Capitolo 27: Solo amici?

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Clara

"Oh, il signore dorme. Avrà bisogno di una coperta."

Il gentile giovane che mi aveva condotto qui era stato sostituito da una signorina tutta tette e denti.

Era la quarta volta che si accertava che il signor Alberti non avesse bisogno di nulla. Gli aveva elargito almeno un metro di sorriso e mostrato la merce più di quanto fosse consentito.

Era odiosa!

"Non mi pare faccia freddo qui dentro." le feci notare infastidita.

"No, certo, ma quando si dorme si ha più bisogno di calore."

Aprii la bocca sul punto di domandare "per caso, vuole scaldarlo lei?" ma mi trattenni per un pelo.

Non ero certo gelosa.

"Porti questa dannata coperta, se ci tiene tanto!" le urlai contro, e lei si defilò dalla cabina tutta sorrisi.

Che patetica.

Mi accasciai sul sedile, osservando dal finestrino il cielo in cui l'aereo stava fluttuando da ore.

Spostai poi gli occhi al sedile affianco, lui sonnecchiava placidamente. Io avrei tirato fuori le braccia e le avrei sbattute per accelerare il viaggio e arrivare a Sydney il prima possibile, e quello dormiva.

Certo, non erano problemi suoi.

Non era il suo bambino a essere in serio pericolo, in punto di morte.

Era mia madre.

La mia amata mamma a cui mi ero molto affezionata dopo la prematura scomparsa di papà. L'unica persona capace di capirmi guardandomi negli occhi, e stavo per perdere anche lei.

In questo momento, avrei voluto essere al suo capezzale. Sussurrarle parole dolci, stringerle la mano. Lei in bilico fra vita e morte, ed io quassù, a ventimila piedi d'altezza, completamente impotente. Accanto a uno che riposa come se niente fosse
...  maledizione!

Io non chiudevo occhio dal giorno prima e dopo questo non ci sarei proprio riuscita.

Come avrei potuto?

Era inconcepibile, ogni volta che chiudevo le palpebre vedevo mia madre, nel letto di un ospedale, e la macchina che trillava forte fin quasi a spaccarmi i timpani. E poi, il cuore cessava di battere. Ed io restavo lì, a contemplare il suo viso gelato, senza chiamare i soccorsi.

Orribile!

Mi ridestai nel momento in cui l'hostess ritornò a infastidire, armata di una coperta pesante che sistemò con estrema cura sul bel addormentato, che non si svegliò.

L'hostess tornò indietro, e sparì finalmente dalla mia vista.

Girò il volto verso di me, continuando a dormire.

Il suo profumo mi solleticò le narici.

Dopobarba?

Eau de toilette?

Molto discreto, inconfondibilmente suo, che si mischiava con l'odore della sua pelle. Lo conoscevo a memoria. L'avrei riconosciuto ovunque, l'avrei scelto tra mille.
Era la stessa fragranza che avevo sentito ogni giorno nei mesi della forzata convivenza, attaccato alle cose che toccava, alle stanze dove passava.

Ripensai a quei momenti insieme, alle serate-famiglia, sul divano nel salotto, una ciotola di pop corn, una coperta abbastanza grande, e noi due. Gli occhi lucidi di pianto al pensiero che tutto fosse passato troppo in fretta.

 PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora