19.

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Erano le 17, e Celeste e Luana decisero di sedersi al tavolino della gelateria per mangiare un cono. Si trovavano in una posizione leggermente sopraelevata poiché i tavolini erano montati su di una sorta di pedana alta mezzo metro. Ciò le permisero di fare con calma una delle cose che più le piacevano, ovvero guardarsi intorno ed osservare la moltitudine di gente che andava e veniva da tutte le parti, e di tanto in tanto criticare qualcuno, magari per come era vestito.
L'atrio del centro commerciale era abbastanza luminoso, c'erano alcuni bambini che si divertivano sulle giostrine, con i loro padri ( perché le mamme, di sicuro, ne approfittavano per fare compere) che hanno le mani piene di monete da 50 centesimi appena ritirate dalle macchinette cambiasoldi. Alla loro sinistra, un altro bimbo si trovava su un cavallo meccanico, mentre veniva fotografato dai suoi giovani genitori sorridenti, mentre alla loro destra un marito aveva tante buste in mano, mentre guardava sconsolato la propria compagna entrare in un altro negozio di vestiti.
<<Tu li vuoi i bambini?>> chiese Luana.
Celeste tossì al sentire della domanda.
<<Tra un pò mi facevi strozzare?! Ma che domande fai?!?>> rispose.
<<Sono seria, Celeste. Almeno per una volta lo sono.>> disse ridendo.
<<Se ridi, non sembra proprio che sei seria. E comunque no, non ora perlomeno. Perché tu li vuoi?>>
<<Io?! Sì, li voglio. Mi sento pronta, è solo che mi manca l'uomo giusto. Nessuno ormai pensa ad una storia seria, sono tutti troppo piccoli. Dico di testa, ovviamente. Trentenni ancora coi genitori, i ventenni pensano solo a divertirsi..è raro trovare uomini seri.>>
<<Forse dovresti provare a divertirti anche tu, e magari più in là pensare a queste cose, non trovi? Hai vent'anni e già pensi ai bambini?! Li spaventi gli uomini. Queste sono cose che vengono col tempo, mica a vent'anni!!>> disse Celeste.
<<Sarà.>>

Ritornarono a guardare le persone. Celeste cominciò ad osservare le persone nei negozi e nell'atrio, notando alcuni particolari. Pur con le debite eccezioni, quasi tutti camminavano lentamente e con andatura incerta fra gli scaffali, con lo sguardo fra lo smarrito e l'imbambolato, dando quasi la sensazione di non sapere davvero dove dirigersi, e non tanto perché non trovavano il reparto vestiti o quello dei libri (i cartelli d'indicazione sono ben visibili), ma perché sembrava che fossero entrati più per abitudine che per reale necessità di comprarsi qualcosa di effettivamente necessario.
Fu riportata a terra da Luana.
<<Celeste!! È tipo la quarta volta che ti chiedo di venire con me in quel negozio di vestiti.>>
<<Oh, si si. Scusa, ero sovrappensiero.>> disse Celeste, scusandosi.
<<Se la smettessi di pensare a John, magari..>> disse lei ridendo.
<<Ma cammina, va!!>> disse lei, dandole una leggera spintarella.

Entrarono nel negozio ed entrambe cominciarono a girare tra i reparti alla ricerca di qualcosa di carino da comprare. Dopo il lungo girovagare, Luana non trovò nulla, mentre Celeste comprò un vestito satinato a maniche lunghe, e dei bottoni metallici sul polsino. Aveva degli spacchi laterali sull'orlo ed una chiusura posteriore sul collo. Avrebbe indossato questo vestito la sera, la sera che era sempre più vicina. Mancava poco e finalmente avrebbe rivisto John.
Uscì dal negozio, e pensando a John, andò a scontrarsi con un'altra ragazza. Chiese subito scusa e se ne fece per andare.
<<Dove credi di andare, mocciosa?!>> disse la ragazza.
Quella voce le era familiare, l'aveva già sentita. Si girò e per sua sfortuna, era la ragazza che sospettava e che sperava di non rivedere più.
<<Prima mi rubi il ragazzo ed ora fai anche la altezzosa?! Eh mocciosa.>> continuò la ragazza.
<<Viola. Non l'ho fatto di proposito, scusa.>>
<<E pensi che mi basti?! Prima mi rubi il ragazzo, poi quel vecchio decrepito mi fa fare una figura di merda, a ME!>> posando la sua mano sul proprio corpo. <<Poi da perfetta mocciosa mi vieni addosso e poi pensi di andartene con un semplice scusa?!>>
<<L'hai lasciato tu a John. Sei solo una zoccola che non sa tenere le sue mani da strega su un solo ragazzo.>>
<<Andiamocene Celeste, che è tardi!>> disse Luana prendendola per un braccio.
<<Io una zoccola?! Modera il linguaggio, mocciosa. Ti posso rovinare come e quando voglio, stronzetta!>> e si avvicinò a lei. Le sue parole erano piene di odio.
<<Che cosa vuoi da me? Si può sapere?!>> disse urtata Celeste, liberandosi dalla presa di Luana.
Viola scoppiò a ridere.
<<Insolente mocciosa. Senza che parli urtata con me. Io ti anniento, vi anniento. Allora non hai capito. Pensi davvero che io mi faccia battere da una mocciosa, da un vecchio decrepito e da uno che sono in grado di riprendere quando e come voglio?!>>
<<Ma che vuoi, Viola. Fattene una ragione. Sei una cagna e rimarrai solo una cagna. Sola. Senza John.>>
<<E pensi che John resterà con te per sempre?! Povera mocciosa.>> e scoppiò a ridere nuovamente. <<Tu, studentessa di grafica che vuole aprire una galleria d'arte, anzi no, tante gallerie d'arte, pensi davvero che John, un fallito barista possa sopportare l'idea che la sua perfetta compagna sia migliore di lui?!>> e fu soddisfatta nel vedere in Celeste la rabbia e lo stupore nel sapere che lei era a conoscenza del suo piccolo sogno nel cassetto.
<<Potrei essere ancora più cattiva>> proseguì Viola. <<ma voglio essere sincera. Vi ho seguiti, pedinati. Dannazione, a me quel coglione non mi ha mai portata da nessuna parte. Ti ha addirittura portata nel posto dove andava sempre con la sorella, e a me mai.>> cominciava a scendere una lacrima mentre parlava, e l'odio sembrava dare spazio al rancore. <<Io avevo fatto tutto per lui, mi sono donata completamente a lui. Ho abbandonato gli studi per lui, e dopo un errore che ho commesso, uno solo, lui mi ha lasciata!!>> nella sua voce tornava a comandare l'odio. <<Ed ora ha te, una mocciosa senza senso. È partito con te, quando i miei genitori non li ha mai voluti vedere. Quel pezzo di merda lo odio ma credimi sulla parola se accadrà. Io lo riconquisterò, vi farò lasciare e dopo che vi sarete lasciati, lo mollerò magari andando a letto con un altro amico suo. Solo per vederlo solo con un cane, senza di te. Non sarete per niente felici, e ve lo giuro, non lo sarete mai. Sarò il tuo incubo. Farò di tutto per farvi lasciare.>>
E con lo sguardo pieno di odio, si girò e lasciò sole Celeste e Luana.
<<Non la ascoltare, Celeste. Non sa quel che dice.>>.
Celeste era in piedi davanti a lei, e si mosse per guardarla in volto, e vide con suo dispiacere che Celeste stava piangendo. La abbracciò forte e prese lei la sua busta, e la accompagnò abbracciandola verso l'uscita.
Nella testa di Celeste non c'era più John, ma rieccheggiavano solo le parole di Viola, quelle colme di odio, rieccheggiava solo Farò di tutto per farvi lasciare.

AMORE IRREALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora