28.

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I mesi che seguirono non furono per nulla facili. Restare su di una sedia a rotelle non è mai facile. A peggiorare la situazione era affacciarsi alla finestra e non vedere la sua macchina parcheggiata lì davanti. Difficile stare seduto su di una sedia per gran parte del tempo, e camminare solo appoggiandosi ad un altro. Tuttavia, la sempre più continua presenza di Celeste e Ben lo aiutò molto, perché il loro supporto fu fondamentale. Finalmente i cinque mesi furono passati, e con il consenso del medico e del fisioterapista, poté abbandonare la sedia a rotelle, ma gli fu assolutamente vietato affaticarsi ed uscire da solo. Da quel giorno tutto era cambiato: tanto fu il tempo trascorso con Celeste (lui non volle dirle del perché si trovava in macchina quel giorno e lei non disse mai del suo incontro con Viola). Fecero anche un'uscita a quattro, loro due con Luana ed il suo ragazzo. Ritornò al suo lavoro, con le tante preoccupazioni di Nick. Mangiarono a cena a casa di Ben dopo essere stati invitati. Tutto sembrava essere tornato alla normalità.



Arrivò Celeste a casa di John dopo la lezione. Aveva uno sguardo pensieroso.
<<Che hai?>> chiese John.
<<Cosa? Ah, io. No, niente. Hai mangiato? Ti preparo qualcosa?>> chiese provando a cambiare discorso.
<<Ho già fatto. Comunque non hai la faccia di chi non ha niente, Celeste. Ti prego, dimmi cos'hai..>> disse John, che non era dello stesso parere riguardo al cambiare discorso.
<<E va bene! A fine lezione ho parlato col mio professore e mi ha proposto una cosa.>>
<<Cioè? Continua, dai.>> insistette John.
<<Ecco, mi ha proposto di fare un erasmus in Italia. Siccome lì ci sono tanti musei e teatri, oltre ad essere stata la patria di Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci e tanti altri. Secondo lui potrebbe essere importante per me questo erasmus.>>
<<E tu vorresti andarci?>> chiese ancora.
<<Il mio desiderio di cultura mi spinge a dirti di sì.>> disse lei non guardandolo negli occhi.
<<Allora credo proprio che tu debba andare.>> rispose lui.
Al sentir dire quella frase, Celeste alzò lo sguardo, sorpresa.
<<John, e tu che farai?>> chiese infine.
John si alzò dalla sedia e andò verso di lei, nell'isola della cucina.
<<Io ho il lavoro al pub. Vai, tranquilla. Non ti preoccupare.>> disse mentre le accarezzò i capelli.
<<John, sarò lontana un anno! Non sò tu, ma io mi sento già morire!>> ammise lei.
<<Anch'io, ma non mi metterò davanti alla tua carriera, e ancor di più davanti ai tuoi sogni. Vai, segui il tuo sogno. Fallo per me.>>
<<Sicuro John?>>
<<Certo amore.>> disse lui con un sorriso tutt'altro che vero. O meglio, provò a renderlo vero. Ovviamente era felice per lei, di questa possibilità che le era stata offerta, anche se da una parte, dentro di sé, voleva che non partisse. Ma non voleva né poteva costringerla a scegliere lui. La scelta era solo di lei, ed era inevitabile che lei volesse andare. Era il suo sogno, ed il suo compito era quello di appoggiare la sua scelta, qualunque essa fosse.
<<Grazie amore. Ti amo così tanto!>> disse lei e lo baciò. Un bacio che fu ricambiato.




Il taxi era arrivato. Si trovava sotto casa di Celeste. Era tutto pronto, mancava solo John. Le disse che sarebbe venuto con lei in aeroporto, ma ancora veniva. Intanto il tassista portò le sue valigie dentro la macchina. Celeste provò a chiamarlo, ma non rispose. Guardò l'orologio: mancavano venti minuti prima che il suo aereo partisse.
<<Signorina. Bisogna che partiamo se non vuole perdere l'aereo.>> disse il tassista.
Lei lo guardò e fece cenno di aver capito. Si mostrò ancora titubante, ma alla fine salì sul taxi. Sarebbe partita da sola, sarebbe partita senza salutare John. Pianse mentre guardava fuori dal finestrino. Il taxi stava raggiungendo l'aeroporto, e lei era sola seduta sui sedili posteriori. Stava andando incontro ad un aereo che l'avrebbe portata lontano. Un anno lontana da John, lontana dall'uomo che amava.

AMORE IRREALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora