belle arti e ha una fidanzata bellissima che la ama. O almeno, così crede. Nel giro di una settimana il mondo le cade addosso. Lei la lascia, non ri...