Marinette sospirò beata, aprendo gli occhi e incontrando lo sguardo verde e divertito di Adrien: «Stavo dormendo.» mormorò, stringendosi maggiormente a lui e crogiolandosi nel calore del suo corpo: «Ed era un bel sogno. Dovresti sentirti in colpa per avermi svegliato.»
Il ragazzo ridacchiò, ricambiando l'abbraccio e massaggiandole la schiena: «Beh, devo rimediare.» mormorò, baciandole il collo e scivolando sopra di lei, mentre con le labbra creava una scia umida che dalla gola scendeva verso il seno: «E devo anche fare un bel lavoro.» bisbigliò contro la pelle.
Marinette ridacchiò, gettando indietro la testa e notando la sveglia: «Fermo lì, micio!» esclamò la ragazza, mettendo una mano sul viso di Adrien e allontanandolo da sé: «Devo andare.» dichiarò, sgusciando da sotto il ragazzo e alzandosi in piedi.
«Cosa?»
«Guarda l'ora.» dichiarò la giovane, indicando la sveglia: «Se mio padre si sveglia e ha la malaugurata idea di venire a controllare in camera...»
«Cosa che non fa mai...»
«Considerata la mia fortuna, sicuramente oggi lo farà.» sentenziò la ragazza, scuotendo il capo e voltandosi verso i due kwami che, al suono delle loro voci, si erano svegliati: «Tikki. Trasformarmi.»
Adrien si mise a sedere, osservando la kwami rossa sfrecciare verso gli orecchini di Marinette e venirne inglobata, socchiudendo poi gli occhi di fronte alla luce della trasformazione: «Sai, sto iniziando a pensare che tu non sai cosa sia il romanticismo...» borbottò, imbronciandosi e osservando la ragazza mascherata.
«Il mio romanticismo muore al pensiero di mio padre, armato di baguette, che si aggira per le strade di Parigi alla ricerca della figlia scomparsa.»
Adrien ridacchiò di fronte a quell'immagine, alzandosi e scuotendo la testa: «Vuoi che ti accompagni, my lady?»
Ladybug scosse il capo, avvicinandosi a lui e passandogli le braccia attorno alla vita: «Torna a dormire. Per una volta che riposavi tranquillo...»
«Io riposo sempre tranquillo.»
«Tu sei agitato, ultimamente, mentre dormi.»
«Non è vero.»
«Sì, che è vero.»
«No...»
«Ragazzo.» Plagg lo interruppe, facendoli voltare entrambi verso di lui: «Dalle retta: ultimamente non fai altro che avere incubi e sei agitato.»
Ladybug annuì, sorridendo al kwami scuro e tornando a fissare il volto del giovane: «Ha ragione, Adrien.» dichiarò, poggiandogli una mano guantata sulla guancia e trattenendo lo sguardo verde nel suo: «Non dormi bene da...beh, da quando abbiamo iniziato a frequentare l'università.»
«Mh.»
«E non capisco perché non vuoi dirmi niente.» continuò la ragazza, allontanandosi da lui e stringendosi nelle braccia: «Pensavo che noi due ci dicessimo tutto: che cosa c'è ti preoccup?»
«Non c'è nulla che...»
«Non c'era nulla, finché non hai iniziato a dormire agitato e a svegliarti, come se uscivi da un incubo.» borbottò Ladybug, scuotendo il capo: «E' colpa mia? Forse ho fatto qualcosa che...»
«No!»
«E allora perché?»
Adrien sospirò, poggiando la fronte contro la spalla della ragazza, rimanendo una manciata di secondi in quel modo: «Mh. Tu non dovevi andare via per paura di tuo padre?» domandò, rialzandosi e sorridendole: «Ne parliamo la prossima volta, ok? Quasi quasi, oggi faccio un salto da te, dopo la fine delle lezioni e andiamo...non so, a prendere un caffè? Mh. Sto iniziando a diventare come Lila...»
«Oggi devo consegnare il progetto dell'abito da sirena con Nathanael.» mormorò la ragazza, notando come lo sguardo di Adrien si incupiva: «Possiamo trovarci dall'IMF, che dici? C'è un locale dove vado sempre a pranzare...» si fermò, ridacchiando: «Anche se non ho mai preso il caffè lì, quindi non so dire alla tua Lila interiore come può essere.»
«Ti prego, my lady, non dire mai più che ho una Lila interiore.» sbuffò Adrien, scuotendo il capo: «Comunque per me va bene. Ma non è che interrompo qualcosa che...»
«Cosa dovresti interrompere, scusa?»
«Non so, qualche riunione strategica fra Nathanael e...»
«Adrien?»
«Sì?»
«Sto iniziando a pensare che il tuo comportamento riguardi in qualche modo il mio compagno di progetto.» dichiarò Ladybug, assottigliando lo sguardo celeste e notando come quello di lui evitava accuratamente il contatto: «E quello che stai facendo ora me lo conferma.»
«Non sto facendo niente.»
«Stai evitando di guardarmi negli occhi.» dichiarò la ragazza, incrociando le braccia: «Ciò vuol dire che ho indovinato.»
Adrien ridacchiò a disagio, prendendo la ragazza per le spalle e voltandola, la indirizzò verso l'ampia vetrata: «Tom. Baguette. Strada. Figlia amata.» biascicò, sospingendola mentre lei, con la testa piegata di lato, lo fissava male: «A che ora per oggi?»
Ladybug saltò sul cornicione, storcendo la bocca e fissandolo seria: «Facciamo verso le quattro? Dovrei aver finito tutto per quell'ora.»
«Ok, perfetto.»
«Adrien...»
«Tom. Baguette. Strada. Figlia amata.» ripeté nuovamente il ragazzo, indicando la città fuori dalla finestra e sorridendo allo sguardo arreso che la ragazza gli rivolse, prima di lanciare il suo yo-yo e saltare nel nulla.
«Io non capisco.» dichiarò Plagg, non appena Marinette fu andata via, facendo voltare il biondo verso di lui: «Era una buona occasione per risolvere questo piccolo problemino, perché l'hai spedita via?»
«Perché, ora che sono lucido, mi rendo conto di quanto sono stupido a essere...»
«A essere geloso e impaurito di Nathanael?» concluse per lui Plagg, fissandolo serio: «Sì, lo sapevo. Ti conosco da parecchio, moccioso, so che cosa passa per quella testa. Ma perché poi? Insomma, è chiaro come il sole che Marinette è innamorata persa di te e...»
Adrien scosse la testa, avvicinandosi all'armadio e prendendo un cambio di abiti: «Lui è più adatto di me.» borbottò, gettando sul letto un maglia e un paio di jeans: «E' un artista come lei, hanno tante cose in comune e...»
«Anche tu e Marinette avete qualcosa in comune.»
«Cosa? Il fatto di essere entrambi supereroi? Perché a parte questo...»
«Veramente non è solo questo.» dichiarò Plagg, sbuffando: «E fatti dire una cosa: Marinette è innamorata di te, è tuo l'anello che porta al dito e quel gioiello rappresenta una promessa molto importante.»
«Sì...»
«Quando la tua stupida gelosia non ti fa ragionare, pensa a questo. Pensa a come ti è rimasta fedele quella ragazza per tutti questi anni.» continuò il kwami, volando fino a lui e dandogli alcuni colpetti sulla fronte: «La offendi solo con questi tuoi pensieri.»
Adrien tenne lo sguardo basso, annuendo con la testa e alzandola poi, sorridendo allo spirito felino: «Grazie, Plagg.»
«Voglio del camembert extra, per questo mio ruolo da consigliere.»
«Lo avrai.» dichiarò il ragazzo, prendendo i vestiti e dirigendosi in bagno: «Oggi per colazione, camembert extra.»
Plagg annuì contento, incrociando le zampette e guardando la porta chiudersi: di certo le sue parole non avevano dissipato tutti i suoi dubbi, lo sapeva bene; ma sperava di aver scalfito un po' quella zavorra che si stava portando dietro.
«Che idiota.» borbottò Plagg, tornando a poggiarsi sul suo cuscino e notando, solo in quel momento, un indumento lasciato sul letto: «Oh no. Oh no. Oh no. Si è scordato le mutande di qua!»
Lila sbadigliò, girando assonnata il caffè e ascoltando Wei parlare in cinese al telefono: almeno una volta a settimana, il suo ragazzo chiamava la famiglia che aveva lasciato in Cina e passava parecchio tempo con loro, riprendendo la sua lingua natia; lo fissò, mentre annuiva a qualcosa che gli stavano dicendo, con un sorriso tranquillo sulle labbra e un po' lo invidiò: era certa che, se avesse chiamato sua madre o suo padre, questi avrebbero liquidato velocemente la chiamata, dicendole che le avrebbero inviato più soldi.
Wayzz e Vooxi la fissarono e lei sorrise ai due kwami, abbassando lo sguardo sul caffè: «Potresti chiamare i tuoi nonni...» mormorò il kwami della volpe, sorridendole: «Sono certo che gli farebbe piacere sentirti.»
«Sì. E' vero.» dichiarò Lila, sorridendo dolcemente al ricordo dei due anziani che l'avevano accolta in casa loro: «Dopo le lezioni li chiamo.»
Wei si avvicinò a lei, poggiando il cellulare sul tavolo e attivando il vivavoce: «Mia madre inizia a pensare che tu sia una persona immaginaria.» dichiarò velocemente: «Vuole parlare con te.»
«E cosa le dico?» domandò Lila, fissando terrorizzata il cellulare e poi il ragazzo che si era seduto accanto a lei: «Io non lo so il cinese.»
«Traduco io.» sentenziò Wei, prendendole una mano e intrecciando le dita a quelle di Lila, voltandosi verso il cellulare e dicendo qualcosa in cinese: «Le ho appena detto che ora la saluti.»
«Come si dice ciao in cinese?»
«Nihao.»
Lila annuì, inspirando profondamente e fissando Wei in volto: «Nihao.» mormorò leggermente titubante e pregando di aver ripetuto bene la pronuncia: «E io mi chiamo?»
«Wo De Ming Zi Shi e aggiungi il tuo nome.»
«Wo De Ming Zi Shi Lila.» ripeté l'italiana, tenendo lo sguardo in quello del ragazzo e sentendo la paura salirle, di fronte al silenzio che si levava dall'altro capo del telefono: «Per caso me li hai fatti insultare tutti?» Un urlo si levò dal cellulare, seguito da quelli più acuti di alcuni bambini e, infine, una sequenza di frasi in cinese: «Cosa gli ho detto? Cosa stanno dicendo?»
Wei ridacchiò, ascoltando i suoi familiari e scuotendo la testa, rispondendo velocemente in cinese: «Mia madre, possiamo dire, che sta urlando al miracolo e anche alcuni miei fratelli, mentre il più piccolo mi ha chiesto una cosa su di te.»
«Cosa?»
«Se sei bella.»
«E tu cosa ha risposto?»
«Sì.»
Sophie sorrise alla donna che era entrata nell'ufficio di Gabriel e la stava squadrando da dietro le lenti degli occhiali: «Nathalie, le presento mia moglie Sophie.»
«Co-cosa?»
«Lieta di conoscerla, Nathalie.» dichiarò Sophie, alzandosi e tendendo una mano alla donna: «Sono felicissima di conoscere la donna che si nasconde dietro l'organizzazione di casa Agreste e mi volevo scusare con lei per il peso che le ho lasciato, vede io...»
«Pensavamo che Sophie fosse rimasta vittima di un incidente ma...» iniziò Gabriel, attirando su di sé l'attenzione della sua assistente: «Invece...»
«Invece, fortunatamente sono rimasta solo ferita.» continuò per lui Sophie, voltandosi nella sua direzione e sorridendogli: «Purtroppo, però, la ferita...» alzò una mano e si toccò la nuca: «...mi ha provocato un'amnesia e...»
«Capisco.» dichiarò Nathalie, annuendo e chinando lieve la testa: «E' bella riaverla a casa, madame Agreste.»
«Grazie, anch'io sono felicissima di essere tornata.» dichiarò Sophie, accomodandosi nuovamente e osservando Gabriel dare delle direttive alla sua dipendente che, immediatamente dopo, uscì dalla stanza.
«Che cosa hai in mente di fare oggi?» le domandò Gabriel, mentre lei si lisciava la gonna del vestito azzurro che indossava: era così strano, vestire di nuovo come una donna normale e non quelle cose informi che aveva avuto durante il soggiorno di Maus.
«Mh. Stavo pensando di andare alla boulangerie dei genitori di Marinette.»
«Sophie.»
«Non mi presenterò. Voglio solo...vederli.» spiegò la donna, sistemandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio e sorridendo: «Poi Adrien ha così decantato le brioche di Tom Dupain che voglio assaggiarle.»
«Posso mandare...»
«No, Gabriel. Posso andare tranquillamente da sola.» dichiarò Sophie, fissandolo negli occhi: «Non mi nasconderò qua dentro: vivrò e, se ci sarà bisogno, combatterò contro Maus.»
«Ne sei convinta?»
«Assolutamente.»
Gabriel sospirò, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi il setto nasale: «Avevo dimenticato quanto eri testarda.» dichiarò, fissandola negli occhi mentre un lieve sorriso gli piegava le labbra: «Se vuoi andare, però, fatti accompagnare dal mio autista.»
«Il Gorilla?»
«Sì. Il Gorilla.» dichiarò l'uomo, scuotendo la testa: «Immagino che anche questo...»
«Sì, me l'ha detto Adrien.» lo anticipò Sophie, sorridendo: «Stamattina, durante la colazione abbiamo fatto un po' di conversazione: siamo ancora un po' rigidi entrambi ma...è stato bello. Parlare con lui, ascoltarlo mentre mi raccontava alcune cose...»
«Adrien è un ragazzo gentile e sensibile.» dichiarò Gabriel, annuendo con la testa: «Sono certo che non ti porta nessun rancore per questi anni...»
«Dovrebbe. E dovresti anche tu.»
«Non posso odiarti e lo sai.»
Sophie sorrise, abbassando lo sguardo sulle mani, che teneva congiunte in grembo, e inspirò profondamente: «Posso...posso considerarmi ancora tua moglie?»
«Non dovresti nemmeno chiederlo, Sophie.» dichiarò immediatamente Gabriel, facendole alzare la testa e incontrare lo sguardo celeste dell'uomo: «Io non ho mai smesso di amarti e tu sarai sempre mia moglie.»
«Anche io.» mormorò la donna, allungando una mano verso il marito e sentendo gli occhi pizzicarle per le lacrime trattenute: «Non ho mai smesso di amarti. Per tutto questo tempo, ho sempre pensato a te e a nostro figlio.»
«E adesso sei di nuovo con noi.»
«Sì.»
Adrien osservò gli studenti dell'IMF uscire dall'edificio, cercando di intravedere Marinette: alcuni si fermarono, additandolo e sicuramente riconoscendolo come il modello del marchio Agreste, ma lui li ignorò e sorrise alla vista della ragazza mora che usciva trafelata; la osservò fermarsi e guardarsi attorno, finché lo sguardo celeste non lo vide e s'illuminò di gioia: «E' tanto che aspetti?»
«No, sono appena arrivato.» dichiarò Adrien, osservandola massaggiarsi la fronte: «Che cosa hai?»
«Solo stanca.» rispose Marinette, sorridendogli: «Fra un certo gatto e le sue voglie; poi Plagg e il suo bisogno di camembert...beh, ho dormito poco stanotte.»
«Mh. Dovremmo fare quattro chiacchiere con questi felini che non ti fanno dormire.»
«Già, in effetti un certo felino è venuto proprio qua per...» Marinette s'interruppe al suono dei loro cellulari che squillavano: «Oh no. No. No. No. Mi rifiuto. Non ci può essere un attacco ora!»
«Il male non dorme mai.» dichiarò Adrien, sistemando l'auricolare e rispondendo: «Alex?»
«In persona, micio.» dichiarò l'americano dall'altro capo: «Sto aspettando che vi colleghiate tutti per darvi le notizie.»
«Fammi indovinare.» sentenziò Marinette, che aveva accettato la chiamata in quel momento: «Maus ha attaccato.»
«Non Maus, ma abbiamo un novello jedi.»
«Cosa?»
«Secondo quanto detto da un poliziotto, un tipo con una spada laser – sappiate che, se è vera, io pretendo di averla – sta seminando il panico in Rue de Rivoli, nei pressi del Louvre.»
«Una spada laser...» mormorò la voce di Lila: «Se non ricordo male fra i files di Maus c'era qualcosa che poteva...ehi, se fosse un'arma al quantum-β?»
«Non ci resta che scoprirlo.» dichiarò Adrien, fissando la ragazza al suo fianco e ricevendo un segno di assenso in cambio: «Ok, dove ci incontriamo tutti?»
«Io direi al Ponte degli Artisti.» rispose Marinette: «Ci troviamo tutti lì e andiamo a...beh, fare la conoscenza di questo jedi.»
«Se è dalla parte di Maus, però, è un sith.» dichiarò Alex, ridacchiando: «Ok, voi trovatevi al ponte ed io seguirò la situazione da qui. Direi che è tempo degli eroi!»
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Miraculous Heroes 2 {Completata}
Fanfiction[Sequel di Miraculous Heroes] Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario...