capitolo15

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"Vuoi sbrigarti?!"
Alza gli occhi al cielo per l'ennesima volta e mi afferra il polso tirandomi.

"Mi sto truccando, diamine!" sbuffo chiudendo la lampo della felpa e raggiungendolo.

Justin socchiude gli occhi diffidente e mi fissa mentre sistemo il mascara e la palette di trucchi nella borsa.

"Non riesco a capire dove vuoi andare" dico raggiungendolo sul ciglio della strada, "Sono le undici di sera".

Lui annuisce sorridendo, da qualche ora sembra decisamente a suo agio e  credo che non avrebbe problemi a vivere ad Orlando.

E' un pensiero che  mi sfiora da un po' e non capisco il perchè.

Siamo rimasti in auto per  tutto il tempo a parlare di sciocchezze che quasi nemmeno ricordo.

Di  certo non abbiamo più toccato l'argomento Catlin o accennato a mia  madre, fino a domattina non ne voglio sapere niente.

"Ti fidi di me?"

Arrossisco e incerta mi mordo il labbro, "Credo tu sia l'unica persona della quale mi fido".

Justin sposta lo sguardo dalla strada a me senza smettere di camminare e  inspira profondamente riempiendo i polmoni d'aria come se avesse appena  ricevuto un colpo alla gola.

Non dice niente e mi porta un braccio sulle spalle stringendomi più  vicino a lui.

La giacca in pelle nera sa di acqua di colonia e per la  prima volta non di fumo, effettivamente se ci penso da quando siamo  partiti non l'ho più visto con una sola sigaretta fra le labbra.

Significa che non ne ha sentito il bisogno e la cosa mi rende  estremamente felice. Vorrei bastargli io, vorrei prendere il posto del  fumo per lui se necessario.

Rimuovo il pensiero e mi concentro sul marciapede in asfalto, questa  zona di Orlando non è tra le mie preferite anche perchè prima di  trasferirmi abitavo da tutt'altra parte.

"Mi dirai mai dove vuoi andare?" domando alzando lo sguardo.

Justin ridacchia, "Ho trovato su Internet una festa sulla spiaggia, non è il clima adatto ma credo che ti piacerà".

Resto in silenzio limitandomi ad annuire, mi domando se sia sempre così  autoritario in tutto ciò che fa.

La cosa che trovo sconvolgente è che  quanto impartisce ordini senza preoccuparsi di sentire un pensiero  altrui ma prende l'iniziativa, un formicolio mi solletica la pancia.

Arriviamo ad un vecchio molo che da sulla costa e mi domando quanta  strada abbiamo fatto senza che me accorgessi.

Tira un forte vento e sono  costretta a legarmi i capelli con un elastico perchè non mi volino in  faccia.

La spiaggia è parecchio affollata e mi sembra di vedere un falò, Justin  mi prende la mano e mi trascina sulla sabbia iniziando a camminare verso  la riva.

"Affogarmi non è il miglior metodo per liberarti di me" affermo sgranando gli occhi in direzione del mare mosso.

Justin sbuffa ma allo stesso tempo sorride, "Sta un po' zitta".

Era un rimprovero? Mi mordo la lingua per non ribattere e porto  l'attenzione sulle persone sulla spiaggia insieme a noi.

Attorno ad un  falò ce ne saranno almeno cinquanta, alcune ballano sulle note di una  canzone che non conosco mentre altre stanno solo accanto al fuoco per  scaldarsi.

"Come hai fatto a trovare questo posto?"

"Te l'ho detto, Internet" si stringe nelle spalle innocentemente, "Compi  diciannove anni, voglio rendere la cosa indimenticabile".

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora