Capitolo 12

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Si trovarono tutti a tre seduti al bar, ognuno con la propria bottiglia di birra. Michael era un ragazzo molto sorridente e carino, capelli castano chiaro e occhi nocciola. Sembrava davvero felice che Gabriel fosse uscito finalmente.
"Ma come hai fatto a portarlo qui? Insomma, era nel bel mezzo del periodo nero!" disse il ragazzo punzecchiando Gabriel col gomito. Elettra sorrise compiaciuta.
"Beh, non è stato difficile a dire il vero. È bastato prendere dei abiti e ordinargli di vestirsi." Gabriel sbuffò. Ovviamente la conversazione non gli piaceva. La ragazza se ne accorse e cambiò discorso. Parlarono di più e del meno, Elettra scoprì che Michael stava studiando per diventare biologo marino.
"Ma è bellissimo!" la ragazza era entusiasta. Michael diventò paonazzo; era molto timido.
"Sì è vero, lavorare con gli animali è bellissimo... Sai sto facendo il tirocinio all'acqurio in città." Gabriel alzò gli occhi al cielo e sbuffò, aveva sentito quella storia almeno cento volte.
"Voglio vederlo, andiamoci!" Elettra tracannò quello che restava della sua birra e Gabriel rise.
"Questo te l'ha insegnato mia sorella eh?" alla ragazza andò la birra di traverso e tossì, aumentando le risate del ragazzo e del suo amico. Michael tossì teatralmente per zittire gli altri due.
"Non possiamo andarci ora, è chiuso." Elettra gracchiò con voce roca e bassa, tenendosi il collo.
"E non hai le chiavi?" Gabriel si estraniò dalla conversazione, non aveva voglia di entrare in un luogo pubblico chiuso.
"Sì, ma non è che posso andarci sempre..." Elettra gli fece gli occhi dolci.
"E daaaaiiii..!" Michael sospirò dopo le insistenti richieste della ragazza.
"E va bene, andiamoci." Gabriel fischiò.
"Wow, hai resistito per cinque minuti, stai facendo progressi, amico mio."

L'acquario era poco distante così andarono a piedi. Michael li fece accedere dal retro, per evitare di essere notati. Entrarono in una stanza buia, Elettra strinse la manica di Gabriel che le stava davanti, così da non perdersi. Michael attivò un interruttore che con un ronzio accese in successione le luci all'interno delle vasche. La ragazza rimase a bocca aperta guardandosi intorno. Le pareti e il soffitto di vetro, le luci blu e tanta acqua li circondavano. Nelle vasche nuotavano pesci di tutti i tipi, grandezze e colori. Elettra lasciò Gabriel e si avviò avanti guardando il soffitto.
"È... Bellissimo..!" la ragazza non smetteva di sorridere. Gabriel la guardò e gli scappò un sorrisetto, Michael invece guardava lui.
"È contagioso il suo sorriso, non trovi?" Gabriel annuì e la seguì, avvicinandosi a una parete e picchiettando col dito sul vetro in corrispondenza di una stella marina. Michael sospirò e andò dietro i due a passo lento senza guardarsi intorno; dopotutto conosceva quel posto come le sue tasche. Si avvicinò ad Elettra e cominciò a spiegargli le varie specie di animali che fluttuavano sulla loro testa. La ragazza ascoltò interessata mentre indicava i pesci di cui voleva sapere di più. Gabriel rimase in disparte, l'idea di andare in quel posto non lo allettava per niente e la cosa non era affatto cambiata. Finito il lungo corridoio di vetro, c'era una porta che dava sull'esterno. Ai lati si estendevano altri due corridoi che portavano all'area relax e ai servizi pubblici, ma ovviamente era tutto chiuso. I tre uscirono in cortile dove grandi piscine ricoprivano la superficie. Ai lati c'erano degli spalti e tra le piscine dei piccoli sentieri di piastelle che delineavano il percorso da seguire per poter continuare il giro e andare verso l'uscita. Michael non smetteva di spiegare.
"Qui si fanno degli spettacoli. Di solito con i delfini e le otarie, ma se guardi lì in fondo c'è una vasca più grande. Lì si esibisce l'orca. Si chiama Bianca, che fantasia eh?" e ridacchiò indicando il dritto davanti a sé. Elettra sorrise e indicò un altro punto.
"E di quella cosa mi dici?" al centro del cortile c'era una vecchia barca d'epoca, probabilmente un piccolo peschereccio. Michael la prese sottobraccio e si avviò verso la barca.
"Quella è un'altra attrazione dell'acquario. È un piccolo peschereccio d'epoca, è stato restaurato ed è visitabile. Ti va di vederlo?" ad Elettra brillarono gli occhi.
"E me lo chiedi pure?!" risero entrambi mentre la ragazza si girò.
"Gabrieeeeel! Andiamo, sbrigati! Andiamo al peschereccio!" il ragazzo era rimasto indietro. Guardava la vasca accanto a lui. Alzò la testa e vide la ragazza che sventolava la mano in aria. Annuì e si avvicinò con passo spedito. Lei gli afferrò la manica e cominciò a correre, tirandolo con sé. Michael li seguì sorridendo. Elettra cercò di essere più allegra e spensierata possibile, anche se nella sua testa giravano milioni di domande che ancora non avevano avuto una risposa. Sperò che i suoi sforzi potessero aiutare Gabriel ed uscire dal famigerato periodo nero senza ulteriori traumi. Entrarono nella barca e Michael accese nuovamente le luci, spiegando che ovviamente erano state aggiunte al momento del restauro per praticità. L'ambiente non era molto grande, c'erano alcune brandine e due porte. Una era il bagno e l'altra la cucina. In fondo c'era un'altra porta, probabilmente la stanza del capitano. Elettra aprì la porta ed entrò. Quella stanza era quasi più grande della principale, c'erano un letto e una scrivania su cui erano state allineate carte nautiche e mappe dell'epoca, una lampada a olio e un compasso. La ragazza accarezzò la superficie del legno, guardando le carte. Gabriel cominciò a smanettare coi cassetti e Michael lo ammonì dicendogli di non rompere niente. Finito il giro all'interno i tre decisero di andare sul ponte. Elettra per prima e Michael che la seguiva raccontandole la storia della barca. Gabriel arrivò poco dopo. La ragazza si guardò ancora intorno, incantata.
"Chissà quanto sarebbe piaciuto a Echo vedere tutto questo..." Michael annuì e fece per dire qualcosa, ma Gabriel glielo impedì.
"Oh andiamo Gwen, piantala di pensare sempre a mia sorella!" Elettra si voltò di scatto verso di lui.
"Come mi hai chiamata?" lui alzò un sopracciglio.
"Terra chiama Elettra, come vuoi che ti abbia chiamata?" la ragazza lo guardò confusa.
"Hai detto Gwen. Mi hai chiamata Gwen." si avvicinò a lui.
"Chi è?" Gabriel cambiò totalmente espressione. In poche ore era passato dallo scocciato, all'indifferente, al sarcastico e all'irritato. Ora il suo viso trasudava terrore. Indietreggiò.
"G-gwen... N-non conosco nessuna Gwen." Elettra incrociò le braccia a petto.
"Bugiardo, sei tu che l'hai nominata, chi è?" Michael gli faceva segno di "no" con la testa, in modo che Gabriel non potesse sentirlo, dato che gli dava le spalle. La ragazza ignorò l'avvertimento.
"Allora?" Gabriel continuò a indietreggiare, scuotendo la testa.
"Gwen... Gwen... Non è stata colpa mia." sussurrò sudando freddo. Le mani gli tremavano, lo sguardo era perso e vuoto. Elettra si avvicinò e gli sfiorò la spalla.
"Gabriel... Ma che ti prende?" lui la spinse via.
"NON TOCCARMI!!" urlò tastandosi il fianco. Elettra indietreggiò, preoccupata.
"Va bene... Scusami. Adesso calmati ok?" il ragazzo era agitato, continuava a toccare i pantaloni, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Michael si avvicinò per cercare di calmarlo ma si fermò di colpo. Gabriel aveva trovato quello che stava cercando. Elettra alzò le mani, indietreggiando ancora.
"Stai. Indietro." Gabriel sputò quelle parole come se fossero acido. Con mani tremanti teneva dinnanzi a sé una pistola, puntata sulla ragazza.
"G-gabriel... Dove l'hai presa..? Dai, mettila giù potrebbe essere carica." la pistola era d'epoca, un tempo il colore doveva essere nero, ora era coperta di ruggine.
"L'hai presa nel cassetto della scrivania vero? Rimettila a posto, non è divertente." il ragazzo tremava, lo sguardo fisso su di lei.
"Mi dispiace... Gwen... Io... Io non volevo..." lo sguardo si fece più duro.
"Tu... Perché l'hai nominata eh?! Cosa vuoi da me?!" con uno spasmo avvicinò l'arma alla ragazza che lanciò un urlo.
"I-io non volevo... Sei tu che... Ti prego mettila via!" Elettra sentiva le gambe tremare. L'avrebbe colpita davvero? Lo sguardo di Gabriel si fece più morbido e triste.
"Mi dispiace... Io... Io non l'ho fatto apposta... Lei era sul bordo... E io... Io non volevo..." cominciò a piangere. Abbassò la pistola prendendosi la testa tra le mani. Elettra si avvicinò piano, cercando di calmarlo.
"N-no.. Non avvicinarti!" il ragazzo si puntò la pistola alla tempia. Piangeva come un bambino, la mano tremante. La ragazza rimase impetrita. Gabriel alzò lo sguardo al cielo.
"Gwen... Perdonami Gwen!" sussurrò, abbassando lo sguardo. In quel momento, Michael si avventò alle sue spalle bloccandogli le braccia e allontanando la pistola dalla sua testa. Elettra si buttò su di lui, afferrandogli il polso. Gabriel si dimenò biascicando cose tipo "lasciatemi" e non voleva mollare la presa. La lotta durò pochi secondi e fu interrotta bruscamente da un colpo secco. La pistola era carica.

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