Capitolo 6

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Non era di certo questa vita quella che immaginavo.
Quando si inizia a vedere la luce infondo al tunnel, ecco che torna tutto come prima.
La vita era già stata così amara con me e forse ero destinata a questo sapore per sempre.

Ho passato tutta la mattinata sdraiata su questo letto freddo a fissare il soffitto. Le coperte hanno assunto la forma del mio corpo, che ormai da un paio di ore giace qui sopra, inerme.
È così difficile prendere in mano la situazione quando tutto e dico tutto ti crolla addosso, quando non hai uno spiraglio di luce a cui aggrapparti.

I miei capelli sono ancora avvolti nell'asciugamano ruvido, il quale ha lasciato un segno rosso su tutta la fronte. I miei capelli hanno assunto la forma datagli dall'asciugamano che li avvolge e la coperta, al di sotto di essi, ha assorbito tutta l'acqua.

In questo momento anche la persona che odio di più al mondo, mio padre, sarebbe capace di essermi di aiuto.
Decido di alzarmi dal letto, indosso una T-shirt bianca e dei jeans chiari e mi dirigo verso la cucina.

Non sono mai stata una persona ordinata, pulisco solo quando sono triste, tanto, tutto ciò che faccio è automatico. La testa non é qui con me in questo momento.

Inizio così a raccogliere tutto ciò che mio padre lascia in giro, ma prima di buttare ogni bottiglia di birra, mi scolo ogni singola goccia rimasta al suo interno.
Poi vado verso il lavandino. Al di sopra di esso c'è una finestra dagli infissi in legno bianco, coperta in gran parte da un enorme albero e la luce che passa attraverso i suoi rami si riflette sul parquet della nostra piccola cucina.

I miei piedi scalzi raccolgono tutto il calore del pavimento in legno e lentamente questo calore attraversa tutto il mio corpo, fino ad arrivare al mio viso. Il mio volto è irradiato e una lacrima segna il mio zigomo sinistro per poi morire tra le mie labbra.

Mi asciugo la guancia con il braccio sinistro mentre cerco di rimettere apposto i pezzi della mia tazza preferita.

Si apre la porta d'ingresso ed è mio padre. Non voglio che mi veda piangere, soprattutto ora che non è ubriaco.

<< Ehi Charlotte! >> dice. 
Faccio un respiro profondo e mi volto velocemente rivolgendogli un finto sorriso.
<< Sei già in piedi?>> continua lui.
<< Papà sono le 11:20 >> rispondo con tono sgarbato, guardando l'orologio che si trova alla mia destra, in alto. Solitamente non mi vede in piedi prima delle 12. 

<< Si certo, lo so, ma potresti dormire visto che tra pochi giorni inizieranno le lezioni. >> risponde.
Involontariamente, la mia tazza che stava riprendendo le sue sembianze iniziali, cade dalle mie mani e si sgretola nuovamente sul pavimento.
Le lacrime iniziano a marcare il mio volto ininterrottamente e mio padre è immobile davanti a me, incredulo nel vedermi piangere dopo tanto tempo che non lo facevo.

<< Ho detto qualcosa di sbagliato?>> continua lui.
<< No...>> rispondo io singhiozzando << È un argomento di cui non vorrei parlare sinceramente >> continuo.
<< In che senso non vuoi parlarne? La scuola inizia tra pochi giorni e non posso permetterti di non terminare gli studi. Non vorrai mica essere un' ignorante come lo era tua madre?>>

Sono talmente ferita per ciò che è già accaduto ieri sera, che le sue parole non mi toccano minimamente, anzi rimbalzano come frecce che si scagliano sul mio scudo per poi morire a terra.
Senza parlare, prendo il famoso volantino e glielo lascio davanti, poggiato sul tavolo mentre io mi dirigo in camera sbattendo la porta alle mie spalle.

Sono dieci i secondi di attesa che ci separano, infatti trascorsi questi, la porta della stanza si apre lentamente, accompagnata dal solito cigolio causato dai cardini arrugginiti.

<< È questa la causa della tua rabbia?>> mi dice, sventolando il volantino davanti alla mia faccia.
<< Prima di venire a vivere qui, papà, mi avevi promesso che sarebbe andato tutto per il verso giusto, che avrei realizzato tutti i miei sogni, dove sono finite quelle promesse?>> rispondo, alzandomi dal letto e puntandogli il dito contro.
<< Vedi Char, nonostante io sia un padre inaffidabile, ho detto quelle parole in modo sincero perchè so che sei capace di ottenere ciò che vuoi >> risponde << ma non ho abbastanza soldi per comprare i tuoi sogni >>.

Queste sono le sue ultime parole. Non ho il tempo per replicare che è già sgattaiolato fuori dalla mia stanza.
Non avrei trovato alcun lavoro che mi avrebbe retribuito così tanto in meno di tre giorni.

Domani andrò ad iscrivermi in una scuola pubblica.

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