Capitolo 13

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Non posso davvero crederci.

Ho le mani che tremano e credo che gli occhi mi si siano riempiti di  lacrime perchè posso sentirle mentre scorrono lungo le mie guance.

Abbasso di nuovo lo sguardo sullo schermo del cellulare, vorrei che fosse solo un brutto sogno.

Da Mamma:
Ho saputo che domani partirai per Orlando.

Chiamami quando arriverai, mi  piacerebbe incontrarti. Infondo è il compleanno delle mie bambine.

Sbatto le ciglia violentemente mentre leggo per l'ennesima volta quelle  poche righe, Justin sbatte l'anta dell'armadio e cammina verso di me con  passo veloce.

Mi prende il cellulare dalle mani e lo vedo contrarre la  mascella mentre legge il messaggio.

"Merda" impreca sottovoce chiudendo gli occhi, "Okay senti, questo  messaggio non significa niente e tu non devi nulla a tua madre, è  chiaro?"
Si siede davanti a me prendendomi il viso fra le mani.

Ha gli occhi sgranati e mi guarda con apprensione mentre parla.

Mi mordo il labbro socchiudendo gli occhi, mi sono chiseta molte volte  se avrei più parlato con mia madre, magari il giorno di Natale se si  fosse scordata del nostro compleanno.

Ma adesso, vorrei non aver mai  ricevuto quel messaggio, non volevo sapesse che sarei andata ad Orlando,  non doveva venir fuori.

"Vorrà vedermi" sussurro chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.

Justin dischiude le labbra, sembra che non sappia nemmeno lui cosa dire mentre cerca invano di analizzzare la situazione.

Non voglio più avere niente a che fare con quella donna, mi ha cacciata  di casa nel momento in cui avevo più bisogno di lei e adesso, che sto  provando a ricominciare di nuovo, non voglio permetterle di entrare  nella mia vita una seconda volta.

Una madre non abbandona sua figlia,  una madre non le volta le spalle così come ha fatto lei con me.

Vorrei che fosse morta lei in quell'auto quella maledetta notte e non Catlin.

Lei non se lo meritava, dannazione.

"Non devi incontrarla per forza, Hailey" la voce di Justin è bassa  mentre squote la testa lentamente, "Se non vuoi vederla non può fare  niente".

"Non capisci, lei mi troverebbe comunque" mi passo le mani fra i capelli  spingendo i palmi contro gli occhi, "Mi conosce, saprebbe trovarmi  ovunque".

Justin sospira debolmente e si passa una mano dietro la nuca.

Avevo la vaga speranza di ricominciare da capo qui a New York, ma  evidentemente non mi dimenticherò mai della mia vita ad Orlando o di mia  madre.

A dire la verità mi ero chiesta se mi avrebbe telefonato, ma non  essendosi fatta sentire per un mese avevo scartato l'ipotesi.

Sono  quasi certa che mi abbia scritto solo perchè ha saputo della mia  partenza, non perchè sia davvero interessata a me.

"Allora affrontala" Justin mi passa una mano sul viso alzandomi il mento.

Deglutisco asciugandomi le ultime lacrime, non voglio affrontare mia  madre perchè non ne sarei in grado e scoppierei a piangere come una  ragazzina invece di mostrarmi forte.

Vorrei farle credere che sto bene,  che non mi manca, che non ho il cuore spezzato e che a New York senza di  lei sto alla grande, perchè ho ritrovato mio padre.

"Non ce la farei" abbasso lo sguardo sulle mie cosce e sbuffo iniziando a  giocherellare con una ciocca castana che mi cade sulla spalla, "Sa bene  che crollerò, è per questo che vuole incontrarmi".

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora