CHAPTER EIGHT

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Tre anni prima, il giorno dopo il tuo ritorno...

Poco dopo il pranzo ho lasciato Lexa a casa e mi sono diretta in ospedale per il mio turno pomeridiano. Sono ormai le 17.00 e la giornata è trascorsa piacevolmente rapida come non accadeva da molto tempo, forse è solo perché so che a casa ci sei tu ad attendermi.

<< Dottoressa Griffin, incidente stradale in arrivo! >>

Mi dirigo subito all'esterno con il mio collega e amico Eric, in attesa dell'arrivo delle ambulanze. Il primo paziente è un ragazzo sui vent'anni farneticante, pieno di lacerazioni e contusioni, decisamente agitato ma stabile, così lo lascio al Dottor Jackson e mi dedico al prossimo. Dalla seconda ambulanza tirano giù un uomo sulla cinquantina con frattura scomposta del femore, ancora vigile e cosciente nonostante la morfina che ha in corpo. Inizio a farmi ragguagliare sulle sue condizioni quando una voce giovanile mi fa trasalire palesando la sua presenza.

<< Clarke, cura mio zio ti prego! >> Esclama supplicante Aden, scendendo dall'ambulanza apparentemente illeso.

<< Aden! Tranquillo ora ci penso io a lui. >> Gli dico con un sorriso rassicurante. << Tu stai bene, piccolo? >> Annuisce. << C'è qualcuno che posso chiamare per stare con te? La zia, o i tuoi genitori? >> Fa cenno di no con la testa.

<< Mamma e papà sono in Europa per un viaggio di lavoro, ho solo lo zio. >> Dice in modo fin troppo stoico e composto.

<< Ok... ora lo visito e poi torno subito da te per dirti come sta. >> Spiego sbrigativa ma cortese, cercando di non spaventarlo, infondo resta pur sempre solo un ragazzino.

Corro alla sala visite e durante il tragitto afferro il cellulare pensando di chiamarti, ma la priorità va al paziente, dopo penserò anche a Aden. Fortunatamente, a parte quella brutta frattura, non ci sono altri traumi gravi. Gli spiego che dovrà essere operato per rimettere apposto in maniera corretta l'osso e che avrà poi una lunga degenza. La sua unica preoccupazione è per il nipotino, così lo rassicuro dicendogli che avrei badato personalmente a lui durante tutto l'intervento. Gli lascio salutare il ragazzo e poi lo accompagno in sala operatoria.

Durante il tragitto di ritorno dal piccolo Aden mi prendo un minuto e finalmente compongo il tuo numero. Che io sappia non hai nulla da fare se non farti perdonare da Church per la tua lunga assenza. Infatti al secondo squillo mi rispondi con tono di piacevole sorpresa.

<< Clarke. Ehi... >> Ed anche se non lo posso vedere, lo sento il sorriso che ti compare mentre sussurri quel "Ehi".

<< Devi venire qui subito. >> Ti comunico con urgenza.

<< È successo qualcosa? Stai bene? >> Il tuo tono balza immediatamente da allegro a preoccupato. << Clarke? >> Mi chiami angosciata dal mio breve silenzio. << Mi stai facendo preoccupare, amore, parla ti prego. >>

<< Ho bisogno del tuo aiuto per Aden. >> Ti comunico in modo diretto.

<< Aden? >> Domandi sorpresa.

<< Lui e suo zio hanno avuto un incidente. >> Ti spiego velocemente avendo poco tempo.

<< Oddio, come stanno? >> Chiedi tornando ad essere preoccupata.

<< Nulla di grave. >> Ti rassicuro. >> Ma lo zio è in sala operatoria e lui è qui da solo, non ha nessuno. E anche se fa il duro, credo che sia spaventato a morte. >> Ti spiego il mio punto di vista.

You are my strengthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora