Jungkook non usciva più di casa. Jimin lo chiamava,ma lui non rispondeva. Voleva stare solo. Si sentiva solo. Era solo. Aveva bisogno di tutti,ma non aveva bisogno di nessuno. Perché il suo tutto portava il nome di Francesca. Cominciò il terzo tragico giorno,senza mangiare. Si fiondò subito,anche se un po controvoglia,dal muro. E come guardò il suo pennello,quel dannato pennello,i ricordi ricominciarono ad affiorare...
Passarono settimane. Jungkook continuava ad osservare Francesca e lei migliorava ogni giorno di più con lo studio del coreano. Così,di sua volontà,un giorno,Jungkook le propose di aiutarla,di darle delle lezioni pomeridiane. Inaspettatamente,lei accettò. E il pomeriggio stesso,il campanello suonò in casa Jeon. Più teso che mai,Jungkook aprì la porta,e lasciò entrare Francesca. La ragazza riavviò i capelli e sorrise timidamente,rivolgendogli definitivamente la parola per la prima volta:"Jungkook" il ragazzo sorride:"Prancesca". Lei rispose ridendo e abbassando gli occhi "Francesca,non Prancesca." Lui si grattò la testa,confuso. "Scusami. Il coreano non ha quel suono.." La ragazza sorrise confortante:"fa nulla,non preoccuparti. Magari per ricambiare il favore ti insegno un po di italiano." Fu così che i due passarono tutto il pomeriggio chiusi in camera di lui,a parlare e a studiare insieme. A ridere. E lui non riuscì a staccarle per nemmeno un minuto gli occhi di dosso. Forse,non era stata una cattiva idea quella di aiutarla a imparare il coreano. "Francesca" pensò Jungkook "davvero i fiori di pesco non saranno mai belli e delicati quanto le tue labbra". Ringraziò il cielo di averlo solo pensato. Cosa sarebbe successo,se invece lo avesse detto?
Jungkook lasciò cadere il pennello. Gli si formò un groppo in gola. "Forse,per oggi,è il caso di fermarsi qui." Disse con un filo di voce. Sorrise appena.