Sophie sospirò estasiata, emergendo dal bagno pieno di vapore e osservando la sua camera, la sua vecchia camera: villa Agreste aveva una disposizione arcaica delle camere e così, accanto a quella patronale, c'erano gli appartamenti della moglie; quando era giovane e si era appena sposata, quella parte era stata inutilizzata per buona parte del tempo, poi adibita a nursery quando Adrien era nato e adesso...
Adesso era la sua stanza.
Quando Gabriel aveva proposto di preparare quella stanza, lei non aveva obiettato, poiché sarebbe stato strano per entrambi dormire nuovamente assieme dopo tutti quegli anni: «Un passo per volta, Sophie.» si disse, sedendosi sul letto e lisciando il copriletto beige: «Un passo per volta.»
Con calma, sarebbe tornato tutto alla normalità e lei si sarebbe inserita nelle vite di Gabriel e di Adrien, come moglie e madre; quasi le venne da ridere, ad aver pensato di tornare a casa e riprendere la sua vita come se nulla fosse: non aveva pensato che Gabriel, magari, avrebbe potuto aver trovare una nuova compagna?
Si fermò, bloccandosi a quel pensiero e si portò una mano alla bocca: e se fosse stato veramente così? E se, in quel momento, lui stava chiamando la sua compagna per dirgli che la moglie, che lui credeva morta, era tornata?
Cosa avrebbe fatto in quel caso?
Lei amava ancora Gabriel, lo amava con tutta se stessa, aveva resistito tutti quegli anni per quel sentimento: ce l'avrebbe fatta a lottare e conquistarlo nuovamente?
Un lieve bussare alla porta la fece sobbalzare, si strinse l'accappatoio e si alzò in piedi: «A-avanti.» balbettò, guardandosi attorno come a controllare che tutto fosse in ordine: la porta si aprì e Adrien fece capolino nella stanza, subito le labbra di Sophie si distesero in un sorriso: «Adrien! Entra!» esclamò, facendo vagare lo sguardo per la stanza e cercando un posto dove farlo accomodare.
Titubante il ragazzo entrò, chiudendosi la porta dietro di sé: «Ero venuto a controllare se avevi bisogno di qualcosa.» le spiegò, rimanendo nei pressi della porta e dondolandosi sui talloni: «Se...»
Sì, sapere se tuo padre si vede con qualcuna, pensò immediatamente dentro di sé Sophie, scuotendo la testa: «No. Ho tutto quello che mi serve.»
Tranne informazioni su tuo padre.
«Mh. Bene.»
«Tuo padre dov'è?»
«Penso al telefono con Nathalie.»
Quindi c'è veramente qualcuna nella sua vita.
«Ah. Bene.» mormorò Sophie, portandosi una mano alla gola e accorgendosi che respirare era diventato difficile: «Immagino la senta spesso...»
«Tutti i giorni.»
Allora è una cosa seria.
Dovevi aspettartelo, Sophie.
«Bene. Sono contenta.» mormorò la donna, accomodandosi a sedere sul letto e sorridendo allo sguardo dubbioso del figlio: «Ecco, io...»
«Com'era in Tibet?» le domandò Adrien, avanzando nella stanza e sedendosi accanto a lei: «Voglio dire...»
«Doloroso. Molto doloroso.» bisbigliò Sophie, stringendo le mani e abbassando lo sguardo su di esse: «Il mio intero mondo era composto da una cella, dove Maus mi aveva rinchiusa, e le sue guardie m'intrattenevano con le loro torture.»
«Io...»
«Il tutto per farmi dire dove era il mio Miraculous e dove erano gli altri.» continuò Sophie, sorridendo mestamente: «Avrei tanto voluto fuggire, ma sapevo che facendolo avrei messo in pericolo tuo padre e te. Non potevo permetterlo, quindi rimanevo lì e sopportavo, finché Maus non è giunto da me, dicendomi che sarebbe venuto a Parigi...»
«E allora hai pensato di fuggire?»
«Sì. Io dovevo tornare per proteggervi. Di certo, non sapevo che eravate diventati entrambi Portatori di Miraculous.» mormorò Sophie, sorridendo al figlio: «Non sapevo che tutti e sette i Portatori erano qua.»
«Hai fatto tutta quella fatica per nulla, in pratica.»
«Già. E dire che mi piaceva tantissimo soggiornare in quell'hotel.» dichiarò la donna, scuotendo la testa: «Il servizio in camera era eccellente e gli altri ospiti erano molto amichevoli. Per non parlare dei pasti: cucina da cinque stelle.»
Adrien sorrise, voltandosi verso la madre e osservando lo sguardo verde: «Io...» mormorò, abbassando nuovamente il capo biondo, scuotendolo: «Per tutto questo tempo mi sono sempre chiesto il motivo per cui eri sparita e se ti avrei mai rivista; poi qualche tempo fa il maestro Fu mi ha detto che anche tu eri una Portatrice e papà mi ha raccontato un po' la tua storia, ed io ho anche iniziato a pensare di cercarti. Di trovarti, ovunque tu fossi.»
«Perdonami.»
«Non c'è niente da perdonare.» dichiarò il ragazzo, voltandosi nuovamente verso di lei: «Hai agito per quello per cui eri stata scelta come Portatrice. Se ci rifletto, sono certo anche Marinette farebbe come te...»
«Marinette.» mormorò Sophie, sorridendo: «Parlami di lei. Come vi siete conosciuti?»
«Da persone comuni o da eroi?»
«In entrambi i modi.»
Adrien poggiò le mani indietro, osservando il soffitto: «Allora, avevo da poco ricevuto il mio Miraculous e dopo che Plagg mi aveva spiegato...»
«Giusto per la cronaca.» lo interruppe il kwami nero, svolazzando fra i due e chinandosi davanti a Sophie: «Plagg sono io. Kwami del Miraculous del Gatto Nero, enchanté.» dichiarò il felino, volando fino alla mano di Sophie e facendole un elegante baciamano.
«Lui è Plagg.»
«Piacere mio, Plagg.» dichiarò Sophie, prendendo l'esserino fra le dita e studiandolo divertita: «Che carino. Sembra il peluche di un gattino.»
«Oh. Fantastico.» sbuffò Plagg, venendo torturato da Sophie che si stava divertendo a tirargli le guance: «Inizio a capire da chi hai preso, sai?»
Adrien ridacchiò, mentre Sophie continuava a tormentare il kwami: «Allora, Plagg ti aveva da poco spiegato i tuoi poteri e...» riprese la donna, acciuffando il felino e trattandolo come se fosse un cucciolo.
«Oh. Sì. Dunque, stavo provando i miei poteri da supereroe, quando una graziosa coccinella mi è letteralmente caduta addosso.»
«Oh, che incontro interessante.» dichiarò la donna, sorridendo: «Immagino che all'inizio dev'essere stata dura: i poteri, dover far combaciare le due vite...»
«Il non sapere chi è la ragazza di cui ti sei innamorato.»
«Non sapevi che Marinette era...mh, come si chiama da eroina?»
«Ladybug.» le rispose prontamente il ragazzo, scuotendo la testa: «No, all'inizio non sapevo che era lei: amavo con tutto me stesso quella ragazza forte e decisa, anche se non sapevo chi si nascondeva sotto quella maschera; Marinette all'inizio era semplicemente un'amica, ma poi...»
«Poi cosa è successo?»
«Ho iniziato a provare qualcosa anche per lei: quella ragazza timida e balbettante, si è fatta strada nel mio cuore ed è allora che ho iniziato a notare strane coincidenze, somiglianze...»
«E hai scoperto l'identità della ragazza con la maschera.»
«Sì.» mormorò Adrien, intrecciando le mani e alzando lo sguardo davanti a sé, con un sorriso nostalgico in volto: «Dopo che abbiamo battuto Papillon – ovvero Papà che stava usando il suo Miraculous in malo modo per avere il potere di salvarti – ho deciso di rivelarle chi ero: sono andata a trovarla e le ho fatto capire la mia identità e che sapevo.»
«E da allora state assieme.»
«Più o meno. All'inizio è stata dura, perché Marinette era tremendamente timida e impacciata. Sta migliorando, però.»
«E' una ragazza dolcissima.» dichiarò Sophie, sorridendo e lasciando finalmente andare Plagg: «Spero che gli piacerò.»
«Penso che già ti adori.» sentenziò Adrien, portandosi una mano al viso e grattandosi la guancia: «E sono certa che Sabine, la mamma di Marinette, ti amerà.»
«E' un vero peccato non aver potuto invitarli a cena, ma aveva ragione Gabriel. E' presto.»
«Sì.» dichiarò Adrien, alzandosi e sorridendo alla madre: «Vado a letto. Domattina ho lezione e non ho voglia di trasformarmi per arrivare in tempo.»
«D'accordo.» dichiarò Sophie, accompagnando il figlio alla porta e sorridendogli: «Parleremo ancora?»
Il ragazzo annuì, uscendo dalla stanza e facendo pochi passi, prima di tornare indietro e abbracciare la donna: a Sophie scappò un urletto sorpreso, mentre le braccia del giovane si stringevano attorno alla sua vita: «Mi sei mancata così tanto...» mormorò Adrien, poggiando la testa contro la spalla della madre e sentendola ricambiare l'abbraccio: «Così tanto.»
«Anche tu, Adrien.» mormorò Sophie, stringendo il figlio a sé e sentendo alcune lacrime scivolarle lungo le guance: «Anche tu.»
Gabriel alzò la testa, osservando la porta aprirsi e Sophie entrare timidamente nell'ufficio: «Ti disturbo?» domandò la donna, entrando al cenno negativo dell'uomo: i segni del tempo si vedevano nel suo volto, ma lei continuava a mantenere quella bellezza che l'aveva colpito da giovane.
«Ho parlato un po' con Adrien.»
«Bene.»
«Mh. Noto che hai ancora la tendenza a usare poche parole.»
«Sono un uomo poco ciarliero, dovresti saperlo.»
Sophie sorrise, accomodandosi su una delle due poltroncine davanti la scrivania: «Adrien mi ha informata su Nathalie.»
«Ah. Ottimo.»
«Immagino sia una donna eccezionale, se...»
«Sì, lo è. L'ho informata del tuo arrivo: dobbiamo inventarci una scusa plausibile per il fatto che sei stata via così tanto tempo.»
«Ho avuto un incidente e ho perso la memoria?»
«Pensi possa essere attendibile?»
«Nessuno potrebbe dire il contrario, no?»
«Giusto.»
Sophie allungò una mano, battendo le dita sul legno scuro e guardandosi attorno: «Questo posto non è cambiato molto...» mormorò, sorridendo alla vista del manichino in un angolo e alcuni bozzetti di abiti abbandonati su un divano, ove il piccolo kwami della Farfalla stava riposando: «Anche prima avevi la tendenza a rinchiuderti qua dentro la notte.»
«Di notte disegno meglio.»
«Già...»
Adrien entrò nella sua stanza, fermandosi alla vista della ragazza in tenuta da notte che l'attendeva in piedi, vicino al divano: «Come sei entrata, my lady?» domandò, raggiungendola immediatamente e prendendola fra le braccia: «Mi piace quando entri di nascosto in camera mia.»
«Non sono entrata di nascosto.» sbuffò Marinette, poggiando le mani contro il petto di Adrien e sorridendogli: «E sono entrata dalla finestra.»
«Mh.» mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo e sorridendo alla vista della camicetta che tanto adorava: «Ma non faceva freddo per questa?»
«In effetti, ho un po' freddo.» bisbigliò la ragazza, stringendosi nelle braccia; Adrien sorrise, chinando e passandole un braccio sotto le ginocchia e sollevandola di peso, ridendo quando lei strillò: «Cosa?»
«My lady, se volevi essere riscaldata, potevi dirlo subito.»
«Ma perché devi capire tutto a modo tuo?»
«Perché tu intendevi in quel modo. Semplice.»
«No, non è vero.»
«Sì, che è vero.» dichiarò Adrien, avvicinandosi al letto e lasciando cadere la ragazza sopra di questo; Marinette sbuffò, tirando su il busto e osservandolo mentre le saliva sopra: «Davvero, non è colpa mia se sei una coccinella perversa...»
«Cosa? Io non...» iniziò, la ragazza, venendo subito zittita dalle labbra di Adrien, mentre le mani del ragazzo le carezzavano le gambe, risalendo verso l'alto e intrufolandosi sotto il corto vestito.
Sophie affondò il volto contro il cuscino, imprecando contro sé stessa.
Stupida.
Era rimasta con Gabriel per un'ora, osservandolo lavorare sulla nuova collezione e nemmeno una volta aveva provato a porgli una qualche domanda sulla misteriosa Nathalie.
Idiota.
Cos'avrebbe fatto quando lei sarebbe stata al fianco di Gabriel?
Come avrebbe potuto rimanere in quella casa, mentre l'uomo che amava, se la intendeva con un'altra?
Qualcosa la stava infastidendo, impedendole di dormire.
Marinette sbuffò, provando a scacciare la presenza molesta ma, quando questa tornò nuovamente alla carica, aprì lentamente un occhio e incontrò lo sguardo di Plagg: «Ho fame.» sentenziò il kwami nero, mentre lei si metteva a sedere e si guardava intorno: Adrien stava dormendo pacificamente accanto a lei, con un braccio poggiato attorno alla sua vita e il viso premuto contro il cuscino.
«Che ore sono?»
«Le quattro.»
«Perché mi hai chiamata?»
«Perché ho fame. E il moccioso sta dormendo tranquillamente, per una volta.»
Marinette annuì, cercando di sfuggire all'abbraccio del ragazzo: si mise in piedi, recuperando la camicetta da notte e indossandola velocemente, dando una breve occhiata a Tikki, che riposava sul cuscino sopra la scrivania: «L'hai notato anche tu, eh?»
«Che non dorme bene? Difficile non notarlo.»
La ragazza annuì, recuperando una felpa di Adrien, lasciata sul divano, e avvicinandosi alla porta: «Sarà difficile arrivare in cucina, con tutto questo buio...»
«Ti guido io, signorinella.» dichiarò Plagg, sorridendole: «Sono dotato di vista notturna, sai?»
Marinette lo seguì fuori dalla stanza, mentre le ultime parole del kwami si facevano strada dentro di sé: «Aspetta. Se hai la vista notturna, allora...»
«Sì, prima ti ho vista nuda come un verme.» dichiarò tranquillo Plagg, precedendola lungo le scale e osservandola fermarsi: «Pensavo fossi un po' carente in fatto di seno, ma invece hai una taglia più che dignitosa. Quella misura giusta per poterci giocare...»
«Plagg!» sibilò Marinette, scendendo i gradini e arrivando fino all'androne d'ingresso.
«Ehi, dovresti essere orgogliosa di ciò che ho detto.»
«Da che parte per la cucina?»
«Di là.» dichiarò il kwami, volando verso sinistra e lasciando la ragazza completamente sola; borbottando Marinette lo seguì, trovandolo mentre curiosava allegro nella dispensa, finché il puzzo di camembert non le arrivò alle narici, segno che Plagg aveva trovato ciò che gli interessava.
«Marinette?» esclamò una voce femminile, facendola sobbalzare: si voltò verso la porta d'ingresso della cucina, trovando Sophie guardarla con un'espressione divertita in volto.
Oh! Fantastico!
La ragazza si strinse nella felpa, desiderosa che una voragine le si aprisse sotto i piedi in quel momento: come poteva spiegare la sua presenza lì, a quell'ora? Non poteva, semplice.
«Ecco...io...sì, insomma...io...io...»
«Tranquilla.» mormorò Sophie, facendo un passo nella stanza con le mani in avanti: «Posso capire il perché sei qui.»
«Meraviglioso.» sbottò la ragazza, alzando le braccia stizzita: «Perché non c'è mai una voragine quando serve?»
«Me lo chiedevo spesso anch'io.» dichiarò la donna, ridacchiando e avvicinandosi al frigo: «Ogni volta che facevo una figuraccia, speravo che un bel buco si aprisse sotto i miei piedi...»
«E' quello che sto sognando ora.»
«Tranquilla, Marinette. Tu hai ogni diritto di essere qui.» sentenziò Sophie, prendendo la bottiglia di un succo di frutta e poi andando alla ricerca di un bicchiere: «Come Nathalie. Sono io quella...»
«Scusi, ma cosa centra l'assistente del signor Gabriel?»
«L'assistente?»
«Nathalie è l'assistente del signor Gabriel. E' quella che si occupa praticamente di tutto.»
«Non è la nuova compagna di...» iniziò Sophie, venendo fermata dal movimento della testa di Marinette, che stava negando vigorosamente: «Quindi Gabriel non sta con nessuna?»
«Da quel che so, da quello che mi ha sempre detto Adrien, il signor Gabriel le è sempre rimasto fedele.»
Adrien si svegliò, allungando una mano sul letto e non trovando la presenza di Marinette accanto a lui, si issò a sedere, osservando la kwami della ragazza dormire tranquillamente sul suo cuscino, ma senza Plagg: «Tikki?»
«Mh. E' presto.» mormorò l'esserino rosso, mentre Adrien si alzava dal letto e recuperava boxer e pantaloni del pigiama.
«Tikki, dove sono Marinette e Plagg?»
«Nel mondo dei sogni.»
Adrien sorrise alla risposta della kwami, infilandosi una felpa: «Tikki. Non sono nel mondo dei sogni.»
La kwami si svegliò, guardandosi attorno e poi posando lo sguardo su Adrien: «Dove sono Plagg e Marinette?» domandò il piccolo spiritello, fluttuando fino alla spalla del ragazzo e adagiandosi su questa, sbadigliando.
«Andiamo a scoprirlo.» sentenziò il biondo, uscendo dalla stanza e scendendo verso il piano inferiore: forse Plagg aveva avuto fame e, dato che lui non si era svegliato, aveva provato con Marinette.
Si diresse verso la cucina, sentendo alcune risate provenire dalla stanza e, quando raggiunse la soglia, si trovò davanti l'immagine di Marinette e sua madre che stavano parlando e ridendo fra loro, mentre Plagg divorava tranquillo una forma di camembert in mezzo al tavolo: «Adrien!» esclamò la sua fidanzata, notando la sua presenza sulla porta.
«Oh! Adrien!» trillò allegra Sophie, poggiando il bicchiere sul tavolo: «Marinette mi stava raccontando le vostre avventure di supereroi.»
«Le stavo raccontando di Mr. Pigeon.» specificò la ragazza, ridacchiando al ricordo dell'akumatizzato.
Adrien rimase fermo sulla porta, sentendo il cuore battergli forte nel petto: «Già. Mr. Pigeon...» mormorò, entrando e avvicinandosi a Marinette, posandole le mani sulle spalle e sorridendo alla madre: «Perché non le racconti dell'Imposteur?»
Marinette ridacchiò, sotto lo sguardo curioso di Sophie: «C'è una riunione per caso?» domandò la voce di Gabriel, attirando l'attenzione dei tre.
«No, papà. Stavamo solamente ricordando i tuoi akumatizzati.» dichiarò tranquillamente Adrien, sorridendo al padre: «Ti ricordi l'Imposteur, vero?»
Gabriel si sistemò gli occhiali sul naso, entrando con passo sicuro e avvicinandosi al frigo: «Tutti posso sbagliare.» dichiarò, aprendo l'elettrodomestico e dando un'occhiata a ciò che conteneva.
«E ti ricordi di Mr. Pigeon, papà?»
Gabriel si voltò verso il figlio, fulminandolo con lo sguardo: «Tutti. Possono. Sbagliare.»
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Miraculous Heroes 2 {Completata}
Fanfic[Sequel di Miraculous Heroes] Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario...