Capitolo 20: Compromessi

5.8K 278 82
                                    

Max

Niente! Proprio non ci riuscivo a farla smettere di piangere!

Con lei ogni mio tentativo era inutile.

Lo sapevo che non avrebbe causato chissà quali danni al bambino, ma non sopportavo di vederla così tanto triste per colpa mia.

Feci un altro disperato tentativo.

"Morgan, io non so il motivo che ti fa stare male, ma non credi che parlarne con qualcuno potrebbe farti stare meglio?"

Lei si voltò, la faccia stravolta. "Non cambierà nulla. Hai detto bene, sono disperata. Quando uno è disperato lo è perché non c'è niente in cui sperare. Quindi a che serve parlarne?"

Mi inginocchiai davanti a lei, non l'avevo mai fatto per nessuna donna, e le presi le mani fra le mie.

"Questo non significa che tu debba distruggerti. Ti sei richiusa in questa stanza e non hai mangiato nulla. Non è un comportamento accettabile, questo. Non lo dico per il bambino, ma principalmente per te."

"Mi sembra normale che tu pensi al... bambino, ma anche se non mangio a lui non capiterà nulla. Per favore, lasciami in pace!"

Maledizione!

Possibile che non riesca mai a spuntarla con lei?

Mi faceva perdere la testa, lei e quel suo orgoglio, quella sua faccia tosta e i muri invalicabili che mi poneva davanti.

Mi pareva di essere tornato ai battibecchi del liceo, aveva sempre la risposta pronta, sempre a rifacciarmi qualcosa che avevo fatto.

I momenti dolci né erano stati davvero pochi, ma nonostante tutto erano le sue braccia a sostenermi per non farmi cedere, o i suoi abbracci che mi facevano rinascere.

Perché ne avevo fatte tante, e lei pazientemente le aveva perdonate con quel suo buon cuore e quella sua dolcezza fuori dal comune. 

La guardai attentamente, ormai era cambiata, non era più la stessa dolce ragazzina di una volta.

Aveva un volto decisamente stanco e sciupato, gli zigomi rigati dalle lacrime, rannicchiata come un gatto su una piazza dal letto in quel vestito troppo piccolo per contenere le sue forme più pronunciate, rotonde.

Cazzo!

A causa del pancino l'abito iniziava a starle più stretto. Aveva bisogno di abiti nuovi, le generose curve del suo stato non potevano continuare a vestire abiti aderenti e super stretti. E poi stavamo nel periodo natalizio.

Di certo continuare a piangere l'avrebbe fatta sfogare, ma le serviva di più per potersi svagare col cervello, e cosa c'era di più divertente del fare shopping?

Cos'era c'era di più divertente?

Lo shopping di solito era piuttosto apprezzato dalle donne. Non che questa donna potesse somigliare a tutte le altre, l'unica categoria in cui avrei potuto inserirla era quella delle persone difficili a cui non andava mai bene niente.

Presi un respiro.

Okay questo era il momento in cui mi giocavo le palle, ma era anche vero che provarci non costava nulla.

 PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora