Capitolo 21: Serata-famiglia

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Clara

Ero felice, lontana dai miei problemi, almeno per una volta. Max era galante, simpatico e molto dolce.

Avevamo brindato come due fidanzati, mi sentivo rilassata e piacevolmente euforica.

Alla fine della serata, seduti l'uno vicino all'altra, mi abbandonai sul suo petto caldo, accoccolandomi come un gattino in cerca di protezione.
E lui non me lo negò.

Sollevò un braccio facendolo scivolare sulle mie spalle e con l'altro mi teneva per il fianco. Chiusi gli occhi inspirando il suo profumo, ascoltando il suo cuore.
Lui intanto mi stringeva e accarezzava delicatamente i capelli, mi dava ogni tanto un bacio sulla tempia o sul capo.
Tremai impercettibilmente.

Stavo così bene, avevo trovato un posto dove il dolore non mi lacerava, e non mi feci alcuna domanda per darvi una spiegazione. Mi lasciai condurre nella nostra suite, semi addormentata e lasciai che mi aiutasse con il vestito.

Lui accettò titubante, e le sue dita afferrarono la cerniera tirandola piano verso il basso, svelando la mia schiena. Le mani s'infilarono fra i due lembi aperti, cominciando ad accarezzarmi la pelle.

Strane scariche oltrepassarono il mio corpo, e il mio cuore vibrò forte al punto tale che si udì nel silenzio della camera.

Max si spostò dalla sua parte di letto, ed io mezza svestita mi infilai tra le lenzuola.

Non protestai quando il suo braccio mi cinse da dietro.

"Max?"

Lui mugugnò un attimo, forse stava già prendendo sonno.

"Clara?" mi rispose, accostandosi di più alla mia schiena.

"Buona notte. E grazie per questa serata ... È stata meravigliosa."

Chiusi gli occhi, ed ebbi la sensazione tra veglia e sonno di un bacio sulle labbra.

Forse solo un sogno, un ridicolo sogno.

Mi svegliai avvolta dal calore delle sue braccia a cui mi stavo abituando.

Max Alberti - ricordai a me stessa - è solo quel viziato ragazzino che ha distrutto i tuoi sogni romantici.

Un viziato ragazzino che mi stava abbracciando come se fossi la cosa più preziosa, mi abbracciava stretta da non farmi respirare.

Aprii piano le palpebre.

Era di Max Alberti la mano sul seno?
E quella ... cosa ... che premeva sui miei glutei, anzi proprio in mezzo, era sempre il donatore di sperma?

E perché dovrei pensarci?

A causa degli ormoni mi sentivo eccitata come una quindicenne.

Okay, come diavolo facevo a pensare qualcosa in quella situazione?

Cristo, Clara!

Tentai di calmare il respiro, e il battito furioso del mio cuore. Dovevo pensare a qualcosa di diverso.

Cercai di guardare la finestra del balcone e lo scorcio del bellissimo cielo che mostrava.

 PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora