CHAPTER THIRTY-THREE

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Questa notte, se non fosse stato per te, immagino non sarei riuscita minimamente a chiudere occhio. Ma dopo averti parlato, nel tuo abbraccio mi sono calmata ed ho scacciato via quei brutti ricordi. Mi chiedo davvero come ho fatto a sopravvivere tutto quel tempo senza di te, se mi capitasse ora non credo avrei la forza di superarlo ancora, e sono sicura che anche per te sia la stessa cosa. Da quando siamo tornate assieme ho notato che tra di noi le cose sono cambiate, si sono in qualche modo evolute ed abbiamo raggiunto un'affinità maggiore di prima.

È ancora abbastanza presto, tu non ti sei ancora alzata per andare a correre, ma ormai non riesco più a prendere sonno, così mi scosto dal tepore del tuo corpo, scivolo fuori dalle coperte e, dopo averti osservato qualche istante mentre ancora dormi beatamente, mi preparo per la nuova giornata.

Questa settimana avrei voluto finire il quadro su cui sto lavorando, un quadro con protagonista il mio soggetto preferito... tu. Però con questa storia del piccolo Kyle non riesco a sgomberare la mente e concentrarmi sulla mia arte, quindi alla fine decido di anticipare il mio arrivo in ospedale passando a trovarlo in mattinata, anche se il mio turno non inizierà fino al primo pomeriggio.

<< Ciao campione! >> Lo saluto con entusiasmo entrando nella sua stanza.

<< Clarke! >> Esclama lui contento di vedermi.

<< Come stai questa mattina? Hai fatto la colazione? >> Gli chiedo sventolando il sacchetto del Grounders con delle brioches al suo interno. << Ne mangi un po' con me? >> Domando con il sorriso più dolce che ho.

È ancora molto piccolo, ma è sveglio e sembra un bambino forte. Sono convinta che riuscirà a superare questa grande perdita, ma comunque mi dispiace per lui e per il fatto che purtroppo avrà pochi ricordi dei suoi genitori. Gli tengo compagnia e cerco di distrarlo dalla triste realtà, facendolo ridere mentre spizzichiamo assieme un muffin al cioccolato, vedendolo così credo sia un bambino davvero incredibile.

<< Clarke, che ci fai qui? >> Mi giro con sorpresa nell'udire la voce di mia madre.

<< Sono passata a trovare Kyle. >> Rispondo come se non fosse ovvio.

<< Lo conosci? >> Mi chiede seria.

<< È il mio paziente preferito. >> Dico facendo un occhiolino al bimbo che ride divertito.

<< Eccomi, dottoressa Griffin. >> Una voce fuori dalla porta manifesta la presenza di un'altra persona.

Una donna di bell'aspetto, dalla figura longilinea, la pelle leggermente olivastra, i capelli scuri raccolti in una coda alta, due occhi castani intensi ed un appariscente rossetto, sbuca dalla porta accanto a mia madre con un plico di fogli tra le mani.

<< Ehi piccoletto, vedo che hai visite. >> Afferma indirizzando uno sguardo indagatore su di me.

<< Clarke Griffin. >> Dico alzandomi e porgendogli la mano. << Sono il suo medico. >> Aggiungo.

<< Becca Pramheda. >> Si presenta stringendomi la mano. << Assistente sociale, scusi, dottoressa, per un attimo ho sperato fosse una qualche zia di cui non ero a conoscenza. >>

<< Clarke, chi è questa signora? >> Mi chiede il piccolo con curiosità senza aver compreso.

<< Non ti preoccupare, ometto, lei è venuta a conoscerti e a parlare un po' con te. Ti aiuterà adesso che non ci sono più i tuoi genitori a farlo. >> Provo a fargli capire in tono rassicurante.

<< Ma tu puoi restare ancora qui con me? >> Io e l'assistente sociale ci scambiamo un'occhiata, mentre il piccolo Kyle mi stringe la mano in cerca di sostegno.

You are my strengthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora