"Vuoi sbrigarti?!"
Alza gli occhi al cielo per l'ennesima volta e mi afferra il polso tirandomi."Mi sto truccando, diamine!" sbuffo chiudendo la lampo della felpa e raggiungendolo.
Justin socchiude gli occhi diffidente e mi fissa mentre sistemo il mascara e la palette di trucchi nella borsa.
"Non riesco a capire dove vuoi andare" dico raggiungendolo sul ciglio della strada, "Sono le undici di sera".
Lui annuisce sorridendo, da qualche ora sembra decisamente a suo agio e credo che non avrebbe problemi a vivere ad Orlando.
E' un pensiero che mi sfiora da un po' e non capisco il perchè.
Siamo rimasti in auto per tutto il tempo a parlare di sciocchezze che quasi nemmeno ricordo.
Di certo non abbiamo più toccato l'argomento Catlin o accennato a mia madre, fino a domattina non ne voglio sapere niente.
"Ti fidi di me?"
Arrossisco e incerta mi mordo il labbro, "Credo tu sia l'unica persona della quale mi fido".
Justin sposta lo sguardo dalla strada a me senza smettere di camminare e inspira profondamente riempiendo i polmoni d'aria come se avesse appena ricevuto un colpo alla gola.
Non dice niente e mi porta un braccio sulle spalle stringendomi più vicino a lui.
La giacca in pelle nera sa di acqua di colonia e per la prima volta non di fumo, effettivamente se ci penso da quando siamo partiti non l'ho più visto con una sola sigaretta fra le labbra.
Significa che non ne ha sentito il bisogno e la cosa mi rende estremamente felice. Vorrei bastargli io, vorrei prendere il posto del fumo per lui se necessario.
Rimuovo il pensiero e mi concentro sul marciapede in asfalto, questa zona di Orlando non è tra le mie preferite anche perchè prima di trasferirmi abitavo da tutt'altra parte.
"Mi dirai mai dove vuoi andare?" domando alzando lo sguardo.
Justin ridacchia, "Ho trovato su Internet una festa sulla spiaggia, non è il clima adatto ma credo che ti piacerà".
Resto in silenzio limitandomi ad annuire, mi domando se sia sempre così autoritario in tutto ciò che fa.
La cosa che trovo sconvolgente è che quanto impartisce ordini senza preoccuparsi di sentire un pensiero altrui ma prende l'iniziativa, un formicolio mi solletica la pancia.
Arriviamo ad un vecchio molo che da sulla costa e mi domando quanta strada abbiamo fatto senza che me accorgessi.
Tira un forte vento e sono costretta a legarmi i capelli con un elastico perchè non mi volino in faccia.
La spiaggia è parecchio affollata e mi sembra di vedere un falò, Justin mi prende la mano e mi trascina sulla sabbia iniziando a camminare verso la riva.
"Affogarmi non è il miglior metodo per liberarti di me" affermo sgranando gli occhi in direzione del mare mosso.
Justin sbuffa ma allo stesso tempo sorride, "Sta un po' zitta".
Era un rimprovero? Mi mordo la lingua per non ribattere e porto l'attenzione sulle persone sulla spiaggia insieme a noi.
Attorno ad un falò ce ne saranno almeno cinquanta, alcune ballano sulle note di una canzone che non conosco mentre altre stanno solo accanto al fuoco per scaldarsi.
"Come hai fatto a trovare questo posto?"
"Te l'ho detto, Internet" si stringe nelle spalle innocentemente, "Compi diciannove anni, voglio rendere la cosa indimenticabile".
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Un vicino di troppo
FanfictionHailey non ha mai avuto una vita semplice e la morte della sorella non migliora certo le cose. Cacciata di casa dalla madre scossa dalla perdita della figlia, Hailey dovrà trasferirsi a Manhattan dal padre che non vede da anni. Questo si è ormai rif...