CHAPTER THIRTY-TWO

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È passato qualche giorno dalle gare nazionali, mi sono accorta che qualcosa ti preoccupa e credo di sapere perfettamente cosa. A parte la prima notte che, tra la stanchezza della giornata, il prolungarsi dei festeggiamenti tra le lenzuola e il whiskey, sei crollata ed hai dormito come un sasso, mi sono accorta che il tuo sonno è agitato e che non riposi affatto bene... sento uno strano freddo alla schiena e quando mi volto dalla tua parte mi accorgo che il letto è vuoto. La porta della stanza è socchiusa e intravedo un piccolo bagliore provenire dallo studio qui di fronte.

Esco svogliatamente dal letto e mi infilo la vestaglia, avvolgendomici dentro per cercare di non sentire il fresco dell'aria della casa rispetto al tepore che c'era sotto le coperte. Lentamente apro la porta e mi dirigo nello studio. Quando entro sei assorta ad osservare i miei schizzi di te mentre ti alleni, sei talmente sovrappensiero e concentrata su ciò che hai davanti che non ti accorgi nemmeno della mia presenza.

<< Non riesci a dormire? >> Domando palesando la mia presenza lì. Tu chiudi gli occhi abbassando il capo con dispiacere.

<< Scusa, io... >> Farfugli poggiando i fogli sul tavolo e giocando distrattamente con la tua fede per scacciare la tensione.

<< Sei preoccupata? >> Ti domando avvicinandomi per abbracciarti, poggiandomi alla tua schiena. È un'azione insolita, normalmente sei tu ad abbracciare me in questo modo, ma non ti muovi e non protesti, anzi, ti abbandoni tra le mie braccia come ad ammettere che anche tu a volte hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te.

<< Io non so davvero cosa fare. >> Stringo le braccia attorno alla tua vita lasciandoti un bacio sulla spalla. << Quell'invito mi sta ossessionando. >> Mi dici con un filo di voce incerta.

<< Lo so... >> Ti confesso lasciando un po' la presa mentre ti giri nell'abbraccio per fissarmi stupita e sollevata. I nostri sguardi si intrecciano e sprofondano l'uno nell'altro facendo sparire tutto il resto del mondo. << lo so... >> Ti ripeto tirandoti a me per darti tutto il sostegno di cui hai bisogno, stringendoti forte per farti sentire al sicuro, come fai sempre tu con me.

<< Cosa devo fare, Clarke? >> Sussurri contro il mio collo.

<< Io non lo so... >> Ammetto con sconforto. << Ma qualunque cosa deciderai, io sarò con te, Lexa. >> Dico per rassicurarti e farti capire che non sei sola. Sento il sorriso comparirti sulle labbra solleticandomi la pelle del collo.

Dopo non so più quanto tempo, torniamo a letto e per una volta sono io a prendermi cura di te, ad abbracciarti ed accarezzarti la schiena per farti passare i pensieri che ti ha scatenato quello stupido pezzo di carta. Sono preoccupata anche io, non sapere di chi si tratti e che cosa vuole davvero da te mi spaventa. Ma sono sicura che, chiunque sia il tuo avversario, tu riuscirai a batterlo e io sarò lì con te a guardarti vincere, e soprattutto a prendermi cura di te come sto facendo ora. E solo dopo aver sentito il tuo respiro farsi regolare e pesante tra le mie braccia, mi abbandono anche io al mondo dei sogni.

Quando la mattina mi sveglio sei rannicchiata tra le mie braccia, con la testa appoggiata al mio petto, le mani a stringere la stoffa della maglietta ed una gamba sopra le mie. Sorrido appena cercando di osservare la scena che ti fa apparire così dolce ed indifesa, quasi bisognosa della mia protezione mentre ancora dormi serena in un sonno profondo. Non so da quanto tempo sono qui a godermi questo spettacolo, cullandoti tra le mie braccia, quando inspiri e sbuffi mentre i tuoi occhi lottano contro la luce della stanza per aprirsi, scatenandomi un sorriso ancora più grande.

<< Scusa, piccola. >> Sussurri alzando il viso guardandomi ancora assonnata.

<< Per cosa? >> Domando mentre tenti di spostarti e sfuggire al mio abbraccio.

You are my strengthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora