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Quando avvenne non ci credetti.
Quando avvenne gridai contro mia madre di smetterla di illudermi, di credere in un qualcosa che non poteva accadere. Le dissi di smetterla.
Ero solo stanca, ero solo indaffarata.
"Sì, ma sei gialla."
"È stanchezza, tra dieci giorni mi sposo ed ho ancora mille cose da fare."
"Sì, ma i preparativi di un matrimonio non ti fanno crescere le tette."
"Oddio Mina, sei impossibile."
"Fai come vuoi."
Il che stava a significare l'esatto contrario ossia io che mi vesto e vado in farmacia.
Nella mia vita, in otto anni di fidanzamento, ho fatto quattro test di gravidanza, uno nel settembre di quello stesso anno, dopo un ritardo di dieci giorni. Ovviamente tutti negativi ma mia madre è cocciuta, un enorme masso di roccia che per sgretolarsi ha bisogno di millenni di acqua contro ma conserverà sempre la sua verve da cocciuta inossidabile. Non ci fai niente.
Andai nella stessa farmacia nella quale comprai gli altri test e cioè non quella di famiglia.
Chiesi di avere un test valido ma meno costoso del Clear Blue. Perché spendere così tanto su una che non poteva avere figli?
Per risollevare il morale di Luisa, ai ferri corti con il fidanzato, le raccontai di mia madre convinta che fossi incinta.
"Hai fatto la porca, di la verità."
Le amiche che preferisco, quelle che ti fanno ridere in una tragedia.
Farmi quel nuovo test era uno schiaffo, una nuova ferita. Una ferita auto inferta per la tranquillità di mia madre. Non ebbi neanche un po' di ansia il mattino dopo, alle sette, quando andai in bagno e feci quello che dovevo fare. Nell'attesa mi lavai il viso, pettinai i capelli. Sarebbe stata una giornata calda, già si capiva.

Poi il risultato.
Incinta.
Positivo.
Incinta.
Andai da mia madre con il test in mano, ben chiuso, una faccia senza emozioni.
"Diventi nonna."
"Te l'avevo detto."
Ringrazio Dio di avere per madre mia madre.
Feci colazione come ogni mattina, postai su instagram come ogni mattina, risposi ai messaggi e ai commenti come ogni mattina e mi allenai come tutte le mattine da tre anni ormai ma ero apatica. Non ci credevo, non era possibile. C'era un errore. Non volli credere neanche un istante che fosse vero. Mi risuonavano in testa le parole: "se restassi incinta potrebbe verificarsi un aborto spontaneo" quindi volli credere fosse un falso positivo piuttosto che vivere dopo il trauma di un aborto spontaneo. Decisi di non dirlo a Valerio , avrei fatto prima le analisi. Mia madre già si contava le settimane probabili.
"Sarai già di due mesi"
"Mamma! "
"Sono nonna"
"Non è vero."
"È vero!"
Ringrazio Dio di avere una madre come lo è mia madre.
Alle 12 andai in Chiesa per consegnare gli ultimi documenti e scrissi una nota sul telefono:

1/6/16 scopro di essere incinta. Non ho avuto una reazione particolare, come se non fosse accaduto nulla o come se fosse stato naturale saperlo. Mamma mi ha fatto gli auguri, ha sorriso ed ha cominciato a fare l'elenco di tutte le domande che avrei dovuto fare alla ginecologa. Facendo colazione ho realizzato: sono incinta. Io. Con le ovaie pazze, sono incinta. Sono andata da mamma e le ho chiesto se mi avrebbe aiutata a diventare una brava mamma, mi ha detto che questa è una cosa naturale. Sono incinta. Potrebbe andare tutto male. Potrebbe andare tutto bene. Devo fare una visita, devo avere la conferma, nel bene e nel male. Sto pensando a come dirlo a mio padre, come dirlo a Valerio?  Vorrei aspettare questa visita ma sento che dovrei dirlo comunque a Valerio. Amore ho fatto un test, amore mio sono incinta. Ho paura, mi sento strana e sono incinta. Mi sembra una  cosa naturale; così naturale eppure la mia unica paura è di non stare bene. Sono tante le cose che potrebbero andare male, in fondo che ne so di come sto dentro, di come sta lui o lei  e la dottoressa non risponde. Ti sento sotto la pancia, sento costantemente qualcosa lì sotto e mi spaventa perché non è presto per sentire qualcosa?  Pensavo fosse il ciclo in arrivo. Forse non stai bene, forse qualcosa non va, forse come al solito non vado bene io e la dottoressa non risponde. Spero tu stia bene, spero io sia accogliente perché non riesco a pensare di essere inospitale, ho paura. Tu devi stare bene, nonna ha già fatto il conto: gennaio o febbraio. Dicevo sempre di volere figli estivi, del caldo ma ora non mi interessa nulla di questo, voglio solo che stai bene.

Mentre torno a casa mi fermo dal fruttivendolo, compro una fetta di anguria, mi telefona Valerio.
"Amore mio sto andando a prendere mamma dal fruttivendolo, ha le buste pesanti."
"Sono appena uscita dal fruttivendolo anche io, mancava della frutta."
"Ma non puoi fare sforzi, se fossi incinta?" Poi rise.
Mi si consumò la saliva. Aveva fatto una battuta, certo, ma la presi come un segno del destino. Tutto mi riportava alla scoperta, anche il mio quasi marito che però non sapeva niente.
"Amore? Amore ci sei? Pronto?"
"Sono qui. Devo dirti una cosa."
Ci sono tre persone alle quali non so e non riesco a mentire: mia madre, mio padre e Valerio.
Quella mattina feci una fotografia al test di gravidanza positivo, le due lineette rosa. L'avrai conservata insieme al test. In ogni caso, comunque fossero andate le cose, per un momento ero stata incinta. Gliela invia su  whatsApp perché non sarei mai stata in grado di dirlo a voce.
"Cosa vuol dire?"
"Leggi accanto"
"Pregnant?"
"Sì"
"Cosa significa?"
"Sono incinta."
"Cosa significa?"
"Aspetto un bambino."
"Cosa significa?"
"Diventi un papà."
"Amore..."
"Amore...?"
"Sei incinta?"
"Sì..."
Sento la sua risata nell'orecchio e rido anche io. La sua felicità.
"Non ci credo... Non ci credo... Non ci posso credere!"
Sono strilli isterici e felici.
Sono felice anche io, la felicità di Valerio sollecita la mia.
"Ti amo da morire amore" mi dice.
Valerio trascorre la giornata inviandomi foto assurde. Link di articoli bizzarri: se il capezzolo della donna ha un'aureola grande e scura aspetterà una bella femminuccia, se rosa e delicata, un bel maschietto.
"Tu come ce l'hai? Come il primo vero?"

Nel frattempo io e mamma già avevamo preso appuntamento con una nuova ginecologa, prenotato le analisi per la mattina dopo e fatto mille piani. Mia madre mi guardava come se dovessi sparire. Come se fosse l'ultima volta che mi stava guardando. "La mia bambina diventa mamma."
Fallì anche il progetto di non dirlo a mio padre per cui, appena ritornò da lavoro, glielo dissi. Mi abbracciò e scappò alla Lidl.  L'antistress per eccellenza per mio padre è fare la spesa. Tornò con tanta di quella roba che impiegammo un' ora a metterla via. Tutte scemenze infilate nel carrello senza guardare.
Gli brillavano gli occhi azzurri.

                              🔸

Quando Valerio staccò dal lavoro, alle 19.30, corse da me.
Mi baciò tutto il viso, mi prese le mani, scoppiò in lacrime mentre rideva.
In quel momento credetti che sarebbe andato tutto bene. Che non ci sarebbe stato niente di tragico.  Che per una volta avrei solo goduto di un qualcosa di bello. Credetti nella forza del mio corpo nuovo. Nella forza della mia forza nuova.
"Perché non volevi dirmelo?"
"Volevo averne la conferma. Lo sai che non potrei averne..."
"A questa storia ci credi solo tu! "
"E la dottoressa"
"Sì, la stessa che ti ha consigliato di andare in ospedale in caso di perdite di sangue ma non ti ha voluto visitare perché doveva partire."
"Amore, per favore, non posso volare senza vederlo coi miei occhi. Devo sapere che tutto va bene. "
Valerio mi strinse con la sua solita forza, quella stessa forza capace di ricompattarmi. Gioimmo di quel momento. Sapevo che la sua mente, il suo cuore viaggiavano veloci. Era già a 4/5  metri da terra ma avevo già legato una cordicella alla sua caviglia così da non farlo andare troppo in alto. Lo avrei protetto. Lo avrei protetto restando io con i piedi a terra. In fondo c'era da aspettare solo sette giorni prima della visita e dieci prima del matrimonio.
Due avvenimenti sconvolgenti in soli dieci giorni. Andai a letto, quella sera, stringendomi la pancia, così piatta e liscia, dov'era? Quel ciclo doloroso che invano aspettavo da molto era una nuova cellula? Sarebbe cresciuta? Sarebbe diventata una persona? Mi addormentai pregando con tutta me stessa che niente me l'avrebbe portata via. Promisi a Dio che avrei dato tutta me stessa per questa piccola cellula e sarei stata forte come mai nella mia vita ma doveva restare. Doveva restare attaccata a me.

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