capitolo 8

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Apro gli occhi maledicendomi per  non aver chiuso i balconi ieri sera.

E' domenica e mi ritrovo seduta,  sveglia e con un terribile mal di testa alle sette della mattina.

E'  come se avessi un martello che continua a battermi contro le tempie, è  un fastidio asfissiante ed è strano perchè non ho mai sofferto di  emicrania.

Mentre torno a distendermi sul letto lo schermo del mio cellulare  s'illumina, c'è un messaggio così apro l'icona socchiudendo gli occhi.

Da Justin:
Immagino tu sia sveglia e che tu abbia un grosso mal di testa, prendi  un'aspirina e due cucchiai d'olio di oliva, poi torna a letto.

Sbatto le palpebre e rileggo il messaggio tre volte, mi ritrovo a  guardare i balconi, è impossibile che mi abbia vista o che sappia in  qualche modo che mi sono svegliata con un terribile mal di testa.

Un senso di panico mi assale il petto quando ripercorro velocemente la  serata di ieri sera, i ricordi sono sfocati e le uniche immagini che mi  attraversano la mente sono dell'incontro con Jackie e del nostro arrivo a  quel ritrovo per pugili, infine la faccia di Rebekah.

Oh, no. Quella stupida vodka.

Gemo mentre torno a distendermi, non posso credere che sia successo  davvero, vorrei spofondare sotto le assi di legno del pavimento e non  farmi più vedere.

Non riesco ad immaginare come posso essermi ridotta e  come possa avermi visto Justin, devo avergli fatto decisamente pena.

Non ho idea di cosa posso avergli detto e mi si contorce lo stomaco al  pensiero, riesco solo a ringraziare di non aver conati di vomito.

Forse ho vomitato tutta la notte, dannazione.

Scendo in cucina cercando di non inciampare facendo le scale, stanno  ancora tutti dormendo ed è tranquillizzante sapere che nessuno mi  troverà in queste condizioni.

Sto davvero pregando che Justin non abbia  raccontato nulla a mio padre e a Jenna che magari con un po' di fortuna  stavano già dormendo o erano ancora a quel convegno.

Butto giù tutto d'un fiato il bicchiere d'acqua dove ho sciolto una  bustina di aspirina, prendo la bottiglia di olio di oliva e ne riempio  un cucchiaio. Non è invitante ma forse Justin è - senza forse, lo è -  più esperto di me e questo è davvero un rimedio valido.

L'olio è amarognolo e davvero poco gradevole in bocca, soprattutto  considerato che ho un terribile retrogusto di vodka e aspirina.

Salgo in camera e apro il getto della doccia, non ho nemmeno il coraggio  di guardarmi allo specchio e mi lascio subito scivolare sotto l'acqua  calda. Gemo di piacere al contatto, è ancora più rilassante del solito.

Non vorrei uscire ma ho bisogno di dormire, stringo i capelli in un  asciugamano e mi lascio scivolare sotto le coperte ancora calde cercando  di addormentarmi.

Tuttavia, nonostante i miei sforzi, non riesco a prendere sonno  consapevole di ciò che ho fatto e che posso aver detto ieri sera, non  voglio provare a dire in che guai mi sono cacciata. Afferro il diario di  Catlin e cerco qualcosa che possa aiutarmi.

Prima sbornia.

Non credevo avresti mai letto questa parte ma se lo stai facendo sappi  che in qualche modo sono fiera di te.

Spero tu non sia finita a letto  con uno sconosciuto, allora la cosa sarebbe davvero seria e avresti  battuto anche me.
La prima volta che mi sono ubriacata tu non c'eri,  avevi l'influenza ma era la festa di Marc Swilzinger, non potevo non  andarci. Ricordi la cotta che avevo per lui? Comunque, quella sera mi  mancò la mia ancora, la metà migliore di me e finii per ritrovarmi  contro il muro di un bagno sporco con un ragazzo che mi teneva ancora  alzati i capelli. Non è stato piacevole e spero non ti sia capitata la  stessa cosa. Vorrei sapere con chi ti sei ubriacata, se fosse una  ragazza sarei parecchio gelosa e se fosse un ragazzo.. è un ragazzo?  Giuro che non ti riconosco più, sono così fiera di te, Hailey.

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora