CHAPTER THREE

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Sono passati 20 giorni dal matrimonio di Raven e Anya ed eccomi qui all'aeroporto, fuori dalla porta degli arrivi con una ridicola collana di fiori ed un enorme cartello con la scritta "Bentornate a casa Ranya". Lincoln e Octavia oggi sono impegnati con il lavoro, Luna e Gustus hanno lezione in palestra e Niylah è dovuta andare a New York da un cliente importante, quindi sono qui tutta sola a fare la figura della scema ad aspettare le mie amiche di ritorno dal viaggio di nozze. È ormai mezz'ora buona che me ne sto qui in piedi come una stupida e di loro ancora nessun segno.

<< Clarke? >> Sento chiamare alle mie spalle. << Che ci fai conciata così? >> Riconoscerei la tua voce anche tra cent'anni e non ho bisogno di vederti per sapere che è la tua, ma comunque mi giro nella tua direzione piuttosto incredula.

<< Lexa! >> Esclamo con il cuore a mille per averti davvero lì davanti a me.

<< Bentornate a casa... Ranya? >> Chiedi stranita facendo una pausa a metà, leggendo il mio stupido cartello.

<< A casa mi era sembrata una cosa carina unire i loro nomi... ora mi sembra di essere ridicola. >> Ti sfugge una piccola risata, anche se contenuta, e questa vista mi fa immediatamente ricredere della cosa... questo cartello è di sicuro l'idea migliore che avessi mai potuto avere.

<< Beh, il volo è in ritardo... hanno previsto l'atterraggio tra non meno di mezz'ora. >> Sconsolata abbasso il capo e faccio un mugugno annoiato e sconfitto. << Che ne dici di andare a prenderci un caffè? >> Chiedi in modo amichevole con il sorriso, e a quel sorriso non posso di certo resistere.

<< Mi faccia strada, Miss Woods. >> Ti rispondo scherzando con gioia.

Ti seguo lungo il corridoio del grande aeroporto di Washington, con addosso una strana allegria che da molto tempo ormai non mi apparteneva più.

<< Macchiato? >> Mi chiedi gentilmente.

Ti sorrido ed annuisco, constatando che dopotutto ricordi ancora come prendo sempre il caffè. Un secondo dopo sei già sparita al bancone ad ordinare e torni con le due tazze fumanti al tavolino dove mi hai lasciata poco fa. Non so come sia possibile, ma chiacchieriamo allegre e disinvolte del più e del meno, mi chiedi della mia vita, del lavoro, di mia madre e la conversazione scorre piacevolmente fino a che non nomino erroneamente Niylah. Non fai commenti, ma il tuo sguardo, improvvisamente diventato freddo, mi cerca, così cambio argomento chiedendoti di te, dei tuoi viaggi. Anya ogni tanto si lasciava sfuggire dove ti trovavi e so che hai girato gran parte degli Stati Uniti, il Canada e qualche città Europea. Sorpresa dal piacevole clima che si è instaurato tra di noi, e con la scusa che sarei stata sola, mi lancio invitandoti per il pranzo di domani. Ti vedo sorpresa, e oserei dire quasi spaventata dalla mia proposta, e quando la declini gentilmente mi rabbuio immediatamente. Come sempre non ti sfugge la mia reazione, così ti senti in dovere di spiegare.

<< Domani purtroppo ho già un appuntamento. >> Il mio sguardo curioso ti sprona a continuare. << Ho conosciuto una ragazza un paio di mesi fa e domani le ho promesso di accompagnarla ad Alexandria. >>

<< Non mi devi alcuna spiegazione. >> Intervengo non volendo troppi dettagli.

Sento un po' di delusione a questa notizia, ma del resto cosa mi aspettavo? Sei una bellissima ed affascinante donna nel fiore degli anni, hai un fisico atletico ben scolpito, sei intelligente, simpatica e dolce quanto letale, era ovvio che prima o poi qualcuno avrebbe preso il mio posto. Del resto io ho Niylah e, a pensarci bene, avresti più ragioni tu a prendertela con me per questo, che non io con te perché stai uscendo con una ragazza che nemmeno conosco.

La voce robotica degli annunci aeroportuali ci avvisa che il volo dai Caraibi è finalmente atterrato, così, senza aggiungere altro, con un cenno di intesa ci avviamo nella zona degli arrivi per recuperare le signore Reyes-Woods.

You are my strengthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora