Portalcraft

Cap. 20

Pov. Valeria

A-ah... fa male...
l'unica cosa su cui riesco a concentrarmi è il dolore, intenso in maniera assurda al mio petto mentre cado a terra, sento una sostanza calda sul mo petto, una voce lontana che urla..
Ah, Valentina.. Questo dolore.. E' colpa tua, questa trappola mortale...
Pochi pensieri confusi girano per la mia mente sempre più nera, il buio che mi circonda, eppure non la odio, ho solo tanta, tanta paura; che si mescola con quel dolore indicibile... finché una fitta ancor più atroce mi fa scivolare in quella dolcissima assenza di sensazioni che è la morte.

Pov. Herobrine

Guardo la ricciola dormire senza spiccicare parola, perso totalmente nei miei pensieri. Pure nel sonno non perde l'espressione tormentata che le è apparsa in viso quando ha visto l'amica venir colpita.
Non so perché la cosa mi turba ma continuo a sentire quel grido disperato, ancora e ancora...
Stai perdendo la scorza
Mi ci mancavi tu.. Nico.
Appena pronuncio il suo nome si incupisce chiudendosi nel silenzio.
Perché è davvero il tuo nome no? Perchè non me l'hai mai detto?
non avresti dovuto scoprirlo mai. Afferma lui, serio come mai l'ho sentito. Certe cose sono fatte per restare segrete.
Non resisto.
Cose come quella Talitha?  C'è un tremendo silenzio nella mia testa per qualche istante. Ma è normale parlare così con quella che dovrebbe essere la tua coscienza? Prima che io possa perdermi dietro ad altri ragionamenti, lui mi interrompe.
Non chiedermi di lei. Mai più. E nonostante il tono sommesso, quella frase riempie l'intera mia mente fino a che non lo sento sparire.
Non ho il tempo di interrogarmi a lungo però, poiché sento i deboli lamenti della ragazza sul mio letto e punto i miei lattiginosi occhi vuoti su di lei.
Si sta svegliando.

Pov. Esterno

Nel mentre di tutto ciò, alcuni genitori dei ragazzi (cioè Carla, Deborah, la madre di Rossella) sotto richiesta di quest'ultima adesso si trovano nel quartiere più malandato della città, alla ricerca di un uomo un po' particolare.
Finalmente, giungono alla sua porta. La targa reca scritto in elegante grafia "Pirrello Samuele, demonologo e esperto dell'occulto. La maggior parte di loro è scettica, ma spinti dalla disperazione citofonano.
Con un clank, la porta a vetri, semplice, si apre rivelando un interno cupo ma ben curato. All'ingresso sta un uomo dai profondi occhi azzurri, circondati da sottili occhiali a montatura quadrata che gli conferiscono un aria autoritaria e professionale. Cammina con passo sicuro, mentre i tacchi dei suoi mocassini producono sul parquet un suono che serve solo a innervosire lo sparuto gruppetto.
"Prego, accomodatevi. Cosa posso fare per voi?" Chiede con garbo, guidandole ad un salottino illuminato esclusivamente da candele rigorosamente bianche. Lui si accomoda su una poltroncina, assumendo una posa rilassata e iura di se, mentre esamina le tre donne.

Pov. Carla

Questo posto fa venire i brividi... esattamente come colui che lo abita
Penso guardando l'uomo, sentendo il suo sguardo addosso, come se potesse mettermi a nudo con esso. Mi schiarisco la voce, per poi rompere decisa il ghiaccio. Dobbiamo recuperare le nostre bambine.
"Ci hanno riferito che siete un esperto di infestazioni, demoni ed esoterismo in generale."
"Vi hanno riferito giusto." afferma laconicamente osservandoci. "Quindi la vera domanda è un'altra. Per quale motivo delle rispettabili signore come voi dovrebbero aver bisogno dei servizi di un emarginato come me?"
sorrisetto beffardo come il suo tono, mi mette sulle spine. E' ovvio che ci crede capitate qui per caso, ignoranti, da spennare.. ed è altrettanto chiara la sua frustrazione.
"I nostri figli sono stati rapiti da quello che crediamo essere un demone in un videogioco"
prende parola Deborah, pallida come mai l'ho vista.
Il dottor. Pirrello inarca un sopracciglio interessato, assumendo una postura più consona, pronunciando due semplici parole: "Vi ascolto."