Capitolo 9

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Questo pomeriggio c'è Fred a casa mia, cerca di non uscire di casa.

Ecco cosa dice il messaggio che mi ha mandato Clayton. È giovedì e in questi giorni abbiamo parlato poco e niente perché ogni volta Fred spuntava dal nulla. Alcuni professori sono amici dei nostri genitori, quindi sarebbe un bene se riferissero loro che ci vedono insieme.
Invece per colpa di Fred non ho mai avuto occasione per entrare in classe con il biondo, sta continuando a sabotare il nostro piano.
In più ci si mette Scott che non fa altro che ricordarmi del nostro appuntamento come se io fossi una stupida con la memoria labile. Ma io dico, tutti a me capitano?
È dolce Scott, non offenderlo.

Sono sull'autobus diretta verso casa, oggi ho preferito non andare a piedi perché c'è un caldo bestiale. Le strade, però, sono maledettamente affollate e il bus ci sta mettendo una vita...
L'unico posto vuoto è quello accanto a me come se gli studenti avessero paura di starmi vicino. Capita sempre così, fin da quando ho memoria. Ma oramai diciamo che ci ho fatto l'abitudine, non mi dà più fastidio. Quando ero piccola tornavo a casa in lacrime perché i bambini mi evitavano a causa della mia timidezza, io non mi avvicinavo a loro ma non lo facevo per male. Era il mio carattere, non che ora sia tanto diverso.
Meglio che non parlo.
Ti stai portando la testa da giorni! Parlo con Clayton e Rachel perché li conosco, smettila per una buona volta.
Non commento davvero...

Il rapporto che si è creato con Rachel non so spiegarlo, parlavamo a volte in classe e a poco a poco la nostra amicizia si è rafforzata. Certo, non è la mia migliore amica ma diciamo che siamo sulla buona strada.
Guardo fuori dal finestrino e vedo una coppia che somiglia molto a me e Clayton.
Ma voi non siete una coppia.
Stavo dicendo, somigliano molto a noi perché lui è biondo e lei ha i capelli quasi come i miei. Stanno passeggiando mano nella mano per le vie di New York. Quanto li invidio, anche io voglio una storia d'amore​ così invece ho accettato di fare la finta fidanzata di un play boy.
I miei genitori continuano a non farmi domande su Clayton anzi, sembrano ritornati indifferenti alla questione. E pensare che sto facendo tutto questo per loro...
E per la tua autostima.
Giusto!

L'autobus si ferma a qualche centimetro da casa mia e quando scendo sento uno sguardo puntato verso di me. Fred Baker mi sta fulminando con gli occhi, sguardo di ghiaccio contro sguardo smeraldo.
Lo fisso anche io mentre prendo le chiavi di casa dalla borsa.
Complimenti, non sapevo fossi anche multitasking.
Ho molte qualità nascoste.

Non stacca gli occhi da me e accenna un leggero sorriso. È un sorriso,vero?
È la prima volta che mi sorride ma non sembra un sorriso arrabbiato, più un sorriso malizioso. Dal portico fa capolino Clayton che lo prende per un braccio e lo trascina dentro.
Con lo sguardo vorrebbe dire "ti avevo avvertito di non farti vedere".
Rido del suo comportamento ed entro in casa, mi aspetta una giornata segregata in casa ma non perché me l'ha detto Clayton. Meno vedo Fred, meglio mi sento. Quell'ammasso di ricci ramati mi sta sulle palle.

La casa è priva di qualsiasi suono, solo il ticchettio dell'orologio si sente qua e là.
Appoggio lo zaino sul divano e vado in cucina a prendere da bere. Purtroppo la finestra dà proprio sul giardino di casa Roger e non posso evitare di vedere i due ragazzi parlare animatamente. Mi dispiace vederli litigare anche se tra noi non corre buon sangue, l'amicizia è una parte fondamentale di noi stessi.
Fino a qualche settimana fa non sapevi cosa fosse.
Vero, ma adesso le cose sono cambiate.

Prendo il bicchiere con l'acqua e torno in salotto ignorando anche le voci che sento dal suo giardino. Accendo la tv per sovrastare le urle, se così possiamo chiamarle, e guardo un documentario sui pinguini. Adoro i pinguini, sono così carini...
Più alzo il volume e più il loro tono aumenta. Spengo tutto e salgo in camera con la speranza di poter restare tranquilla. Non vorrei ricorrere ai tappi per le orecchie, sarebbe molto fastidioso.
Per mia grande fortuna una volta raggiunta la mia camera, le urla si sono placate e dalla finestra intravedo i due ragazzi nella stanza del biondo intenti a giocare a qualche videogames.
Sono felice di sapere che le loro litigate durano cosi poco.
Io no, in fondo era divertente sentirli. Mi mancavano i pop corn.
Prima hai detto che ti dispiaceva, piccola bugiarda...
Chi io? Forse.

Un fidanzato per finta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora