Max
Ero determinato a rimanere al suo fianco, anche se lei non mi voleva.
Era sdraiata su un lettino, in una delle stanze libere. Per poco aveva ripreso conoscenza e aperto gli occhi, poi li aveva richiusi.
I medici le avevano fatto un check up completo e monitorato il battito del bambino. Per fortuna si era trattato di un malore passeggero. Il bambino era in ottima salute, ma non potevo dire lo stesso di lei.
La osservavo dormire placidamente. Appena ripresa dallo stato catatonico di prima, la consapevolezza di aver perso sua madre la colpì come un fulmine.
Aveva pianto molto, urlato, colpito il cuscino più volte e anche il mio petto mentre tentavo di afferrarle i polsi per farla calmare.
La calma dopo lo sfogo fu devastante.
Non parlava più, si limitava a guardare la finestra come se non fosse neppure lì, in una delle stanze dell'ospedale. Poi, si appisolò senza avere più crisi.
Ripensai alle parole di sua madre, alla somiglianza fra loro due, a come lei era riuscita a spiegarmi sua figlia in poche parole. Come se la conoscesse a memoria. Mentre io nei tempi passati, non avevo visto e capito niente.
Forse era normale, tra una madre e un figlio.
Forse era quel legame che si creava ancor prima di venire al mondo, un filo indiscendibile, con cui nessuno poteva sperare di competere, neanche un padre.
Mi domandavo se fosse giusto recidere quel legame così profondo e speciale, negare a mio figlio sua madre.
Chi ero io per deciderlo?
Davvero mi ero illuso di poter sostituire questa presenza?
Se l'avessi fatto, mio figlio mi avrebbe odiato, accusato di essere diverso dagli altri bambini.
Perché lui non aveva una madre che lo venisse a prendere a scuola e gli altri invece sì.
Perché lui non aveva una famiglia, perché in due non esisteva la famiglia... e gli altri avevano questo e molto di più.
"Max..."
Scossi il capo per liberarmi di quei pensieri, avrei preso una decisione forse tra qualche settimana sperando che mio figlio non m'anticipasse, e mi chinai su di lei.
"Clara." La mia voce tradiva angoscia, mi era sembrato di essere rimasto troppo tempo in apnea. "Ti senti... bene?"
Lei mi guardò svariati minuti senza aprire bocca.
Non era stata una domanda molto intelligente, visto che la madre era nella stanza al piano di sotto priva di vita.
"I dottori hanno detto ch'è stato soltanto un malore."
"E il bambino?" chiese, con voce piatta.
"Sta bene anche lui." Le sorrisi, appoggiando una mano sulla sua. "Ho avuto paura."
Mi fissò impassibile, girando lo sguardo verso il macchinario.
Un suono piacevole continuava a diffondersi nella stanza.
Una giovane infermiera controllò un attimo il tracciato, poi andò via.
"Mia madre... è da sola?"
"È stata trasferita nella sala mortuaria al pianterreno."
"Voglio vederla."
Le aggiustai le lenzuola dopo che i fili collegati al macchinario per il feto erano stati staccati.

STAI LEGGENDO
PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018
Romanzi rosa / ChickLit(Completa 29/07/17) Capitoli anche in INSTAGRAM 🎊 È la lotta contro qualcosa di indistruttibile, il timore di vederne la fine e non poterlo prevenire a spingere una donna a vendere il proprio utero per creare quella cosa meravigliosa che si terrà s...