capitolo 11

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Il cuore mi batte  all'impazzata e credo che possa esplodere da un momento all'altro,  stringo la borsa sulle gambe e mi mordo la lingua così forte che mi  brucia.

Justin ha gli occhi sgranati, mi fissa come se fossi pazza, come  un bambino spaventato.

"Hailey-" sospira in un soffio che mi solletica il viso, "Lo faresti sul serio?" domanda chiudendo gli occhi.

Annuisco anche se non può vedermi, "Si che lo farei".

Justin si piega in avanti e schiaccia la fronte contro la mia guardandomi negli occhi.

"Non cambierà nulla" sussurra ed è come se mi stesse dicendo di non illudermi che lo aiuterò.

"Lo so" e non sto mentendo, "Voglio solo provarci, ne ho bisogno".

Sospira di nuovo e annuisce piano, "Cosa ne dirà tuo padre, e David?"
Mi mordo l'interno guancia lanciando uno sguardo alla casa buia.

"Non voglio rinunciare a fare qualcosa di cui ho bisogno solo per paura  che possano arrivare loro" dico e mi rendo conto di essere pienamente  consapevole delle mie parole.

Fino a due settimane fa non avrei mai fatto nulla senza consultare mia  madre, mio padre o - prima che se ne andasse - Catlin, adesso invece non  permetterei a nessuno di loro di dirmi cosa fare.

Justin mi guarda negli occhi, forse non sa se credermi o meno.

Effettivamente non amo l'idea che mio padre, Jenna o David possano  accorgersi di qualcosa questa notte, ma voglio davvero farlo.

Mio padre  ha il sonno abbastanza pesante e la scorsa volta David non ha sentito le  mie grida, quindi forse c'è una possibilità che non si accorgano di  nulla.

"Erin e Carrick sono al cinema" inizia a dire, "E domani mattina hanno  un incontro con la Dottoressa Grey quindi si alzeranno presto" aggiunge  dando uno sguardo alla sua casa contrariamente alla mia illuminata.
Dove vuole andare a papare, sto cercando di capirlo.

"Vieni da me" dice girandosi nella mia direzione, "Non voglio farti finire nei guai con tuo padre o che David pensi male di te".

Stringo le labbra, "Non trovo nulla di strano nel portare un ragazzo a casa a vent'un anni".

Justin sorride, "Credo che per tuo padre lo sarebbe".

E' davvero questo che pensa di me? Non credevo di dare quest'impressione, o forse speravo di non darla.

"Non sei quel tipo, Hailey" aggiunge stringendomi la mano.

Annuisco debolmente, forse ha ragione.

Forse non lo sarò mai, ma mi  piacerebbe che per una volta non sembrasse strana una mia azione che una  qualsiasi altra ragazza della mia età fa abitualmente.

"D'accordo" alla fine accetto e lui sembra leggermente sollevato.

"Prendi le tue cose, nel frattempo parcheggio" dice avviando il motore.
Annuisco e scendo dalla macchina, prima che chiuda la portiera attira di  nuovo la mia attenzione.

Ha lo sguardo fisso nel mio, sembra spaventato  ma allo stesso tempo incuriosito, un po' come me.

"Perchè lo fai?" domanda sottovoce.

Mi mordo il labbro e mi stringo nelle spalle, è assurdo ma non lo so nemmeno io, è un bisogno che mi lacera da dentro.

"Perchè sento il bisogno di starti accanto" mi bagno le labbra secche  con la lingua, "Di non lasciarti andare" concludo e i suoi occhi si  sgranano, ma non parla.

Un vicino di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora