Adrien si lasciò andare sul letto, sbuffando contro il cuscino: «Siamo stanchi, eh?» commentò Plagg, volando sulla scrivania con la scatola di camembert fra le mani: «Immagino che le lezioni universitarie non siano come quelle delle superiori.»
«C'eri anche tu con me.» sentenziò Adrien, girandosi supino e tenendo gli occhi chiusi: «Dovresti aver sentito qualcosa.»
«Spiacente, ho dormito per tutto il tempo.» dichiarò il kwami, accompagnando la frase con una risatina divertita.
Adrien non ebbe la forza di chiedergli cosa ci trovasse di divertente nella sua pennichella, continuando a rimanere sdraiato e con le palpebre chiuse, finché non sentì qualcosa sfiorargli le labbra: «Cosa?» esclamò, scattando a sedere e aprendo gli occhi: Ladybug era in piedi accanto al suo letto, un sorriso divertito sul volto: «My lady!» mormorò, allungando una mano e catturandone una della ragazza: «A cosa devo la tua visita?»
L'eroina si lasciò tirare verso il letto, sistemandosi nell'incavo della spalla e posandogli una mano guantata di rosso sul petto: «Volevo vederti.» dichiarò, sorridendogli: «Mi sei mancato.»
«Anche tu.» le bisbigliò Adrien, carezzandole le spalle coperte dal lattex: «Adoro questa tutina, lo sai, ma potresti trasformarti? Preferirei sentire la tua pelle.»
«Adrien...» sospirò la ragazza, alzando lo sguardo celeste verso il volto del giovane e sospirando rumorosamente: «Tikki, trasformami.» ordinò e, immediatamente, la luce della trasformazione l'avvolse facendola tornare a essere semplicemente Marinette: «Così va bene?»
Adrien annuì, infilando una mano sotto la maglia della ragazza e carezzandole la schiena: «Purrfetto.» dichiarò, voltandosi verso di lei e posandole le labbra sulla fronte: «Com'è andata oggi?»
«Mh. La scuola è interessante.» spiegò la ragazza, scostandosi una ciocca mora dalla guancia: «I professori hanno messo subito in chiaro che ci faranno lavorare sodo: il nostro metodo è lo stato di emergenza.»
«Cosa?»
«Praticamente ci terranno sempre sotto pressione.» spiegò la ragazza, stringendosi contro il giovane: «Spero di essere all'altezza.»
«Lo sarai.» dichiarò sicuro Adrien: «Hai già lavorato sotto pressione, no? Come quando qualcuno fece una bombetta con delle piume...»
«A mia discolpa posso dire che non ero a conoscenza della tua allergia.»
«Ho starnutito tutto il tempo che combattevamo contro Mr. Pigeon.»
«Forse ti sta sfuggendo il dettaglio che all'epoca non sapevo chi eri.» rispose prontamente Marinette, dandogli un buffetto sul naso e ridendo all'espressione imbronciata del biondo: «Certo, potevo fare due più due. Non è che ci sono tante persone con l'allergia alle piume.»
«E' quello che dico anch'io. Come hai fatto a non capire che sotto la maschera di Chat Noir ci fossi io? Insomma, tutta questa bellezza, questo carattere carismatico...»
«Ho capito, ho capito.» sbuffò la ragazza, mettendogli una mano sulla bocca: «Ah! Ho incontrato Nathanael.»
«Dove?» farfugliò il biondo, prendendo le dita della fidanzata e scostandosele dal volto.
«Viene a scuola con me.»
«Davvero? Ero certo che sarebbe andato a studiare Belle Arti.» mormorò Adrien, giocherellando con una di capelli della ragazza: «Mi è sempre sembrato interessato all'arte e non alla moda o, comunque, a quel settore.»
«E' quello che gli ho detto anch'io e mi ha detto che gli piace disegnare gioielli.»
«Bene. Almeno non sei sola.»
«A te com'è andata? Hai litigato con Rafael tutto il tempo?»
«Per litigare intendi anche prenderlo in giro o...»
«Quando lo lascerai stare?»
«Mai?»
«Adrien...»
«Marinette...»
La ragazza sbuffò, poggiandosi su un gomito e fissandolo dall'alto: «Alle volte sei peggio di un bambino, sai?» dichiarò, scuotendo il capo e fissando le iridi verdi: «Dico sul serio.»
«Beh, un bambino non ha le mie voglie.» ribatté tranquillamente Adrien, facendole l'occhiolino e fissandola con quel sorriso beffardo che contraddistingueva Chat Noir: «Tipo adesso, avrei alcuni pensieri su cosa c'è sotto questa maglia e questi jeans...» mormorò, afferrandole una gamba fra le sue e facendola scivolare sotto di sé.
«A-adrien...»
«Adrien. Potresti rispondere a Fu?» tuonò suo padre, entrando nella camera e fermandosi a osservarli un attimo; Gabriel tossì, sistemandosi gli occhiali sul naso e abbozzando un sorriso in direzione della ragazza: «Ciao, Marinette.»
Il biondo si alzò leggermente dal corpo della fidanzata, notando il volto completamente rosso e lo sguardo celeste sgranato: «Sono certo che, appena le passa l'imbarazzo, riprenderà l'uso della parola.» sentenziò, scivolando giù dal letto e afferrando il suo zaino: «Io non ho sentito...ah. Ecco. Avevo messo il silenzioso.» dichiarò, mostrando il cellulare al genitore: «Uao, dodici chiamate. Ha davvero qualcosa di urgente da dire.»
«Ci vuole tutti da lui.» spiegò Gabriel, sospirando e gettando un'occhiata alla ragazza: «E' ancora immobile.»
«Marinette?»
«Eh...co...ca...che...ah...tu...»
«Il maestro ci vuole da lui, ce la fai a riacquistare un po' di lucidità mentale?»
«Tu!»
«E' tornata! Visto? Nessun problema.» sentenziò allegro Adrien, sorridendo al genitore e notando lo sguardo serio di quest'ultimo: «Che ho detto?»
Gabriel sbuffò, scuotendo la testa e spostando lo sguardo sulla ragazza; annuendo e uscendo un attimo dalla stanza, tornando in mano con uno piccolo contenitore di metallo: «Sei autorizzata, Marinette.» dichiarò, passando l'oggetto alla ragazza.
«A-a fa-fare co-cosa?»
«E' spray al peperoncino. Sei autorizzata a usarlo, quando il suo lato animale prende il sopravvento.»
«Papà!»
«Secondo voi perché il maestro ci ha contattato?» domandò Lila, camminando al fianco di Wei e gettando un'occhiata alla coppia dietro di loro: «Sembrava anche parecchio agitato.»
«Era come se fosse in pericolo.» dichiarò Sarah, scuotendo il capo: «E se...»
«Qualsiasi cosa stai pensando è no.» sbuffò Rafael, negando con la testa: «Non ci sono supercattivi. Non posso esserci.»
«Cos'è autoconvincimento, Piumino?»
«Parigi è al sicuro, no?»
«Questo non vuol dire che lo sia anche il maestro Fu.» sentenziò Lila, gettando indietro una ciocca di capelli castani: «Magari qualcuno del passato è venuto e lo sta minacciando per avere i nostri Miraculous.»
«Dubito che in quel caso avrebbe potuto chiamarci.» spiegò Wei, indicando un punto davanti a sé: «Ci sono Marinette, Adrien e il signor Agreste.»
«Ci ha chiamato tutti e sette...» mormorò l'italiana, scuotendo la testa con fare preoccupato: «Qui è successo sicuramente qualcosa di grave.»
Sophie sbuffò, osservando il muro davanti a sé: l'ennesimo vicolo cieco.
In quel posto avrebbero dovuto mettere alcune mappe con il classico Io sono qui per permettere a un fuggitivo come lei di raccapezzarsi e capire dove era: «Come fare a scappare lei? Non potere, ja!» urlò la voce di Maus e Sophie si nascose dietro la porta di una cella vuota, sentendo il rumore dei passi dell'uomo e quelli più pesanti di uno dei suoi soldati: «Io dovere partire per Parigi adesso. Voi trovare lei. Subito!»
Mh. Dubito di potergli chiedere un passaggio...
Ascoltò ancora la voce gracchiante dell'uomo che dava ordini e poi lo sentì allontanarsi in una direzione e il soldato in un'altra; attese ancora qualche minuto, uscendo poi dal suo nascondiglio: «Allora, Maus è andato di qua e si presume che, da quella parte, ci sia l'uscita. E sicuramente anche tanta gente che vorrebbe portarmi indietro. Ok, si può fare.»
«Fate qualcosa!» esclamò Fu, fissando male i sette e poi facendo loro segno di entrare nell'abitazione: «Fate assolutamente qualcosa.»
«Visto?» esclamò Rafael, indicando l'ometto a Lila: «Sta bene.»
«Ma allora perché...»
«E' bello vedervi ancora tutti interi!» esclamò la voce allegra di Alex, facendoli voltare tutti verso l'americano che, sorriso allegro, era in mezzo alla stanza dei massaggi di Fu: «Ditelo, vi sono mancato?»
«Alex!» trillò Sarah, andando subito ad abbracciare l'amico e venendo ricambiata immediatamente: «Cosa ci fai qui? Perché? E' successo qualcosa?»
«Piano, piano.» dichiarò allegro il giovane, studiandola da dietro le lenti degli occhiali: «Non è successo niente, tranquilla. Solo ero lì, a New York e mi annoiavo, quindi mi son detto: perché non fare come Sarah? Così mi son fatto coraggio e ho fatto l'iscrizione alla facoltà di Matematica e informatica qui a Parigi.» spiegò, spostando lo sguardo sul resto del gruppo: «Certo che voi francesi siete fissati con i fogli, mancava poco che mi chiedessero di portare un documento con scritto quante volte andavo al bagno.»
«Benvenuto in Francia, amico.» sentenziò Rafael, facendo un passo avanti e battendogli una mano sulla spalla: «Come va?»
«Bene. Soprattutto ora che sono scappato da mio padre: non ha preso molto bene il fatto che non sono entrato ad Harvard.»
«Ecco il vero motivo per cui sei venuto a Parigi.» sbuffò Sarah, lasciando andare l'amico e facendo un passo indietro, raggiungendo il fianco di Rafael: «Alex, ti presento il mio ragazzo.»
«Sarah...» biascicò il parigino in evidente imbarazzo, scoccando un'occhiata al resto del gruppo.
Alex lo fissò un secondo, spostando poi lo sguardo sull'amica e tornando infine a fissare il giovane: «Ma dai?» esclamò, battendosi una mano sulla fronte: «Io ero convinto che ti piacesse il nonnetto cinese!»
«Alex...»
«No, davvero. Visto come eri venuta a casa sua, tutta sciatta e...»
«Alex!»
«Bene, bene. Sono contento per la mia piccola Sarah.» dichiarò allegro Alex, avvicinandosi poi a Rafael e battendogli una mano sulla spalla: «Condoglianze vivissime! Di solito è tutta carina e coccolosa, ma quando è in quei giorni...»
«Fidati, ho già provato l'esperienza.»
«E sei ancora vivo?»
«Voi due!» strillò Sarah, imbronciandosi di fronte ai sorrisi scanzonati dei due e voltandosi poi verso il resto del gruppo: «Ditegli qualcosa.»
«Sai vero che io mi unirei a loro due per prenderti in giro, sì?» domandò divertito Adrien, indicandosi e gemendo, quando Marinette gli assestò una gomitata fra le costole.
«Smettetela di prenderla in giro.» dichiarò Wei, avvicinandosi a Sarah e posandole una mano sulla testa, scompigliandole i capelli: «Dobbiamo capire che in quei giorni...»
«Wei, finisci la frase e ti ritroverai a dormir per strada.»
«Sì, Lila.»
«Maestro, come mai ci ha chiamato con urgenza?» domandò Gabriel, attirando l'attenzione di tutti su di sé e mettendo fine al momento di divertimento: «Sembrava urgente e...»
«Ah sì. Giusto.» dichiarò Fu, avvicinandosi ad Alex e indicandolo: «Chi se lo piglia? Perché questo ha intenzione di venire a vivere qui.»
«Dovrei offendermi, sa?»
«Per pigliare, intende farlo venire a vivere da noi?» domandò Marinette, alzando le mani verso il cielo: «Sono fuori, allora. Dubito di poter trovare una scusa convincente con i miei.»
«E poi dove lo metteresti, my lady? Sul terrazzino?» domandò Adrien, scuotendo il capo: «Sarah?»
«No, spiacente.» mormorò l'americana, scuotendo il capo: «Casa mia è veramente piccola e poi potrei ucciderlo...»
«Sì, quando sei in quei giorni.» concluse Alex, rimediando un'occhiataccia dall'amica che ricambiò con un sorriso divertito.
«Anche casa nostra è piccola.» dichiarò Lila, indicando alternativamente sé stessa e Wei: «Lo potrei mettere a dormire sul terrazzo...»
«Io avrei posto, ma come lo spiego ai miei se decidono di tornare?» domandò Rafael, scuotendo il capo: «Mi spiace, amico.»
«Dovrei ritenermi offeso da questo vostro scaricabarile, sapete?»
«Io direi più scaricalex.» dichiarò Adrien, ghignando: «L'hai capita? Scarica e Alex. Scaricalex.»
«Carina!» esclamò Alex, indicando il biondo e spostando lo sguardo su Gabriel: «Beh, mi sembra che gli Agreste...»
«Maestro Fu.» dichiarò serio l'uomo, fissando il figlio e l'americano: «Con questi due in casa, io torno ad akumatizzare tutta Parigi.»
«Ho capito, ho capito.» sbuffò il cinese, sedendosi al tavolino basso e osservando Alex: «Me lo tengo io.»
«Maestro! Io e lei faremo grandi cose!» sentenziò allegro Alex, sedendosi a fianco dell'ometto e stringendolo a sé: «A proposito, come siamo messi a connessione qua dentro? Perché datemi una connessione e vi solleverò il mondo.»
«Io la sapevo differente, Alex.» sospirò Sarah, sedendosi anche lei e venendo imitata dagli altri: «Spero che tu non sia qui solo per sfuggire a tuo padre.»
«In verità no.» dichiarò l'americano, afferrando la propria borsa e prendendo il tablet: «Cioè al 60% sono qui per rimanere in vita, l'altro 40% è per aiutarvi nelle vostre missioni da supereroi: so che avete sconfitto Coeur Noir – a proposito complimentoni! – ma penso che avrete bisogno del mio aiuto.»
«Come fai ad esserne così sicuro, Alex?» domandò Lila, voltandosi verso gli altri: «A parte qualche caso di normale amministrazione, siamo...»
«Qualche giorno fa mi ha contattato la Babbiona.»
«La Babbiona?»
«Willhelmina. Bridgette. Coeur Noir. Come accidenti si fa chiamare ora.» sbuffò il ragazzo, sistemandosi gli occhiali sul naso e tamburellando le dita sul tablet: «Mi ha chiesto scusa per avermi usato, per aver inserito un cristallo dentro di me e tutta quella roba là – mi sembra veramente pentita, fra l'altro –, chiedendomi poi un piccolo favore, visto che sapeva che sono un genio dell'informatica.»
«Che favore?»
«Trovare informazioni su un certo dottor Maus.» spiegò Alex, spostando lo sguardo su Gabriel, che aveva trattenuto il fiato: «Sembra che lo conosca, signor Agreste.»
«Era il nemico di mia moglie.» spiegò brevemente Gabriel, scuotendo il capo: «E' uno scienziato tedesco e sembrava essere ossessionato dai Miraculous...»
«Più che dai Miraculous, io direi dal Quantum.» spiegò Alex, annuendo con la testa: «Si tratta di...»
«Di un'energia primordiale talmente potente da riuscire a distruggere un'intera civiltà.» concluse Plagg, fluttuando a mezz'aria e scoccando un'occhiata agli altri kwami, rimasti in silenzio: «Da quel che sapevo, era stata consumata tutta per creare i nostri Miraculous e non...»
«Plagg, giusto?» domandò Alex, indicando l'esserino: «Sì, tecnicamente è vero: in forma naturale non si trova più Quantum o, almeno, così ho scoperto; ma Maus era talmente ossessionato da quest'energia, che è più pulita rispetto a quella nucleare ma non meno pericolosa, che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca, avendo anche dei risultati, ricreando in laboratorio un surrogato di quest'energia.»
«Stai dicendo che questo Maus ha ricreato il Quantum?» domandò Plagg, scuotendo il capo e atterrando davanti al suo Portatore.
«E' grave come cosa, Plagg?» domandò Adrien, scoccando un'occhiata agli altri Portatori: «Questo Quantum, intendo.»
«Sapete che noi sette eravamo umani, giusto?» iniziò il kwami nero, allungando una zampina in avanti e indicando gli altri spiritelli: «E ci siamo uniti agli spiriti sacri alle nostre tribù...»
«Diventando ciò che siete ora.» continuò Marinette, annuendo con la testa: «Ma questo cosa...»
«Ciò è stato possibile grazie al Quantum. Ma è un'energia talmente instabile e distruttiva che spazzò via la nostra nazione e la sua cultura.» dichiarò l'esserino, scuotendo il capo: «In un giorno e una notte il mondo che conoscevamo venne distrutto: il primo Gran Guardiano, che era anche il Gran Sacerdote della tribù di Wayzz, disse che era felice che quell'energia si fosse esaurita e che questo mondo non ne aveva bisogno, ma ora...» Plagg si fermò, osservando Alex: «Ma ora...»
«Maus non ha ancora ricreato il Quantum originale.» dichiarò Alex, togliendosi gli occhiali e pulendoli con un angolo della felpa scura che indossava: «Gli manca un piccolo ingrediente, diciamo così.»
«E cosa?»
L'americano inforcò nuovamente gli occhiali, facendo spaziare lo sguardo su tutti i presenti: «Indovinate un po'? I Miraculous.»
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Miraculous Heroes 2 {Completata}
Fanfiction[Sequel di Miraculous Heroes] Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario...