Capitolo 37

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Gabriel inspirò profondamente, storcendo la bocca quando il dolore gli attraversò il corpo; si portò una mano al petto, stringendo la maglia del pigiama e cercando di resistere. Sentì la porta aprirsi e non si degnò di alzare lo sguardo per vedere chi fosse entrato, sicuramente era Sophie poiché le aveva detto di non permettere a nessuno di accedere alla camera: «Da quanto va avanti?» domandò una pacata voce maschile.
Gabriel alzò la testa, osservando la figura del figlio, fermo davanti la porta chiusa della camera: «Tua…» iniziò a dire, fermandosi poiché una nuova fitta lo attraversò: «Do-dove è Sophie?»
«In cucina.» decretò Adrien, avanzando verso il letto e fissando il genitore: «Da quanto, papà?»
L’uomo si lasciò andare stremato contro i cuscini, osservando il figlio torreggiare accanto a letto: «Dobbiamo affrontare il discorso ora?» chiese, con l’ombra di un sorriso sulle labbra: «Sinceramente non sono molto in vena di chiacchierare.»
«Immagino.» decretò Adrien, prendendo una poltroncina – quella dove Sophie era stata tutta la notte per vegliarlo – e accomodandosi di fianco al letto: «Perché non mi hai detto nulla?»
«Avevi altro a cui pensare.»
«Sei mio padre.»
Gabriel sorrise, voltandosi faticosamente verso di lui: «Non è che abbia fatto tanto per prendere il premio di Padre dell’anno, no?»
«Già.» decretò Adrien, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia: «Ma sei sempre il mio papà.» dichiarò, posando lo sguardo verde su di lui: «Da quanto?»
«Da dopo l’akumatizzazione di massa contro Coeur Noir.» rispose Gabriel, inspirando profondamente: «Ogni volta che mi trasformavo, ogni volta che usavo i miei poteri…beh, dopo era così.»
Adrien annuì, poggiando il gomito contro il bracciolo della sedia e il viso sulla mano, massaggiandosi il labbro con il pollice: «Devi…»
«Riconsegnare il Miraculous a Fu. Lo so.» concluse per lui Gabriel, voltandosi dalla parte opposta e osservando il kwami della Farfalla dormire beato, dopo una notte passata a preoccuparsi: «Ne ho già parlato anche con Nooroo: preferisce tornare a dormire, piuttosto che vedermi in questo stato.»
«Maus è stato sconfitto, però c’è ancora la minaccia delle ombre che hanno ucciso quei tre…» mormorò Adrien, inspirando profondamente: «Sono certo che mister Miyagi troverà un nuovo Portatore. O una nuova Portatrice.»
«Era tanto che non lo chiamavi così.»
Adrien annuì, alzandosi dalla poltroncina: «Devo andare a lezione.» dichiarò, stirando le braccia verso l’alto: «Ti lascio alle amorevoli cure della mamma.»
«Speriamo non abbia intenzione di cucinare un’altra volta.»
«Ah! Ecco perché l’altra volta…» Adrien sorrise, scuotendo la testa: «Starai bene, vero papà?»
«Se non mi uccide prima la cucina di tua madre…»
«Dai, non è così male.»
«L’hai assaggiata?»
«Ovviamente no.»
«Ecco.»
Adrien sorrise, notando il lampo di vitalità negli occhi del genitore: «Starai bene, papà?» domandò un’altra volta, osservandolo serio.
«Due o tre giorni e sarò come nuovo.» rispose Gabriel, fissandolo a suo volta: «Non ti libererai tanto facilmente di me.»
«Lo spero bene. Mi mancherebbe il mio carceriere personale.» dichiarò il ragazzo, raggiungendo velocemente la porta: «Insomma, quella cosa del sequestro di persona e tutto il resto.»
«Potrei rifarlo. E potrei sottrarti l’anello.»
«Provaci finché puoi essere ancora Papillon.» dichiarò Adrien, uscendo dalla stanza e ridacchiando, notando la madre salire le scale proprio in quel momento: «Tutto tuo, mamma.»
«Esci?»
«Ho lezione.» le rispose il ragazzo, chinandosi e baciandola sulla guancia: «Poi penso di incontrarmi con gli altri.»
«Ci vediamo stasera.»
«A stasera, mamma.»
Sophie l’osservò scendere velocemente le scale e, recuperati giaccone e borsa, uscire dall’abitazione; sorrise, avvicinandosi alla porta e aprendola, notando l’uomo seduto nel letto: «Come stai?»
«Meglio.» decretò Gabriel, inspirando profondamente: «Non dovevi…»
«Mi ha tormentato, finché non mi ha tirato tutto fuori.» dichiarò Sophie, alzando gli occhi al cielo: «Altro che gli uomini di Maus! Se fosse stato mio figlio a organizzare le mie torture a Maus Temple avrei detto tutto poco tempo dopo essere giunta lì.»
Gabriel annuì, allungando una mano e stringendo quella della moglie nella sua: «E’ tuo figlio.»
«Ed è anche tuo figlio, vorrei ricordarti.»
«E’ figlio di entrambi.»

Rafael sbuffò, entrando nel locale e togliendosi il berretto: «Fa un freddo cane.» borbottò, sentendo il resto del gruppo dietro di sé: «Ma come è possibile? Fino a qualche giorno fa si moriva di caldo! Stamattina ho dovuto buttare all’aria mezzo armadio per recuperare il giaccone!»
«Sai che potrei tirar su un discorso di non so quante ore sull’effetto dell’inquinamento e sul fatto che non esistono più le mezze stagioni?» dichiarò Lila, guardandolo seria: «Ma sono magnanima e ti lascio in pace, in compenso fila a ordinarmi qualcosa.»
«Wei!» esclamò Rafael, voltandosi verso il cinese: «Come fai a sopportarla?»
«Wei non mi sopporta, mi adora. E’ differente.» dichiarò l’italiana, fissando male il modello e voltandosi poi verso gli schermi sopra le casse dello Starbucks: «Ok, io prendo quell’affare con la panna e le scaglie di cioccolata.»
«Penso abbia un nome quell’affare, Lila.» bofonchiò Rafael, al suo fianco: «Ed è…»
«Zitto, essere inutile che non beve caffè.»
«Ti ho detto più volte che non posso berlo.»
«Sarah!» esclamò l’italiana, voltandosi verso l’amica: «Perché hai dato la tua vergin…»
«Lila!» tuonò Rafael, zittendo la ragazza mentre la bionda diventava paonazza: «Fra te e Alex non so chi è peggio.»
«Ehi! Io sono qui buono buono, perché dovete mettermi in mezzo?»
«Perché tu sei sempre in mezzo, Alex.» borbottò Sarah, fissando male l’amico e Lila: «Io prendo una cioccolata calda con il caramello.» dichiarò, voltandosi verso i tavoli e adocchiando uno abbastanza grande per tutti loro: «Vi aspetto là.»
«Io vado con Sarah.» dichiarò Lila, voltandosi verso Marinette e sorridendole: «Ti unisci a noi signore?»
«Ovviamente.» esclamò la ragazza, girandosi verso il proprio fidanzato: «Io prendo…»
«Cioccolata, vero?»
Marinette annuì sorridente, venendo poi trascinata via da Lila, mentre Adrien si metteva in fila assieme agli altri ragazzi: «Siete diabetici.» decretò l’italiana, raggiungendo l’altra ragazza al tavolo: «Seriamente. Poi ora ci sono messi anche Sarah e Rafael. Ah, dove andremo a finire.»
«Parli proprio tu, Lila?» domandò Alex, comparendole alle spalle: «Io cosa dovrei dire? Sono l’unico single qua! E devo sopportarmi non una, ma ben tre coppie cicci-cicci-love-love!»
«Cicci-cicci-love-love?»
«Sì.» assentì l’americano, sedendosi: «Siete disgustosi.»
Sarah sorrise, posando una mano sulla spalla dell’amico: «Scommetto che, prima di quanto pensi, troverai qualcuno anche tu, Alex.»
«Già. Affidati al maestro Fu e fatti dare il Miraculous della Farfalla…»
«Il maestro ha detto che non sono adatto.» dichiarò Alex, abbozzando un sorriso: «Sarà strano, non avere più Nooroo e il signor Gabriel con noi.»
«Adrien ha detto che, una volta che suo padre avrà consegnato il Miraculous, il maestro vorrà darlo quasi subito a un nuovo Portatore.» dichiarò Marinette, sospirando: «Maus è…è…» si fermò, scuotendo il capo: «La minaccia di Maus è andata, ma…»
«Quelle ombre…» mormorò Lila, portando il silenzio al tavolo.
«Di che state parlando?» domandò Rafael, giungendo con un vassoio e osservando il quartetto: «Avete delle facce.»
«Delle dimensioni del tuo pavoncello.»
«Piantala, idiota.» sbottò il parigino guardando male la castana, sistemandosi al tavolo e venendo imitato da Adrien e Wei: «Di che parlavate?»
«Delle ombre.» rispose Marinette, scuotendo il capo: «Stavolta non è finito nulla.»
«Beh, chiunque c’è là fuori, dovrà vedersela con gli eroi di Parigi.» dichiarò Alex, allargando le braccia: «E con Mogui e Coeur Noir, se il futuro Papillon ci akumatizzerà.»
«Povero nemico.» decretò Wei, sorridendo: «E’ un gruppo veramente pericoloso quello con cui avrà a che fare.»
«Per il momento, dedichiamoci alle nostre cioccolate.» dichiarò Sarah, allungandosi per prendere la sua: «Ah! Fra poco è il Ringraziamento! Che fate?»
«Sarah.» mormorò Alex, chinandosi verso di lei: «Siamo a Parigi, qua non festeggiano il Ringraziamento.»
«Ah. Vero.»
«Se volete farci un pranzo da perfetti americani che festeggiano il Ringraziamento, noi non ci tiriamo indietro. Vero?» dichiarò Lila, guardando gli altri quattro che annuivano con la testa: «Allora, che facciamo per il Ringraziamento?»

Fu sospirò, sentendo la schiena a pezzi: era stato stupido a programmare due massaggi uno dietro l’altro.
Veramente stupido.
Insomma, presto avrebbe compiuto centonovantuno anni, non era più un giovincello.
Entrò nel salotto, ascoltando il silenzio della casa: Alex doveva essere ancora fuori con il resto del gruppo, quindi poteva concedersi un lungo bagno ristoratore e rivitalizzante. Batté le mani, di fronte a quel pensiero e sgambettò veloce verso il bagno: si allungò sulla vasca, ma il campanello lo fermò a pochi millimetri dal rubinetto.
«Chi è?» si domandò l’uomo, voltandosi e ripercorrendo il percorso fino all’ingresso di casa.
Pregò che non fosse Alex.
Non poteva essere tornato così presto.
Insomma, dov’erano finiti gli adolescenti che stavano fuori fino a tardi?
Inspirò aprendo la porta e rimanendo basito di fronte all’uomo davanti a sé: «Buonasera, Fu.» dichiarò il nuovo arrivato, sorridendogli con fare garbato: «Posso entrare?»
Fu conosceva quel sorriso, conosceva quello sguardo.
Conosceva quel fantasma del suo passato.
«Tu dovresti essere morto…»

Miraculous Heroes 2 {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora