Clara
Una piccola occhiata al calendario per sancire l'inizio del giorno, il fatidico giorno dell'inseminazione. Quel giorno, nel mio corpo sarebbero stati iniettati gli sparmatozoii, e con un po' di fortuna, sarei rimasta incinta.
A causa della tensione non restai un secondo di più sotto le coperte.
Nonostante fosse stata una gravidanza progettata nei dettagli, avevo paura che qualcosa potesse andare storto. Avevo paura. Sentivo l'agitazione cingermi crudelmente lo stomaco, ma giunta a questo punto cruciale non potevo scappare, dovevo andare fino in fondo, rispettare quelle stupide clausole nel contratto, e ottenere la cifra per l'intervento. Non potevo voltare le spalle a mia madre, lei non l'avrebbe fatto per me. Feci una veloce doccia e mangiai una mela al volo, lo stomaco mi si era chiuso. Controllai il cellulare, che mentre ero in bagno, squillava.
E non poteva che essere lui, che mi ricordava per la centesima volta l'appuntamento col dottore.
Gli risposi un "'fanculo" e lo infilai nella borsa con noncuranza. Poi, inclinai le persiane nelle varie stanze, e dopo aver nascosto la chiave di riserva sotto il tappetino uscii e chiusi la porta. Max mi voleva inviare il suo autista per condurmi allo studio medico, ma avevo rifiutato la sua proposta, indignata. Questa sua continua preoccupazione nei miei confronti mi dava sui nervi, se potesse mi priverebbe pure dell'aria.
Lo studio del medico distava poco dal centro di Milano, e con la metro non ci impiegai molto, infatti mentre mi avvicinavo intravidi la limousine accostata al marciapiede, e Max che si sistemava un po' la cravatta.
Il gesto lo rendeva sexy, e avrei voluto schiaffeggiarmi.
Scrollai un po' il capo, tentando di darmi un contegno per ciò che avevo pensato poco fa su di lui. Tirai la cinghia della borsa di più sulla scapola e allungai il passo. Lui alzò gli occhi e sul suo volto balenò il solito sorrisetto.
"Era ora che arrivassi..." mi rimproverò, facendo segno all'autista di tornare più tardi.
"Non lo sai che le donne si fanno attendere." ribattei, più strafottente del solito, sorpassandolo.
Max fece una piroetta sul posto. "Perché prima scondinzolavi con la testa?"
Rimasi col dito poggiato sul pulsante, e come un robot girai la testa nella sua direzione.
Gli avrei dato un morso su quella testa bacata, che non fa altro che sparare cazzate, rovinando la sua parvenza brillante.
"Scondinzolo?" ripetei, piccata.
"Ti sembro un cane!"
Lui rise di gusto.
"No, un barboncino." mi corresse, sfiorandomi il mento con un dito, ed io prontamente indietreggiai.
"Vattene a quel paese." gli dissi un'ultima volta prima di premere quel dannato campanello.
Una gentile donna, dai capelli tinti e una cartella fra le mani, ci venne ad aprire facendo una riverenza e gli occhi dolci ad Alberti.
"Il dottore vi riceverà a breve, se volete intanto accomodarvi in sala d'attesa.."
Si spostò di lato per farci entrare, scortandoci nell'austera sala d'attesa per poi ritirarsi dietro il lungo bancone. Max mi indicò una schiera di sedie, su cui mi sedetti, iniziando a sfogliare una rivista abbandonata lì. Nel frattempo si allontanò per scambiare qualche parola con la segretaria, cercai di contenere la rabbia stropicciando il bordo del giornale e fingendomi interessata all'articolo.
Con l'orecchio teso captai qualche stralcio ma non di più, non volevo che mi scoprisse ad osservarlo. Quando si accomodò affianco a me, finsi di leggere le righe, anche se non sapevo di cosa trattasse.
"È interessante?"
Alzai gli occhi puntandoli nei suoi. Lo guardai, indecisa se rispondere.
"Quello che stai leggendo, è interessante?" Mi fece lo spelling, gesticolando con le dita.
"Sì, lo è. Non vedi che sto leggendo, non voglio essere disturbata." gli risposi, mostrandomi infastidita.
"Certo."
Premette la schiena contro lo schienale, increspando un sorriso.
"L'articolo era talmente interessante che hai preferito guardare me per tutto il tempo." Sbarrai gli occhi, chiudendo il giornale in un tonfo.
"Ti sbagli."
Max ridacchiò di più, e solo l'intervento della porta lo salvò da una ginocchiata nelle parti basse.
Un signore abbastanza anziano, coi baffi sbiaditi e gli occhiali, fece capolino dalla porta e ci fissò.
"Signor Alberti."
Gli andò vicino e i due si strinsero calorosamente la mano.
"Vi ho già parlato della signorina Morgan." affermò il più giovane, e l'anziano annuì.
"Entro breve inizieremo." Ci avvisò, e al sentirlo la tensione si fece sentire più di prima, mentre Max era la calma in persona, ovviamente perché non sarà lui a dover alzare la gonna con le gambe divaricate.
Che imbarazzo!
Il dottore sedette dietro la scrivania per delineare gli ultimi dettagli, per poi procedere con la pratica.
"Abbiamo fissato l'appuntamento oggi riguardo l'inseminazione."
"Sì." rispose Max.
"Siete certi di voler procedere?"
Ci fissammo, anche se entrambi sapevamo già di aver fatto il passo più lungo della gamba.
"Sì."
Questa volta all'unisono, senza far tremare la voce.
Il dottore spinse gli occhiali più sul naso.
"Bene, l'importante è che ne siate consapevoli. Un bambino non è un gioco, comporta un repentino cambiamento non solo nello stile di vita... ma anche nella mente." Ero colpita da queste parole, di solito i dottori non si perdevano in inutili monologhi, andavano dritti al punto pure se c'era in gioco la vita di una persona.
"Siamo consapevoli, dottore e adesso, per favore, procediamo..." gli ordinò Max, tranciando le altre parole che avrebbe voluto dirci. "Non sono qui per una lezione di vita, sono qui per faccende serie e non ho tutta la mattinata libera." aggiunse, non gradendo i consigli del medico, che arresosi alla sua strafottenza, ci scortò in un'altra stanza.
Al centro una lettiga, ai cui lati si ergevano imponenti due ferri a forma di cucchiaio ed accanto un macchinario per monitoraggio.
Il dottore prelevò da un gancio una specie di camice verde.
"Metta questo." E m'indicò il paravento dove avrei potuto spogliarmi. Annuii e nascosta dietro il paravento, riparata dagli sguardi maliziosi di quel pervertito, feci scivolare ogni indumento sul pavimento e sospirando infilai il camice che sapeva di candeggina.
Il dottore era uscito un momento per lasciarmi un po' di privacy, c'era solo Max che non faceva altro che osservarmi o controllarmi.
"Che hai da guardare, pervertito?" Fece spallucce, risultato? Il sangue che bolliva nelle vene.
"Hai delle belle gambe."
"Guarda ancora e sei un uomo morto." gli dissi sprezzante, mentre il dottore faceva ingresso nella stanza.
Ormai non potevo stare trincerata dietro il paravento, e con un po' di titubanza, sgusciai fuori con indosso quell'orribile camicione.
Max si trattenne dal ridere, mentre mi disponevo sul lettino ed appoggiavo le gambe sugli arnesi. Non sarà la prima volta, il dottore precedentemente ci aveva avvertiti che non sempre il primo tentativo andava a buon fine, come del resto accadeva nei rapporti sessuali normali, ma Max non era preoccupato.
Dal momento che disponeva di denaro sufficiente per ripetere la procedura più e più volte finché non avrebbe concepito il bambino; mentre io, che non mi ero mai sottoposta volentieri alla visita ginecologica di controllo, volevo che quella procedura finisse in fretta. Non sopportavo quella posizione, era imbarazzante.
"Allora, è pronta?" di nuovo questa domanda, e annuii in risposta.
Il dottore appoggiò una specie di contenitore su un tavolino, per poi armeggiare con una sonda.
In preda all'ansia che m'invadeva ogni tessuto, cominciai a respirare stringendo una sbarra fra le dita.
Non appena Max si fece avanti, sporgendosi verso il dottore il sorriso mi morì sul labbra.
"Che diavolo, perché anche lui deve partecipare!" pensai, mordendomi un po' il labbro e strizzando gli occhi.
I muscoli si irrigidirono di più e strinsi le gambe con le gote arrossate.
"No, non lo voglio qui!"
Mi sarebbe piaciuto urlare. Sono abbastanza a disagio con questo vecchio medico, accidenti.
Il coglione mi guardò un attimo, come un cucciolo ferito.
"Ti dispiace se resto? Vorrei assistere alla procedura."
Non sapevo cosa dirgli, mi sentivo solo profondamente imbarazzata, ma in questo caso cacciarlo a pedate ed impedirgli di vedere i primi momenti del bambino no, non avevo la forza di mandarlo via.
"Rimani pure." proferii.
L'infermiera che assisteva il dottore mi dispose di nuovo le gambe sui sostegni di ferro, che prima per nervosismo avevo tolto. Sapevo che il mio volto doveva essere rosso, e ringraziai il cielo che Alberti si fosse messo dietro alle mie spalle, così non avrebbe potuto prendermi in giro.
Il medico afferrò di nuovo la teca, e nel più assoluto silenzio, il liquido scivolò dentro il mio corpo, facendosi strada nel mio utero.
Il medico ritrasse le mani, consegnando la teca ormai vuota all'infermiera, e dalle mie labbra riarse sfuggì un sospiro di sollievo.
"Grazie al cielo, è finito."
"Abbiamo terminato. Con un po' di fortuna non dovrà sottoporsi a una seconda procedura."
Poi si rivolse a Max.
"I vostri spermatozoii sono molto attivi, complimenti!"
Non bastava che fosse uno stronzo sexy da far male alla vista, ci mancava pure che avesse sti' benedetti spermatozoii veloci.
"Vi ringrazio." fece l'interessato, stringendogli la mano con il sorriso di chi ha vinto qualcosa.
"Vi do un paio di dritte per questa gravidanza." cominciò, mentre si toglieva i guanti di lattice gettandoli nel cestino. "Ovviamente, per farsì che ciò avvenga dovete permettere alla natura di svolgere il suo corso e non essere frettolosi."
Ci invitò a tornare nell'altra stanza, e mi fissò un nuovo appuntamento nel caso in cui il primo tentativo non fosse andato a buon fine.
"Ci rivediamo fra una settimana. Signorina Morgan lei adesso non deve comportarsi in modo diverso da come stava facendo."
Non mi vietava di fare tutte le cose che facevo prima, ma era facile parlare in questo modo, non era lui ad essere stato messo incinta.(Spazio autrice)
Ho deciso di partecipare a un altro concorso nuovitalenti che dà l'opportunità alle storie più belle e con pochissime visualizzazioni di avere il loro momento di brillare, quindi se avete una storia che non è ancora stata notata allora partecipate al concorso e non ve ne pentirete :)
Detto questo,
buona fortuna!
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PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018
ChickLit(Completa 29/07/17) Capitoli anche in INSTAGRAM 🎊 È la lotta contro qualcosa di indistruttibile, il timore di vederne la fine e non poterlo prevenire a spingere una donna a vendere il proprio utero per creare quella cosa meravigliosa che si terrà s...