capitolo 4

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"Perchè se è amore, non puoi scappare"
"Capitolo 4"
Non riesco a non pensare a quello che è successo poco fa in cortile, ho le parole di Rebekah che mi rimbombano in testa tanto da darmi fastidio.

Mi sembra semplicemente tutto irreale.

Sto camminando per i corridoi alla ricerca dell'aula di algebra, l'ultima lezione della giornata, ma credo di essermi persa e non riesco a capire neanche se sono nell'ala giusta.

Emily per oggi ha finito ed è andata a casa, Alyce invece mi a salutato a metà corridoio prima di chiudersi il biblioteca.

Mi passa per la testa l'idea di chiamare David ma la caccio subito indietro, potrebbe essere a lezione ed essersi dimenticato di togliere la suoneria al cellulare, e poi non ho alcuna intenzione di dirgli che mi sono persa.

Sembrerei una vera idiota.

Sono così presa dai miei pensieri e indecisa sul da farsi che non mi rendo nemmeno conto di andare a sbattere contro qualcuno quando volto l'angolo.

"Dannazione, sta attenta" faccio un passo indietro ed alzo lo sguardo.

Mi esce un sibilo quando riconosco il viso di Justin e piego la testa di lato, mi sto a mio malgrado abituando a trovarmelo da tutte le parti.

Lui si passa una mano dietro la nuca e socchiude gli occhi prima di accennare ad un sorriso divertito, probabilmente sta pensando la stessa cosa che penso io.

Siamo in balia di un pessimo scherzo del destino.

Il mio sguardo cade sul suo labbro gonfio, è rosso e almeno il doppio di quello superiore ma almeno adesso non sanguina più e non sembra nemmeno fargli male.

Se penso al ragazzo di prima lui ne è uscito alla grande.

"Dovremmo smetterla di incontrarci così" dice stringendo le braccia al petto.

"Già" annuisco e mi schiarisco la voce, "Se te lo stai chiedendo non ti sto seguendo" aggiungo inarcando un sopracciglio.

"Non l'ho mai pensato" sembra confuso e preso alla sprovvista, non c'è una volta che non mi sia sembrato così in tutte e tre le occasioni che abbiamo parlato.

Annuisco rilassando i muscoli delle spalle e dando uno sguardo al corridoio, è un'idea assurda visto che anche lui è qui da questa mattina ma magari può aiutarmi.

"Sto cercando l'aula di algebra, sai dov'è?"

I suoi occhi saettano nei miei e non mi ero nemmeno accorta che li avesse spostati sul mio corpo, al pensiero avvampo e stringo le cosce tra di loro.

"Anche io ho algebra" dice con voce pacata, "E' dall'altra parte" aggiunge poi con un accento sarcastico.

Mi mordo il labbro capendo che stavo andando esattamente dalla parte opposta ma lui non sembra intenzionato a prendermi in giro, è solo divertito e dubito che qualcuno non lo sarebbe.

Senza che me ne accorgessi scopro che mi ha superato e che ha iniziato a camminare verso l'aula, sto pregando di non essermi soffermata troppo a fissarlo, sarebbe la terza volta.

Non voglio che pensi che sia una delle tante che cadono ai suoi piedi, non voglio sembrare la solita ragazzina ingenua che arrossisce o diventa muta non appena vede un bel ragazzo.

Qualcosa mi dice che il suo ego è abbastanza grande così, senza che io lo ingigantisca ancor di più.

Inizio a camminare al suo fianco quando lo raggiungo una decina di metri più avanti e mi osservo le punte delle scarpe mentre stringo con una mano la bretella dello zaino sulla spalla.

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora