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Alle porte della Chiesa stava per venirmi una crisi di pianto in piena regola. In un attimo fu tutto chiaro. Ero lì per davvero. Stava accadendo realmente.
Intravedevo Valerio al di là delle spalle di mia cugina Rosaria che mi guardava e mimava la respirazione profonda. Intravedere Valerio mi portò a galla tantissimi momenti degli ultimi sette anni e mezzo. Chi l'avrebbe mai detto che da una chat saremmo finiti davanti ad un altare? Mia madre non ci aveva scommesso neanche il due centesimi e invece vederlo ancora lontano ma così vicino mi emozionò tantissimo. Era bellissimo. Il più bello tra tutti i belli.
Poi la musica.
Poi mio padre che mi tiene sempre un po' morbido di stretta perché è peggio di me, non sa abbracciare. Chi non sa abbracciare ha paura di rompere chi vuol stringere o forse è il contrario? Forse chi sa stringere ha paura di abbracciare per paura di far del male.
Avanzare lungo la navata è strano. Per me non esisteva nessuno. Non mi accorsi di nessuno,chi c'era alla mia destra? E alla mia sinistra? Avvertivo forte la presenza di mio padre accanto a me, di mia madre presente da qualche parte e immensamente forte sentivo la presenza di Valerio. La vicinanza.
Trattenendo nel fondo della gola il pianto, in tutto il corpo un'emozione che mi scuoteva. Mi sentivo vibrare.
Quando arrivai accanto a lui il sorriso mi accecò. Valerio ha un potere grandissimo su di me quando ride. Il suo sorriso è luce. Si intrecciarono le mani, lui e mio padre, dimenticandosi la mia. Non sapevano che fare, ridemmo.
Poi accadde...
Accadde tutto.
Il rito, le parole del sacerdote, l'emozione nel ventre. Noi due che ci cercavamo con gli occhi. Valerio emozionatissimo, con le lacrime agli occhi mentre mi infilava la fede al dito ed io stranamente concentrata, non sbagliai una parola, la mia voce fu ferma. Non perché non fossi emozionata ma perché avevo atteso quel momento così a lungo e la mia certezza era così forte da non farmi tremare. Da rendermi fluida nelle parole da dire, da leggere. L'emozione ci avvolgeva. Quel rito non simboleggiava il nostro amore, semmai era il contrario. Sentivo Dio su di noi, gli stavamo dando l'amore mentre Lui ce lo restituiva. Sentivo forte la tua presenza dentro di me. Non era per te che ci stavamo unendo, eri tu che ti eri unito noi, Fagiolino mio.

*Ti sto guardando dormire, mi viene da piangere ricordando quel giorno, poi voltarmi e trovare te dolcemente addormentato e tuo padre che toglie con un cotton fioc imbevuto di pittura le macchie sul muro bianco.*

Fu tutto un andare veloce.
Fu tutto un sorridere.
Fu tutto perfetto.
Fu tutto come l'avevo sognato e di più. Ogni sposa lo dice del suo ed io sono una delle tante ma quel giorno è stato il nostro giorno perfetto. Non modificherei niente e lo rivivrei altre centinaia di migliaia di volte senza cambiare una virgola.

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La gravidanza procedeva, tu crescevi benissimo ed io vivevo in maniera naturale ogni cosa che accadeva. Essere incinta mi sembrava la cosa più naturale del mondo. Continuavo la mia vita senza cambiare nulla, senza timori, mi sentivo forte e sapevo che questo era collegato anche a te. Sapere della tua esistenza non aveva fatto altro che completare una parte di me da sempre vuota.
Continuavo ad allenarmi, ad indossare tacchi alti, a fare mille cose al giorno. La mia gravidanza e i miei comportamenti però scatenarono una rete di bullismo virtuale che non mi sarei mai aspettata. Non mancavano mai commenti malvagi sul mio stato, sulle mie scelte, sul mio passato. Su ask.fm mi vedevo piovere addosso frasi come: "non guarirai mai, malata eri e malata sei. Quale esempio darai a tuo figlio?"
"Se dovessi perdere il bambino sarà per una madre come te!"
Mentre tutto ciò che volevo era dare un buon esempio anche a tutte le ragazze bloccate, quelle spaventate a morte da qualunque cosa, dalla paura di non poter avere figli per tutti gli errori fatti a causa dei DCA o di patologie come la mia. Tutto ciò che volevo era portare avanti il mio messaggio. Il messaggio che volere significa potere e che possiamo farcela. Il mondo dei social è un mondo spesso cattivo, spesso bullo, spesso finto. Me ne sarei sentita dire di ogni nel corso di quei mesi meravigliosi. Avrebbero collegato la mia piccola pancia a qualche tua malformazione. Avrebbero collegato i miei pochi kg presi ad un sintomo indiscutibile di malattia residua. Avrebbero scambiato il mio condividere sui social con un sfruttarti prima ancora di nascere mentre tutto ciò che volevo era dare speranza, forza. Ma c'è anche il lato bello dei social, quel lato che mi ha fatto ribattezzata il mio profilo instagram community .
Quanti messaggi!
Quante storie condivise con me.
Con quante altre ragazze incinte ho condiviso la gravidanza? Quanti scambi!
Quante ragazze mi hanno dato conferma che il mio messaggio di speranza e forza in qualche modo stava arrivando.
Fagiolino, ancora non lo sai, ma ogni giorno, da quando ho annunciato il tuo cuore in fondo al mio e ancora oggi che il tuo cuore batte fuori da me ma sempre accanto al mio, ci sono centinaia di ragazze, donne, madri, nonne giovani, che chiedono di te mentre raccontano di loro.

"Grazie Ilary, perché mi fai credere di potercela fare, di poter guarire anche io e di avere una vita ricca."

"Vorrei tanto abbracciarti perché mi hai dato la forza di provare ancora. Sono anni che con il mio compagno proviamo senza risultati ma la tua forza e tenacia ci hanno ridato motivazione."
Questa stessa ragazza mi ha riscritto mesi dopo per annunciare di aspettare un bambino. Ho festeggiato con lei.

"Ho 17 anni e da due anni soffro di bulimia, non so quando ne uscirò ma grazie a te so di non volere altro. Rivoglio la mia vita."

"Potrei essere una tua sorella maggiore, ho 35 anni, ma un po' di speranza me l'hai data di poter venire fuori da quest'incubo."

Fagiolino, non ho fatto nulla io. Ho solo messo "in piazza" , come molti mi hanno accusato di fare, la mia storia vera, condividendo i lati oscuri, scuri e tremendi ed i lati sereni, felici e belli. Ho solo acceso una luce sulla guarigione dai mostri che uccidono la mente.
Ho solo dato me stessa. Quando ero malata ero sola. Ho iniziato a scrivere per sfuggire alla solitudine ed ho continuato per non lasciare sola chiunque avesse bisogno anche solo di una virgola accanto ad una sua parola. Le lotte sono tutte individuali eppure se si ha qualcuno sul quale appoggiare la fronte su un'altra fronte è più facile. Ci si riposa un poco.
Fagiolino, tu ed io non siamo mai stati soli, oltre a chi c'è stato accanto nel mondo reale, fatto di carne, c'è stato un intero mondo virtuale, fatto di cuori veri.
Il tuo cuore cresceva ed io vivevo per entrambi.

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