Jungkook pianse tutta la mattina. Non aprì la porta ai suoi amici quando suonarono al campanello. Non riusciva a farsene una ragione,sapeva che non sarebbe mai riuscito ad affrontare l'orribile realtà a cui era stato costretto. Si sarebbe sempre nascosto,avrebbe evitato di uscire allo scoperto. Si costrinse a dipingere,se non altro perché i ricordi non gli torturassero il sonno.
La sveglia di Jungkook suonava, ma nessuno si svegliava. Un minuto. Due minuti. Erano passate più di tre ore quando finalmente il maggiore aprì gli occhi di scatto e si alzò a sedere. «S-sono....Jimin,sono le undici!» Il moro iniziò a scuotere Jimin,che si alzò silenziosamente in piedi e si guardò intorno confuso, più addormentato che sveglio. Jungkook si strinse nelle spalle:«saltiamo scuola per oggi». Mentre parlava Jimin si era avvicinato al proprio telefono e annunciò:«tre chiamate perse da Francesca e otto messaggi,sempre da lei». «uh?a te?» Jungkook aggrottò le sopracciglia rivolgendo lo sguardo all'altro,che annuì. «Si. Te li leggo,dicono:'dov'è Jungkook?' 'Sta male?' 'Non viene a scuola?' 'Cosa è successo?' 'Perché non mi risponde?'...diamine,iniziate già ad essere insopportabili e non siete neanche fidanzati.» Lo sguardo di Jungkook si addolcì e ributtò indietro la schiena sul letto:«voglio vedere te ad aver appena scoperto di essere ricambiato» Jimin mise il broncio:«voglio vedere te quando sai che la persona che ti piace non ti ricambia nonostante i milioni di sforzi che tu faccia» «mi spiace,amico. Ancora quel tipo dell'ultimo anno,Yoongi?» «NON NOMINARLO» Jimin prese il cuscino e lo tirò in faccia a Jungkook,che rise.
Anche il moro prese in mano il proprio telefono:«ok,forse è il caso di dirle che stiamo bene o va a pensare che è morto qualcuno» Intanto il minore stava in un angolo a fissarlo imbronciato. Jungkook ricambiò lo sguardo:«....senti,è inutile che mi guardi così,mica è colpa mia» «lo è» «va bene,scusa»rispose ridendo. «comunque questo pomeriggio vado a prendere un gelato con Francesca,perciò stai buono e non dare fuoco a casa se hai intenzione si stare qui» «non sai parlare di altro che di lei,Jeon Jungkook.» «lo so,Park Jimin.» I due si vestirono e pranzarono per poi finalmente uscire di casa. «che abbiamo intenzione di fare?»chiese Jimin. «facciamoci un giro,non lo possiamo mai farlo per vari motivi,per una volta che bruciamo facciamolo seriamente» sorrise di risposta Jungkook. Aspettarono la fine delle ore scolastiche di quel giorno per dividersi,Jimin a casa di Jungkook,e Jungkook davanti casa di Francesca ad aspettarla. Quando arrivò,la ragazza gli saltò subito al collo,abbracciandolo. Il moro rise e la strinse a sé accarezzandole la schiena. «come è andata a scuola?» «sono stata in ansia,non sapevo cosa fosse successo. Ma è andata bene» si staccò e lo guardò negli occhi. «tu?come stai?vuoi finalmente dirmi cosa è successo?» Jungkook si grattò la testa. «nulla di grave,semplicemente io e Jimin ci siamo svegliati parecchio tardi e abbiamo deciso che non ne valeva la pena di andare a scuola» Francesca gli pizzicò la guancia:«e farmi preoccupare» «ahi!...si,faceva parte del mio piano» rise Jungkook. «ora andiamo» continuò «per una volta invece di farti fare ripetizioni ti porto in gelateria» sorrise.Avevano passato tutto il pomeriggio insieme,il cielo iniziava a scurirsi,e loro erano ancora su quella panchina fra gli alberi di pesco. Parlavano. Nessuno dei due staccava gli occhi dall'altro per neppure un istante.
«..tu invece?» chiese Francesca sorridendo. Lui non rispose. La guardò in silenzio. «ehi,tutto bene?» il suo sguardo si fece confuso. Lui annuì. «..ne sei sicuro?». Lui avvicinò il viso al suo e schiuse appena le labbra. Anche Francesca smise di parlare. Respiravano lentamente e guardavano l'uno le labbra dell'altro a pochi centimetri di distanza. Furono secondi che durarono secoli. Ma Jungkook le ravviò i capelli e le prese il mento fra il pollice e l'indice,facendo finalmente incontrare le loro labbra in un lungo e tenero bacio.Jungkook si asciugò gli occhi e tirò su con il naso. «...è stata tutta colpa mia»