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<<Ascolta John>> disse Celeste. <<Sei un ragazzo carino, e a modo, e dolce e gentile. Ma preferirei andarci piano. Non corriamo. Non proviamo a fare il passo più lungo della gamba. Proviamoci, questo sì, ma non affrettiamo il corso naturale. Se dovrà accadere, accadrà. Che ne dici?>>
<<Lo capisco.>>
<<Mi dispiace tanto.>>
<<No, figurati. Ti capisco e appoggio la tua scelta.>>
<<Ti ringrazio. Ora sono serena, se vuoi possiamo ancora farci il giro in canoa.>>
<<Certo, indossa il giubbotto però. L'acqua è fredda ed anche alta. Non vorrei che ti capitasse qualcosa.>>
<<Ma esattamente cosa andremo a vedere?>> chiese mentre si infilava il giubbotto.
<<È un posto bellissimo. Rimarrai esterrefatta dal panorama, te lo assicuro.>>
<<Uhm, sembra interessante.>>

John si diede lo slancio col piede per poi sedersi anche lui in canoa e cominciare a remare, portando la canoa a largo. I suoi movimenti erano leggeri e decisi e pian piano si allontanarono sempre più dalla riva.
Tutto il lago era situato in una conca circondata da montagne ricche di boschi, offrendo un paesaggio dagli aspetti più vari. Lungo le sue rive si alternavano pascoli, rocce aspre, boschi imponenti. Il clima mite e il remare leggero di John permetteva a Celeste di godere del panorama ampio e con la vista mozzafiato su ogni cosa.
<<In questo lago>> cominciò a dire John <<tra le montagne, ogni mattina d'estate, il sole sorge e si riflette sulle acque quasi sempre cristalline e calme, dato che il vento viene bloccato dalle vette.>> poi si stoppò dopo che vide Celeste ridere.
<<Perché ridi?>> chiese infine.
<<Niente, continua pure Alberto Angela.>> e scoppiò in una risata che coinvolse anche John, che subito dopo si ricompose e fece il finto offeso.
<<Se vuoi, sto zitto.>> disse infine.
<<Dai, che scherzo.>> aggiunse Celeste. <<Dai, ti prego, continua.>>
<<E va bene.>> disse John. <<Durante le prime ore del giorno l'aria è fresca e il cinguettio degli uccelli è una sorta di sveglia tranquilla, leggera e rilassante. È possibile vedere come anche gli alberi emanino una luce, ed il lago di un azzurro, che in tarda mattinata diventa ancora più luminoso grazie al sole che si trova al centro del cielo. Ciò che si vede è un gioco di luci e colori meraviglioso ed unito ai suoni armoniosi del silenzio, rilassa il corpo e la mente. Ora, la temperatura è ancora più alta, e possiamo quindi goderci la brezza fresca alla luce del sole.>>
<<Certo che qui puoi godere di una tranquillità e pace che non si può avere nella città, piena di macchine e confusione.>> aggiunse Celeste. Fece per respirare e poi disse <<Di notte lo spettacolo sarà ancora più bello.>>

Di colpo il sorriso dipinto sul volto di John scomparve, proprio dopo quella frase della notte. L'aria era cominciata a farsi pesante, ed un John triste non aiutava certo la situazione. Tutto stava rovinando la splendida giornata, perché una nube nerissima aveva coperto il sole, e stava chiamando a sé altre nuvole. Minacciava temporale. Riposò lo sguardo su John, e le venne un colpo. John stava piangendo. Riusciva a vedere le sue lacrime sotto il cappello di paglia, e i suoi movimenti si fecero più bruschi. Cominciò a remare con più forza, sollevando tonnellate d'acqua al suo movimento.
<<John..ho detto qualcosa di sbagliato?>> chiese Celeste.
Ma non ci fu alcuna risposta.
<<Andiamo John, parlami.>>
Ma neanche alla sua supplica ci fu una risposta.

"Ma è possibile che devi rovinare sempre tutto?!" Pensò Celeste dentro sé.

<<Dai, John. Dimmi qualcosa, cosa è successo?>>
<<Scendi, siamo arrivati.>> infine disse, ma la sua voce era fredda, distaccata, triste. Non si accorse che la canoa aveva toccato riva.
Scese come le ordinò John, mentre quest'ultimo tirava la canoa verso terra ferma.

"Ma cosa avrò detto di male?" Pensò Celeste, e sembrava che anche il tempo ce l'avesse con lei, perché non appena terminò il pensiero due fulmini vennero proiettati verso terra dal cielo, ed un boato che fece tremare i suoi piedi.
John alla vista dei lampi, prese la canoa e la tirò ancora più lontana dall'acqua, e la lasciò sotto un albero fittissimo. Ritornò verso celeste, la prese per mano e la portò verso una scogliera.
Non stava piangendo, ma la sua presa era decisa senza però farle alcun male.
Arrivarono in men che non si dica, e vide una casetta di bambù, con foglioline e rami. Era una casetta molto piccola. Si affacciò e vide due k-way, due coperte, due zaini. Alcune cose da mangiare. Tutto lasciava intendere che non ci fosse solo lui, o meglio, che non ci sia mai venuto da solo.

"Ci sarà sicuramente venuto con la sua ex. Il posto bello, panorama spettacolare. Così le rimorchia" pensò Celeste.

<<Sei la prima ragazza che porto qui.>> disse John.

"Bugiardo disgraziato. E due k-way e due zaini che ci fanno??! Non le sa proprio dire le bugie>> pensò ancora Celeste. La sua Celeste interiore le stava impedendo di pensare lucidamente.

John si accorse che stava fissando gli zaini, e si affrettò ad aggiungere. <<Vieni, siediti, ti devo delle spiegazioni.>>

AMORE IRREALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora