Capitolo 14

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*Leggere nota autrice sul fondo, avviso importante. Grazie e buona lettura.

L'aereo è già in volo da qualche ora e ho la testa che mi scoppia per il  troppo silenzio che alleggia tra i sedili.

Di tanto in tanto si sentono  fischiare le ruote del carrello della hostess contro il pavimento ed è -  sorprendentemente - un rumore che al momento mi piace, quando in tutte  le altre occasioni lo avrei trovato fastidioso.

Justin è seduto accanto a me e più di qualche volta gli lancio una  rapida occhiata ma non ha cambiato spesso posizione.

Ha gli auricolari  nelle orecchie e gli occhi chiusi anche se so che non sta dormendo.

Sospiro passando una mano sulla testa per ravviarmi i capelli, il mio  posto accanto al finestrino per lo meno offre una bella visuale anche se  siamo ancora troppo alti e lontani da Orlando perchè si riesca a  scorgere una qualche città della costa.

Piego la testa mordendomi l'interno guancia, devo ancora riprendermi da  quello che è successo ieri sera e non sono affatto pronta per tornare a  casa. Di certo Justin non mi sta aiutando.

Non abbiamo più parlato di quello che è successo ne lui ha dato alcuna  spiegazione, a me o a Mitchell che ieri sera mi ha raggiunta e mi ha  trascinata via dallo stabile strappandomi dalle braccia di Kayle.

Da  quel che mi hanno detto questo mattino le ragazze al campus Justin è  stato sospeso dai combattimenti per un po', dopo ieri sera Jace è  infuriato con lui.

Mi chiedo cosa pensi Rebekah di tutto questo, in parte sento che la  colpa è mia e anche se non vorrei crederci so bene che stava per  uccidere quel ragazzo perchè sono stata il suo bacio porta fortuna.

Comunque, Justin non è era geloso di me.

Non lo sarà mai e di certo due  orgasmi non significavano niente per lui, non che per me siano  significati qualcosa.

Justin si muove lentamente sul sedile stiracchiandosi e si leva  finalmente gli auricolari, mi sarebbe piaciuto strapparglili già molto  tempo fa.

"Quanto manca?" domanda sbadigliando.

Punto lo sguardo nel mio orologio da polso, dovremmo atterrare ad  Orlando tra un'ora al massimo, probabilmente arriveremo per il tramonto e  dovremmo cercare subito un posto dove mangiare.

"Non molto", lui annuisce distrattamente.

Si allunga per richiamare l'attenzione della hostess e le chiede di portargli una bottiglietta d'acqua.

"Non me ne parlerai?" domando alzando gli occhi al cielo.

Justin corruga la fronte mentre svita il tappo e si porta la bottiglia alla bocca.

"Di che cosa dovrei parlarti?"

Non so se credere che sia davvero confuso o meno, con lui è sempre difficile capire qualsiasi cosa.

"Di ieri sera" rispondo puntandomi con il gomito sul bracciolo del mio posto, "Cosa ti è passato per la testa?"

Justin socchiude gli occhi mentre armeggia con le cuffiette collegate al cellulare poi mi guarda come se volesse rimproverarmi.

"Speravo ne potessimo parlare una volta rientrati a New York" dice con  una piccola scrollata di spalle, "Sinceramente non credo che sia il  nostro problema principale di questi giorni" aggiunge puntando lo  sguardo nel mio.

"Non credere di liberarti della cosa" gli punto l'indice sulla spalla, "Rischi di essere per sempre fuori dai combattimenti".

"E non sei contenta?" domanda di getto inarcando un sopracciglio.

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora