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Non sarò mai un tuo amico.

Con questa frase Valerio cambiò il mio modo di vedere e vedermi.
Quando gli chiesi cosa significasse mi disse di capirlo da sola e quando, nell'ennesimo scatto di rabbia gli dissi che era un codardo visto e considerato che in due mesi e mezzo non mi aveva chiesto di vederci, mi rispose: "muoio dal bisogno di vederti ma sarai tu a chiederlo a me quando sarai pronta"
Mi sconvolgeva quel suo modo di preoccuparsi per me, di me, delle mie emozioni. Voleva gli descrivessi persino le sensazioni, che gli dicessi i miei reali pensieri.
Rivelandomi quelle cose mi portò ad aprire un lato del cervello rimasto chiuso.
Valerio voleva vedermi.
Valerio non voleva essermi amico né mi vedeva come tale.
Valerio mi rispettava e non mi dava fretta. Mi voleva pronta.
Sapevo che una mano nella patta dei jeans non me l'avrebbe mai messa né mi avrebbe chiesto di fargli certe cose o mai mi avrebbe toccata come non avrei voluto anzi avevo l'impressione che m'avrebbe chiesto il permesso qualora tra noi sarebbe accaduto qualcosa.
Con lui ho sempre avuto delle certezze nate dalla parte più profonda delle viscere, come quando sapresti dare le risposte a metà delle domande.
D'altro canto gli dicevo sempre no, lo trattavo sempre alla lontana perché mi attirava a sé troppo e non volevo soffrire.
Poi Valerio sparì, tre giorni.
Tre giorni lunghissimi, eterni.
Mancate risposte, io al pc per la durata di tutte le nostre ore mangiando le unghie, non riuscendo a fare neanche le ricerche da malata che facevo sempre e mettendo su le canzoni più tristi per sentirmi peggio. Il pianto in gola così forte. L'ennesimo abbandono che da lui  era distruzione, un sapore molto acido.
Non ricordo cosa gli scrissi ma ricordo la sua risposta: "hai capito cosa provi per me?"
Valerio mi spiazzava e quella domanda mi diede la risposta. Mi ero esaurita senza di lui, ero diventata l'Ansia, il cuore mi era battuto in maniera dolorosa e avevo capito. Non mi erano chiari i miei sentimenti perché non li avevo mai sperimentati ma avevo capito che di perderlo non riuscivo a pensarci e che era diventato importante più di quanto il mio comportamento nei suoi confronti volesse far credere.
"Si"
"Allora salvami, sono malato e la medicina sei tu."

Ci vedemmo un giovedì mattina fuori scuola.
Mi vestii di nero perché non indossavo altri colori. Lo sguardo serio lo cercava, cercava la sua 600 grigia. Io che di macchine conoscevo i marchi ma non le auto aguzzavo la vista per scorgere la sua.
Piovigginava mentre mi veniva incontro, le mani nella tasche del cappotto nero sfilate quando mi arriva accanto e mi abbraccia mentre provo qualcosa di nuovo mai provato in precedenza, neanche nelle mie fantasie serali, nei miei mondi immaginari.
Una sensazione di casa, di pace, di  congiunzione anzi ri-congiunzione. Il suo abbraccio era calore,  forza, come quando ritrovi una persona che credevi di aver perso insieme al suo valore per te.
Entrammo in auto per abbracciarci ancora e guardarci bene, per la prima volta.
I suoi occhi color caramello, l'ambra al tramonto, quando il sole arancione la illumina . La pelle liscia, i capelli così neri, più dei miei, le mani sempre calde. Quel sorriso che davvero toglieva gli angeli al paradiso e mi stordiva.
Quella mattina piovosa e grigia la trascorremmo a baciarci.
"Non ho idea di come si faccia" lo dissi così onestamente da farlo ridere ma non di me, gli ha sempre strappato risate il mio ammettere i limiti e sentirmi inidonea in tutto.
Non disse niente e mi baciò.
Così dolcemente e lentamente, assaporando le mie labbra, il contorno, la morbidezza centrale, tanti piccoli baci che ricambiavo con tutta me stessa sentendomeli partire dal profondo dello stomaco. Senza neanche rendermi  conto mi trovai a baciarlo nel modo dei miei sogni, più che nei sogni. Il sapore, il calore , la morbidezza della sua lingua. Il modo in cui accarezzava la mia come se la stesse gustando, come se l'avesse attesa la mia bocca. C'era tutto un mondo nei nostri baci. Non ricordo di cosa parlammo, so che ritornai a casa stordita, con le labbra gonfie e con il suo profumo dai capelli ai piedi. Avevo ricevuto il mio primo bacio nell'esatto modo in cui lo avevo desiderato una vita. Mi ero sentita libera, cosciente, amata, bellissima. Avevo amato attraverso una bocca che si muove con un'altra.
Le parole in questi casi sono superflue direi.

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