È finalmente arrivato il fatidico giorno per Celeste, il giorno in cui, con la schiena piegata sotto il suo zaino, atterra nella nuova città, mette il piede in quella che sarà la sua nuova casa e si rende conto che ora sì, è completamente sola. Non può, per ora, contare su coinquilini simpatici e accoglienti, conoscenti amici di amici o colleghi di lavoro interessati ad introdurla nella loro routine quotidiana. Quindi sta a lei rimboccarsi le maniche e darsi da fare, ma già comincia a sentire la voglia di tornare indietro, nella casa che ha orgogliosamente oltrepassato salendo su quell'aereo. Ma non può: dopo tante energie spese, vuole lasciare spazio alla sua curiosità e ha voglia di immergersi in un nuovo ambiente provando a proiettarsi verso il futuro. Avrà, in seguito, molto tempo per guardare indietro e capire se la scelta che ha fatto è stata quella giusta. Respirare, deve respirare a fondo ed entrare nel gioco: studiare, guardare con occhi meno sospettosi le persone, cercare dei punti di riferimento da fare propri, per quanto insignificanti le potranno sembrare (un bar, una libreria, una biblioteca, una piazza tranquilla...). Abituarsi pian piano alla nuova vita e fare domande, senza aver paura di sembrare stupida: è nuova in città, ha tutto il diritto di non sapere come funzionano certi meccanismi.
Il suo stato d'animo appena trasferita era solitudine, ma che le dava una strana botta di adrenalina che non lasciava spazio ai piagnistei. Anzi, non aveva proprio intenzione di piangersi addosso: passava le giornate fuori casa, usciva da sola la mattina e stava fuori tutto il giorno, esplorando la città senza meta, tranne quando andava a lezione. Si perse mille volte fra stradine che ora sono diventate casa sua, tutto era nuovo e magico, ed era circondata da miriadi di persone di cui - pensava - sicuramente molte nella sua stessa situazione. Questo pensiero la incoraggiava e le faceva sperare in un futuro meno solitario. "Chiudersi in casa perché non si conosce nessuno è forse uno degli errori più grandi" pensava: bisogna liberarsi dall'idea che fare attività da soli sia da sfigati, ci si deve dare il diritto di godere delle cose belle di una città nuova anche se non si ha compagnia.
Le hanno sempre insegnato a fare il contrario, le dicevano che lo sconosciuto fosse il male per antonomasia. Ed è sbagliato: si è adulti e si spera che si sia sviluppato un minimo di senso critico grazie al quale riconoscere una persona cui vale la pena rivolgere la parola senza rischi.
I suoi primi amici nella città furono una coppia che lavorava nella gelateria di fianco casa; entrò un giorno a comprare un gelato e la accolsero con un sorriso. E bastò questo per scioglierle il cuore in un giorno in cui si sentiva particolarmente sola: quel sorriso e il loro benvenuto le diedero il coraggio per attaccar bottone e andare un po' oltre al cordiale rapporto cliente-negoziante. Iniziò a frequentare abitualmente la gelateria e a conoscere meglio la coppia: i loro consigli e le loro opinioni sulla vita nel quartiere la aiutarono ad inserirsi più in fretta ed a sentirsi meno un pesce fuor d'acqua nel suo nuovo habitat.
In città, poi, trovò un'ampia offerta di eventi e occasioni di socializzazione. Che si trattasse di una mostra, dell'inaugurazione di un libro, dell'apertura di un nuovo negozio, di un festival dell'ippica, ci faceva sempre un salto. Si procurò un libretto degli eventi della città per usarlo come agenda personale, per appuntarsi gli eventi che potessero interessarle e vedere che aria tirasse, senza pregiudizi.
Grazie a tutto questo suo faticare, riuscì a farsi amicizie in quasi ogni luogo: tra cui i gelatai vicino casa sua, le amiche di corso e di altre facoltà. Pian piano si sentì a casa sua in una città diversa.
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AMORE IRREALE
RomanceLei studentessa universitaria in grafica, lui barista del bar sotto casa di lei. Attrazione sin da subito, si piacciono e dopo qualche tempo si frequentano. Problemi di vita, di studio e lavorativi provano a rovinare il loro percorso. Ma basterà l'a...