CHAPTER THIRTEEN

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Era ancora mattina presto quando Raven si intrufolò nell'ospedale fuori dall'orario visite ed arrivò davanti alla porta della camera 316, quella di Lexa. Era decisamente impreparata alla scena che si trovò davanti, che quasi le procurò addirittura un mancamento. Clarke stava dormendo poggiata alla spalla della sua cugina acquisita e le loro mani erano intrecciate proprio sopra alla pancia di Lexa. Per un attimo le prese il panico, non poteva di certo entrare lì urlando per svegliarle, sarebbe stato alquanto imbarazzante per tutte e tre. Così fece qualche passo nel corridoio fino ad arrivare all'ufficio della bionda fiondandosi al suo interno, prese il telefono tra le mani e, notando quello di Clarke poggiato sulla sua scrivania, cercò nella rubrica il numero di Lexa.

<< Pronto. >> Rispose la mora con un filo di voce ancora assonnata solo dopo un paio di squilli.

<< Ehi, Lex, non ti ho svegliata, vero? >> Chiese la latina conoscendo perfettamente la risposta.

<< Tranquilla, Raven, ho tutto il giorno per dormire... >> Rispose Lexa con molta calma.

<< Che dici se passo a farti un saluto prima di andare al lavoro? È troppo presto? >> Domandò allora Rae per essere sicura di trovare la stanza libera nel momento in cui fosse tornata.

<< No, nessun problema, non mi muovo da qui. >> Rispose con sarcasmo la mora.

<< A tra poco allora. >> La salutò Raven.

<< Ciao. >> Disse Lexa chiudendo la chiamata.

*****

Sento un po' di movimento nel letto e poi inizio a sentire una voce di sottofondo cominciare a destarmi dal sonno. Mi sento stranamente riposata e rilassata, e uno strano calore arriva da qualcosa accanto a me, inizio a muovere un poco il capo, ed in questo preciso istante l'odore familiare del tuo profumo mi coglie impreparata svegliandomi di colpo.

Mi tiro su di scatto e ti vedo chiudere una chiamata sul telefono, mi guardo attorno smarrita prima di portarmi una mano alla bocca e iniziare a indietreggiare fino al bordo del letto, balzando giù velocemente.

<< Clarke. >> Mi chiami stranita.

<< Oddio, scusami. >> Dico mortificata.

<< È tutto ok. >> Cerchi di tranquillizzarmi con un tono calmo.

<< Io non volevo... >> Riprendo a balbettare.

<< Clarke. >> Mi richiami sicura, ma in modo dolce.

<< Non era mia intenzione. >> Riprendo a giustificarmi.

<< Va tutto bene. >> Dici afferrandomi la mano vicina al letto e quel contatto mi calma subito.

<< Sicura? Ti avrò dato sicuramente fastidio per tutta la notte. >> Dico preoccupata e un po' nervosa.

<< Non dire stupidaggini. >> Affermi affondando quei tuoi occhi incantatori nei miei. << Mi ha fatto piacere la tua compagnia. >> Ammetti facendomi avvampare come un tempo.

<< Forse è meglio che ora me ne vada. >> Dico con imbarazzo iniziando a fare qualche passo verso la porta.

<< Clarke. >> Mi richiami un'ultima volta.

<< Sì? >> Rispondo voltandomi a guardarti.

<< Ceni con me stasera? >> Chiedi senza malizia, né secondi fini, sembra che tu voglia semplicemente passare del tempo in mia compagnia.

You are my strengthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora