capitolo17

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Il mio letto è proprio comodo  come lo ricordavo.

Mi rigiro sul fianco scontrandomi con il letto di  Catlin, dal lato opposto della stanza, e sono costretta a distogliere  l'attenzione.

Il mio cellulare segna le undici e quaranta di mattina quando mi arriva un messaggio da parte di David.

Da David:
Buon compleanno! Passa al meglio questa giornata, non appena torni mia  madre vuole farti una torta perciò preparati mentalmente ad ingrassare.

Sorrido leggendo il messaggio e digito velocemente una risposta  ringraziando Jenna del pensiero.

E' strano ma più passa il tempo e più  capisco i motivi che hanno spinto mio padre a sposarla.

Alzo lo sguardo raggiungendo la finestra sul fondo della stanza che da  sul bellissimo panorama di Orlando.

Justin è lì, le braccia incrociate  contro il petto e la mascella contratta, lo sguardo fisso - nel vuoto  immagino - e l'espressione indecifrabile.

Mi chiedo cosa gli stia  passando per la testa in questo momento.

Si passa una mano sulla testa facendo scorrere le dita fra le ciocche  bionde e rimandandole indietro, poi sbuffa e chiude gli occhi per un  secondo.

"A cosa stai pensando?" domando in un soffio.

Il suo corpo trema e si gira di poco verso di me, il giusto per riuscire a guardarmi ma senza avere troppo contatto.

"Sono io che dovrei chiedertelo" commenta, "Sarai stravolta".

Annuisco debolmente.

"Si, direi che stravolta è la definizione opportuna a come mi sento"  confermo annuendo di nuovo, "E' successo esattamente quello che non  sarebbe dovuto succedere".

Justin annuisce e cammina in modo lento verso il letto, si siede sul fondo e mi osserva.

"Ci speravi?"
"In cosa?"
"Al fatto che ti chiedesse di tornare da lei" si stringe nelle spalle  prima di indurire lo sguardo, "Ti prego di essere sincera, Hailey".

"Sono sempre sincera con te" rispondo d'impulso e dalla sua espressione  capisco di essere stata più aggressiva del solito e soprattutto più di  quanto volessi.

Ma quando si parla di mia madre divento instabile.

E' più forte di me.

"Scusa" mormoro passandomi le mani sopra agli occhi, "Comunque no, non ci asperavo" dico.
"Sul serio?" sembra incerto sulla mia risposta e ammetto che mi infastidisce che pensi che non sia sincera.

"A dirla tutta non volevo proprio che si arrivasse ad un argomento del genere" commento con uno sbuffo mentre mi metto seduta.

Lui annuisce corrugando la fronte.
"Non so davvero cosa pensare" commenta dopo un po', "Sembra tutto così assurdo".

Annuisco lanciando uno sguardo alla mia stanza, o almeno a quella che  era la mia stanza, perchè sembra ridicolo ma non riesco più a sentirmi a  casa come avrei pensato.

Mi sento lontana da ciò che mi appartiene e  fino a un paio di mesi fa per me era impensabile credere che mi sarei  sentita più a mio agio a New York rispetto ad Orlando e invece è proprio  così.

"Tu le vuoi ancora bene" dice d'un tratto Justin attirando la mia attenzione.

"Cosa?"
"Lo sai" accenna ad una smorfia, "Il modo in cui la guardavi, i tuoi occhi che si sono riempiti di lacrime, ho visto tutto sai?"
Scuoto la testa piegandomi in avanti, "Lei mi ha cacciata, Justin".

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora